lunedì 31 marzo 2008

The Wall


In Nicaragua mi sono posto un sacco di quesiti di fronte ai muri. Variopinti tanto se non piu' della media del continente. Storicamente, l’abitudine di colorare le facciate è un’eredità degli immigrati dall’Andalusia e dalla costiera Amalfitana, che hanno trasportato le loro abitudini al di là dell’Atlantico, da Tijuana alla Terra del Fuoco.

Gli edifici sono più colorati nelle città costiere dell’America latina perché le navi in arrivo dal Vecchio continente lasciavano a riva tutti gli scarti. Tra questi c’erano anche dei barattoli di vernice, che veniva raccolta e utilizzata dagli abitanti del posto. Visto che la vernice spesso non bastava per colorare tutta una facciata, le case finivano per essere dipinte con vari avanzi di vernice. Esempi molto chiari si possono vedere a La Boca, a Valparaiso o a Trinidad di Cuba.

Quanto al motivo per il quale questa usanza sia diventata un marchio di fabbrica, le risposte sono varie. A differenza della maggior parte del mondo occidentale, questi Paesi non sono mai stati soggetti ad una forte regolamentazione, e se altrove le persone costruivano case seguendo delle regole rigide, i latinos potevano sostanzialmente fare come di testa loro, seguire i propri gusti e desideri. Il che non portava a nessuna omologazione.

Usare una varietà di colori, poi, col tempo non sono è diventato un modo per affermare la propria individualità, ma è stata soprattutto una necessità. Nelle città brasiliane come Ouro Preto o Salvador de Bahia, le case erano colorate perché non esistevano gli indirizzi. Quindi per indicare dove abitavi o dove si trovava la bottega del liutaio, dovevi menzionare “la casa gialla brillante nella strada del mercato” o qualcosa del genere.

Questo spiegherebbe (il condizionale è d’obbligo, qui sto mettendo insieme riflessioni, teorie, spunti e deduzioni – non sia mai che qualcuno sappia qualcosa) anche una buona spiegazione del motivo per cui raramente vedi due pareti dello stesso colore, una accanto all’altra. Se la mia casa è rossa, è più probabile che il mio vicino dipinga la sua verde acqua, il prossimo blu e così via.

Una volta diventata una caratteristica in tutto il continente (e mezzo), il fattore estetico ha preso il sopravvento. I messicani dovevano dipingere le loro abitazioni e le loro attività commerciali per migliorare l’aspetto delle loro città, almeno nelle strade principali dei paesi. I governi locali, cioè, fornivano di proposito vernici colorate alle persone che vivevano in povertà per far sembrare le loro dimore meno malandate. 

Infine, il messaggio in codici implicto. “Porque en los barrios, como en la naturaleza, los colores furtes significan peligro”. 

In nessun altro posto al mondo come in Nicaragua, una serie di cose m’hanno richiamato l’attenzione, fatto pensare e suscitato domande senza risposte. Tipo.

Perche' ci sono scuola bus americani degli anni Cinquanta arlecchinati con icone religiose e altri rigorosamente gialloneri, conservati come quando uscirono dalle fabbriche Ford, con ancora le targhe degli Istituti dell'Alabama e il mocciolo di Forrest Gump? 

Perche' entrambi alternano melasse melodiche a base di sufrimiento alla colonna sonora di Robin Hood in versione spagnola ("...todo lo que hago, lo hago por ti") a Yo no te pido la luna in ritardo di un quarto di secolo rispetto a Fiordaliso?
 
Perche' nella libreria Don Quijote di Leon non c'e' nulla di Cervantes (e di Garcia Marquez, e di Neruda, e di Galeano) ma c'e' La signora Dalloway di Virginia Woolf, per giunta in italiano? E perche' finisco per comprarla leggerla?

Si possono ravvisare gli estremi della concorrenza sleale fra le tre roulottes specializzate nei perros calientes di fronte alla chiesa di San Juan Bautista, visto che una si chiama Toto, una Tato e una Tito? 

Perche' l'aggettivo carretero mortifica il giovine che esagera con le avances ma non si usa per le ragazze che dopo 4 minuti ti dicono che sei perfecto, dopo 8 che sei so insightful, dopo 12 che sei intellectuel e dopo un quarto d'ora ritengono i tempi maturi per il primo bacio e te lo schioccano per strada senza preavviso? 

Perche' nel raggio di cento metri c'e' l'impresa di pompe funebri El rosario, la clinica veterinaria La confianza, lo studio dentistico La porcelana, la farmacia El calmante e il manifesto politico che promette Hechos, no palabras ma nessuno si sogna di portare Costantiño in tv?
Il Nicaragua mi mette tutti i giorni di fronte a quesiti complicati. 

