venerdì 11 gennaio 2008

Alive & (relativamente) kicking

(sottotitolo: l'ho sempre saputo che ero uno tignoso)

Quel che trovo rassicurante nei medici è che ne hanno viste di tutte i colori, e nel loro essere difficilmente impressionabili sanno trasmettere un certo senso di sicurezza a chi ne ha tendezialmente bisogno. Perciò quando Jodee, un'infermiera con un passato al servizio dell'esercito australiano in Cambogia, ha adocchiato il mio piede destro strepitando: "Oh my goodness!", ho avuto la certezza che quella visita al Royal Melbourne hospital non era stata una perdita di tempo.
Adelaide e' una citta' senza aborigeni. (to be continued), o forse non ne vedo perche' lascio l'ostello solo per zoppicare verso la farmacia piu' vicina. Mezz'ora per coprire un chilometro di marciapiedi. Ne esco con una boccetta di acqua ossigenata, una garza e la previsione della dottoressa - "se non curi subito l'infezione te lo dovranno tagliare" mi dice - che mi spinge a trascorrere altre 24 ore sotto la doccia calda, a pulire e disinfettare. 
Ne esco solo per scambiare qualche chiacchiera con Brad, un affascinante surfista di San Francisco in fuga dalla ragazza che da lui vuole un figlio. Lei ha 40 anni e ne ha ben donde. Lui ne ha 36 ed ha ancora troppa voglia di avventure. In seguito alle quali e' diventato professore in capovolgimento di frittate telefoniche: "Guarda, cara, che io per quelle con cui faccio sesso non provo niente. Sei tu quella che si invaghisce dei tizi che le fanno la corte..." le spiega lui con una logica ferrea e ineccepibile. 
Al biondo profeta californiano chiedo quale sia, secondo lui, la differenza fra questo Paese e il mid-west americano. Dopo una decina di giorni, l'Australia mi sembra un Kansas benestante e ligio alle regole, ma mentalmente ancora piu' chiuso nel suo isolamento culturale. 
"Effettivamente sono simili - conviene Brad - ma negli Stati Uniti la vita scorre piu' velocemente. Da quel punto di vista qui sono indietro. Sono tutti piu' tranquilli e rilassati. Mi sembra di vedere l'America di 50 anni fa". Cioe' quella di Happy days
Il giorno seguente lui e Hilse, una ragazza olandese con il disco bloccato sulla prima persona, mi trascinano in auto fino a Barossa, la valle nella quale si producono i migliori vini australiani e cantine rinomate come Jacob's Creek, Wolf Blass e Yalumba offrono visite e assaggi del nettare dei loro vitigni. La speranza e' di lenire le fitte al piede con sette, otto, nove giri di cabernet sauvignon, riesling, merlot e shiraz. Ma alla fine della gita non solo il dolore resta sempre li', ma neanche la sovraesposizione enologica riesce a farmi dormire sul bus che prendo a stomaco vuoto. Per di piu', in piena notte quel balordo dell'autista del Firefly per Melbourne mi rifila un calcio di punta proprio sotto la pianta del piede malato sostenendo che intralciava il corridoio. Se non reagisco e' perche' la botta mi tramortisce.
All'alba impiego quindici minuti per arrivare al King St backpackers. Considerando dista un isolato dal terminal, anche le correnti di pensiero piu' ostinate convengono che sia giunto il momento di affidarmi a strumenti piu' adatti della mia acqua ossigenata. 
Per non sapere ne' leggere e ne' scrivere, la foto con tutte le dita al posto originale l'ho scatta a Flores.
Presentando sull'ultimo numero di rosso&giallo l'intervista a Byron Moreno, il directeur sottolineò che l'avevo strappata grazie a tanta tenacia. Una roba piu' sofferta e meno cieca della testardaggine, qualcosa di piu' ostinato della perseveranza, di piu' ragionato dell'insistenza. A Roma si chiama tigna. 
E' grazie a quel mix che negli ultimi 190 giorni ho ingoiato 30 mila chilometri e 800 ore in movimento su ogni mezzo di trasporto, ho superato 25 frontiere col passaporto incollato con la Pritt e che sono uscito col sacro graal dei visti dall'ambasciata turkmena di Yerevan, quella cinese di Tashkent, quella laotiana di Kunming e quella indonesiana di Kuala Lumpur. 
E' grazie alla tigna che ho sopportato tre settimane l'infezione, sono arrivato in cima a Uluru e fino alla fermata del tram di Elizabeth street direzione Royal Melbourne hospital. Pare che in quella struttura sanitaria esista una convenzione con i cittadini italiani, ma quando la dottoressa tedesca smentisce la chiacchiera ormai è tardi. Mi sono già tolto il calzino, Jodee s'è già messa le mani tra i capelli e ha esclamato. "In vita mia non ho mai visto una cosa del genere. Dobbiamo fare una radiografia per capire se l'infezione ha danneggiato l'osso del piede".
Da bravo codice rosso indosso un camice celeste senza maniche, mi siedo sul lettino numero 3, rumino un pasto freddo coi piedi macerati a mollo in una soluzione di betadine sciolta nell'acqua bollente, mentre un ago mi inietta nelle vene dosi elefantiache di antibiotici. e tre lastre stanno cercando di far capire ai dottori se la degenerazione dell'infezione richiedera' l'amputazione del piede. 
"Dovrai restare qui almeno un paio di giorni - mi dice Jodee -... ce l'hai l'assicurazione sanitaria privata intenazionale?".
"Ehm...no". 
"Una polizza infortuni?". 
"Forse... o almeno credo, ma non ho il numero". 
"La carta di credito?". 
"Di debito, ma non e' che sia affidabile...". 
Alle 15 e 15 dello stesso giorno, i sanitari dell'ospedale mi fanno pagare 7 euro e mezzo di medicine. Poi mi dimettono. 
In qualche modo, torno all'ostello di King street. E vado a dormire a digiuno.