Tipo... perche' c'e' qualcuno che scrive sui muri avvertimenti come quello della foto? 
Ok, nella sostanza non c'e' niente di eccezionale; in India inviti del genere sono diffusi e puntualmente disattesi. Anche perche' li' non si minaccia l'arresto e poi perche' ci sono cose che quando arrivano, arrivano. 
Premesso che e' sconveniente e financo disgustoso e che a Donetsk ho rischiato un arresto per molto meno, quel che non capisco e' il perche' dell'uso della verbo riflessivo. 
Cos'e', uno non e' piu´ libero di farsela addosso?

lunedì 24 marzo 2008

99 Luftballons (Pasqua a Ometepe)

Ieri ho imparato una cosa. In occasione delle feste comandate e´meglio restare a casa che presentarsi alla frontiera nicaraguense. Auguri dalla cistifellea di un lago grosso il doppio del Molise, in fondo al quale due vulcani emersi hanno generato un'isola.

WMNA: Siamo a 12
e anche nuovi video su DarioTube
nuova gallery RTWO (2008): Costa Rica

sabato 22 marzo 2008

Ovosodo

Mentre cerco di disincagliare le palpebre improvviso un giochino. Indovina chi ha appena accomodato il suo sedere sul mio materasso. Nel dormiveglia ricapitolo la composizione della stanza. Vicino alla porta c'e' Ronny, l'israeliana che nel dopo cena ha mostrato all ostello di Quepos il costumino per via del quale s'e' scottata l'interno cosce. No. Accanto dorme Gal, israeliana pure lei. In confronto Ronny disquisisce come la Montalcini. Neanche. Il letto a castello di fianco al mio ospita una coppia di diciottenni di Aspen: quella sopra dorme con l'orsacchiotto, quella sotto ci somiglia. Neppure ciucche. In fondo c'e' Carolina, la tanghera colombiana trapiantata a San Telmo. Lo escludo, il ragazzo ronfa nel dormitorio attiguo. Di lato le sta Cloe, l'olandese appena arrivata. Manco fosse la festa mia. "Ti dispiace se mi sdraio accanto a te?". Figurati se non e' Francie. La sociologa di New Orleans. Lesbica. Anzi bisessuale, perche "trova sempre piu' desiderabile il corpo maschile". "Si', Francie, mi rovini la piazza".
(continua...)
p.s. auguri dal trespolo di Liberia, Costa Rica. Il commento di Inter-Juve su Rai International era di Cerqueti. A parte tal Alexis non ci sono testimoni oculari di aeroplanini al gol di Camoranesi e capriole a quello di Trezeguet.

lunedì 17 marzo 2008

Qualcuno volò sul nido del quetzal

Di giorno Martin Rozporka lavora in un negozio di antiquariato al numero 8 della viuzza pedonale che sbuca su Karluv most. Di notte Martin Rozporka ripara motociclette nel suo garage alla periferia di Praga. Quattordici anni fa Martin Rozporka si era appena diplomato, ancora non nutriva un'avversione cieca per il matrimonio ma gia' vomitava bile al pensiero del regime, della leva e dell'Unione Sovietica. Quattordici anni fa Martin Rozporka era disposto a tutto pur di non regalare due anni di gioventu' alla Cecoslovacchia socialista. Uno zingaro gli disse che per evitare il servizio militare avrebbe dovuto fingersi pazzo. E Martin segui' il consiglio alla lettera. L'internamento in manicomio duro' undici mesi e tre giorni.
(segue, forse)

Pubblicata nuova gallery: Panama

martedì 11 marzo 2008

En el muelle de San Blas

To me small islands are kind of same same. I tend to believe they are essentially uninspiring and boring, and I am hardly excited at the idea of exploring any of them. Except that they are often an easy way to tick a box without risking my neck. So in the end I give them a try.
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Then I think twice. And I realise I did risk my neck a few times. In the Solomons' open waters, when we were lost at sea, caught in a storm and running out of petrol while I was at the same time dizzy, sunburnt and throwing up. 
Or when in the Comoros I was physically assaulted ina dodgy market by a couple of angry women. According to locals' beliefs, (my) photos would have potenzially been edited using the women's faces and a porn star body and then shared onthe web. Even educated people believed in the theory. It wasn't easy to explain them that none would have never posted nor enjoyed a picure featuring a porn star naked body with an old Comorean lady's face.
I obviously tried to explain it without sounding too offensive. Just to prevent from being assaulted again.