26 commenti:

maila ha detto...

Dario,Mi porti un canguro con la neve (nella pallina di vetro) o uno zaino a forma di koala? Ecco bravo Filippo.Ci domandavamo prorio se le avessi ricevute le foto di BOMBA!ciao Darie'.

Anonimo ha detto...

Ma quell'ombra li` sei proprio tu? e il piede come va (viste le scarpe nella precedente foto)? Lo sappiamo tutti che sei uno tignoso...ma anche sensibile:-0 A dispetto dei lettori della domenica o del tuo dizionario enciclopedico...
La giornata lavorativa volge al termine..ci sentiamo lunedi` con aggiornamenti tuoi (mi auguro) e una vittoria della Roma da raccontari (???).
Baci!!!
Chiara

Anonimo ha detto...

ANGELO ha detto...

Ciao ragazzi,
sono quello che pronuncia bene Adelaide, almeno a sentire Dario....
Mi inserisco per informarvi sulle ultime condizioni del nostro caro amico. Adesso Dario sta bene ma è comunque ricoverato all'ospedale di Melbourne per questa infezione al piede. Ho parlato direttamente con John Toscano, uno dei più importanti fotografi australiani, che gli ha dato un aiuto e mi ha informato su quest'ultimo sviluppo del viaggio che ho pensato potesse interessare tutti....
John è un mio carissimo amico, sono stato tante volte a Melbourne da lui e di certo è un conforto in più. La cosa più rassicurante è che Dario uscirà presto dall'ospedale, anche perchè altrimenti senza di lui gli Open d'Australia non possono cominciare a Melbourne Park... Chiaramente appena il nostro Marco Polo uscirà dall'ospedale si farà vivo lui...
Ciao e un abbraccio a tutti, soprattutto al nostro bad boy australiano.
Angelo Mangiante

Anonimo ha detto...

Angelo è vero o è uno scherzo- sono Nancy la mamma di Dario e, benchè, come sostiene Dario accetti da anni, anche qualora non la condivida, ogni sua scelta, vorrei almeno essere al corrente sulla sua salute. Ti ringrazio, comunque, se è vero quello che dici, di averlo preso sotto la tua ala protettrice

Anonimo ha detto...

Angelo: se è uno scherzo sei veramente uno sconsiderato (per poco che posso dirti); qualora non fosse uno scherzo a questo punto devi dare notizie fresche almeno ogni 3 ore perchè qui c'è gente che si preoccupa! e fossi in te in futuro starei più attento a dare questi "scoop" senza considerare l'effetto che producono su chi certe cose vorrebbe farsele raccontare direttamente da Dario per non preoccuparsi e non per interposta persona!

Anonimo ha detto...

che combini Darie'? tutti gli anticorpi in moto per sconfiggere l'infezione, dai che cominciano gli Open!!!!
Baci

Anonimo ha detto...

OVVIETA’:
Vista la situazione, meglio saperlo in ospedale, al sicuro (vitto e alloggio dignitosi) e sotto controllo di qualcuno “civile” che possa rimettere a posto quanto recuperabile.

Dario ha detto...

Alive vuol dire vivo.
Relativamente kicking significa che per le prossime ore e' meglio se non gioco a calcio.
Alive and kicking e' il titolo di una canzone dei Simple Minds. Bella come quasi tutte quelle che ho scelto per raccontare passo passo il viaggio.
La storia del tignoso era l'ennesimo doppio senso (Antonio dice che ogni volta che apro bocca quel che dico ha ALMENO due significati... in questo caso e' il terzo che mi manca).
Il fatto che fossi riuscito a scrivere due righe e a pubblicare una foto doveva far presumere ai molti (evidentemente non AI tutti) che ero effettivamente vivo, uscito dall'ospedale e un po' tignoso. In tutti i sensi.
p.s. grazie Angelo. John e' un tesoro. Piu' della dottoressa di origine tedesca che mi ha fatto capire che c'ho gli antikorpi koi kontro kosi.

Anonimo ha detto...

Un Saluto da Stefano Avolio!!!
In ogni caso, meglio infetto grave ma curato in Australia piuttosto che infetto poco ma curato nei posti-strani-n'do-vai-te!!!

Ciao Pinolo... Sbrigate a tornà!

Anonimo ha detto...

My feet is my only carriage..

Grande Dario buona guarigione!

Sandro il redactor!

Anonimo ha detto...

Grande Darie' so no contenta che stai bene!

Anonimo ha detto...

Ops...

Se Dario fosse stato ricoverato lo avrei comunicato a chi di dovere...
ha solo alcuni giorni di cure da svolgere davanti a se, un cellulare attraverso il quale può comunicare con i suoi cari ed una città molto più moderna e funzionale della nostra a disposizione. Quindi calma e sangue freddo.
Credo che tra ali protettrici e la traduzione fotografoaustraliano-giornalistaitaliano si sia generato qualche sballo transnazionale...
Atteniamoci agli atti vostro onore! :)

Anonimo ha detto...

l'arancione ti dona anche se il maglione che hai scelto per la foto mi sembra troppo largo (sembra l'ayers rock!!!
a roma distribuiscono il corso di lingua inglese così in coro possiamo dirti: the foot in on the (operating)table.
capisco che la specifica sui Simple minds era dovuta al tuo pubblico di fans rigorosamente under eleven...ma la citazione verdoniana è triste almeno quanto l'infermiera tedesca che parla come il fiero alleato galeazzo musolesi. sappi che ella ha tutta la nostra solidearietà, quando t'ha tolto i calzoni secondo me hanno provato qalcosa di simile agli abitanti di Muroroa.
il mio incondizionato affetto, il banale (p.s. anche se ormai siamo a metà marzo...auguri)

Anonimo ha detto...

p.s. ovviamente era "calzini"...non credo amasse a tal punto la natura morta da toglierti i calzoni

Anonimo ha detto...

Ma che ci sta a fa mangiante in australia???
Ma soprattutto, chi gliel'ha fatto fare a salvare il piede del tentacolare ragazzo delle seppie. Tanto uno +, uno meno...

Vai Dario e fagli vedere chi sei!!

Anonimo ha detto...

Darie'....ora ho capito il tuo dario c., il c sta come claudio
un beso e rimettiti presto

momy ha detto...

a mafi... altro che dario c come cameriere.... o dario c come claudicante.... è dario c come coicontrocosi... dai dario continua così, viaggia anche per noi, ma "sbrighete" a tornà che abbiamo tutti nostalgia di sentire la tua voce in radio

nesco ha detto...

Ciao Darietto (e tutti),

mi permetto di pubblicizzare il sito dove sono visibili a partire da oggi le mie foto delle nostre due settimanelle in Uzbekistan:

www.accessonegato.net/nesco/Uz/

Come vedi la mia malattia e il conseguente forzato riposo hanno prodotto qualche buon risultato!

Un abbraccione.


ps: scusate i tentativi a vuoto : )

Anonimo ha detto...

belle foto nesco...
si sta liberando un posto da fotografo a melbourne, interessa?
:)

Dario ha detto...

A Bana', mi stai dicendo che nel frattempo quello italiano e' diventato un popolo con una qualche forma di memoria storica? Mitico... allora torno!
E comunque per una volta che hai capito una cosa, mica puoi fare cosi' lo spiaggione ;)
A proposito, Johmilton... guardando Sky potresti scoprire che Angelo e' a Roma...
Avolio, salutami Francesca.
Momy, voglio dormi' ;)
Anto'-meno-tre, sai che finche' non tiri fuori quelle di Firenze 2002 (...) con te non parlo di foto. E comunque quella uzbeka piu' bella resta la foto che adesso impreziosisce il mio pass degli Australian Open :)

maila ha detto...

Il destino ci mette sempre un occhio!L'ospedale australiano da' piu' garanzie di qualsiasi altra alternativa sanitaria nella quale avresti potuto imbatterti...visto il tragitto!!Ma ti hanno chiesto la carta di credito o sono piu' civili degli Americani??Tutto sto casino per dire che ti hanno curato a Melbourne!!Come me,quando a Philadelphia,20 anni fa, sono riuscita a farmi male ad una caviglia per visitare un ospedale americano e verificare fosse proprio come quelli dei films.La SARA Assicurazioni di Roma ,sta ancora pagando per quella distorsione,secondo me!!Spero tutto ok,grazie ad Angelo per supporto procurato in loco ed info!Tua nipote ha battuto tutti i record..9 mesi e mezzo,77cm,quasi 12 kg.Misure di una bambina normale di 18/24 mesi.Diventera' un armadio a 4 ante e capitano della nazionale italiana di volley e tu sarai a bordo campo a commentarla.Ha un cognome da onorare,perbacco.Baci

Dario ha detto...

"Abbi dubbi"
Interpretazione della storia di Maila: c'ho avuto una gran botta di sedere nel farmi male PROPRIO quando sono arrivato a Melbourne.
Interpretazione della storia di Dario: la ferita si e' aperta a Labuhan Bajo, si e' infettata a Bajawa, e' degenerata fra Moni, Kupang e Dili ed e' diventata qualcosa di peggio nel deserto australiano. Ho visto le stelle per 20 giorni, ho fatto il vago anche quando un autista di un bus australiano - affabile come il cattivo di Over the top - di notte mi ha dato un calcio sul suddetto piede perche' a suo dire intralciava il corridoio, c'ho messo un quarto d'ora per fare l'isolato che separa il terminal di Melbourne dall'ostello dove ho trovato posto. E per celebrare l'arrivo nella citta' nella quale mi sarei stabilito per piu' di sue settimane e dove mi aspettavano almeno un paio di persone, mi sono fatto vedere da un dottore.
La storia e' spesso una questione di interpretazioni...

p.s. hanno chiesto della copertura assicurativa ("ehm...") e della carta ("ehm..."). E forse mi hanno rilasciato prima di sera perche' hanno capito l'antifona ;)

Dario ha detto...

Fuli', le isole ad est di Bali costituiscono una provincia indonesiana chiamata Nusa Tenggara (NT). A sua volta divisa in ovest (Lombok & Gilis-Sumbawa) ed est (Flores-Sumba-Timor).
NTT sta per Nusa Tenggara Occidentale. Non mi chiedere come si dice occidentale in indonesiano che' c'ho il cervello in sciopero.

(la risposta con quattro settimane di ritardo e' stata gentilmente offerta dal Rivanol)

Anonimo ha detto...

grazie agli additivi chimici! ma, dalla foto, Occidentale in indonesiano inizia per B (o quella è la B di orientale?). Vabbè, quisquiglie, ora che sei arrivato alla meta (almeno a quella formalmente indicata) puoi concederti di stare con il cervello e con il piede in sciopero almeno per un po'. Comunque bella l'idea del dito di plastica: poco ecologico ma funzionale. Complimenti ai medici australiani

Anonimo ha detto...

Dario, con riserva di inviarti una mail, ti comunico che il vocabolario italiano definisce la tigna non come una caratteristica di persona perseverante, ma come un fungo parassita di cani e gatti- quindi occhio e non fare il solito dando risposte tipo quella dello tsunami a tuo padre- è una malattia infettiva- massima attenzione nelle cure e massima igiene, s'è capì?- PERCHè TUTTO QUEL CERVELLO SPRECATO? non ti sembra un delitto?- quando torni a Roma ti aspetta un pellegrinaggio da tutti gli specialisti, da Ricci, al Pellaro, altrimenti vai a dormire alla Caritas, se ti accolgono, altrimenti rischiamo di infettare Lupin-mamma

Anonimo ha detto...

Già, solo che per contrarre la tigna non occorre neanche avere o frequentare cani e gatti... credo basti fare jogging in campagna.
Oppure so' sfigato io... 4 mesi x guarire.
E quella del piede è peggio...