Besides, I had the fortune to live rich cultural experiences in Vanuatu and at the Galapagos, and I had a blast hitchhiking in Tahiti, ending up in a local's bed in Tonga or walking up and down Palau and the Seychelles. Always, mercilessly, sunburnt.
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But the most rewarding island experience to me was probably in Panama's San Blas archipelago, a group of 365 riddles-like drop of sands scattered on the Atlantic Ocean, a natural bridge for drug traffickers to avoid the military packed land border between South and Central America.
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The name sounded so evocative to me, I mostly picked the place because of it. But what I found was heaps better.
Panama’s history, anthropology and geography have been shaped by its strategic location between the Atlantic and the Pacific Ocean. The capital, Panama City, was founded by Pedro de Avila in 1519, 17 years after Columbus' fourth and last voyage, as the starting point for expeditions that conquered the Inca Empire in Peru. The native Cuevas and Cocos tribes quickly disappeared after the Spanish arrived in the early 16th century with their guns, germs and steel.
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On the other hand, as caravans full of gold traveled overland across the isthmus to be loaded on galleons bound for Spain, this wealth attracted so many pirates stronghold that, in the early 1700s, shippers chose instead to sail around Cape Horn to Peru to avoid them.The region's importance rapidly declined, and Madrid did not contest its inclusion as a province of Colombia when the then New Grenada won its independence from Spain. Panama was free to join the self-determination bandwagon and technically born as an independent State on November 28, 1821.
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The history of the nation is actually more complex, as United States recognized Panama only 80 years later, in 1903. Roosevelt's advocacy for Panama's full sovereignty had likely to do with a more direct access to the administration of the Canal - built in 1881 and originally controlled jointly by US, France and Colombia. 
The country has such and odd curved shape that the canal connecting the Atlantic Ocean to the Pacific ocean doesn't go from west to east (as anyone would think), but from NORTH-EAST to SOUTH-WEST. And there's also a significant gap in the two Oceans' level that the completition required a fait bit of engeneering triccks.
As for the indigenous people, nowadays there are approximately 400,000 left - just over 1/8 of the country's population. Some of them live a simple life in this paradisiacal archipelago in the Caribbean, where there's no power, sewage or running water. 

And where there are still many pirates, as none ever completed the highway through the jungle connecting North and South America and the trades, all sorts of, still happen at sea.

A wonderful, unspoilt place - marginally turned into a tourist spot - adopted me. A Guna Yala's Jantupu village became home: I slept on a hammock, drank rainwater, ate the only available food, which happened to be lobster (nothing but lobster for breakfast, lunch and dinner - except they didn't have any condiments, either salt or mayo) and killed all the time in the world in two possible ways: reading a 1,774 unfinished novel of an Austrian XX century writer or swimming between islands like the one in the photo. 
Holding my compact camera in the process.
Senza acqua, luce, gas, lenzuola da cambiare, pavimenti da spazzare, fogne da spurgare e toilettes da pulire, nei villaggi Kuna dell'arcipelago di San Blas il condominio si paga con una stretta di mano.

p.s. cara ET (Einaudi Tascabili, se ce l'avevo con l'Extraterrestre scrivevo "Caro", sebbene il sesso fosse perlomeno ambiguo), non avendo lo scontrino dubito che ricevero' la sostituzione del secondo volume de "L'uomo senza qualita'". Ma visto che sul tomo in mio possesso mancano le pagine dalla 1233 alla 1264, me ne spedirebbe gentilmente almeno una sintesi? (data l'andatura della storia non dovrebbe essere molto corposa)
Aggiunta gallery: Polinesia in RTWO2007-08
Aggiornato Journeymen e What's my name...

mercoledì 5 marzo 2008

Californiquasication


"Vi devo dire una cosa". A nove anni ho scoperto una valanga di cose: la differenza fra Presidente della Repubblica e Presidente del Consiglio, quella fra socialisti e socialdemocratici, tra pentagono e pentapartito. Colpa di una faticosa lezione di mia madre, al termine della quale a domanda: "Cos'e' lo Stato?" mi son sentito rispondere "Lo Stato siamo noi". E poi la vera identita' di Babbo Natale, che per entrare allo stadio gratis avrei potuto puntare a fare il giornalista. E che il primo problema con l'altro sesso ero io...
(continua)

lunedì 3 marzo 2008

L'isola del giorno prima

Nel mio primo 28 febbraio 2008 divido con un taiwanese che dorme in camicia azzurra un bugigattolo maleodorante, con la finestra bloccata, zeppo di bottiglie piene di alcol e scarpe usate senza proprietario, nel sottoscala di un alberghetto di Auckland. Nel mio secondo 28 febbraio 2008 risulto l'unico occupante del volo Air Tahiti che non viene accolto con una collana di fiori, intrattengo un'australiana con origini polacche e una tahitiana con gocce di sangue cinese quindi prima di piegarmia libretto su una panca di legno dell'aeroporto di Papeete confermo: le unioni miste sono la via piu' corta per far collassare i matrimoni e migliorare l'estetica della razza. Poi dormo ininterrottamente dalle 2 alle 6. Nel mio primo 29 febbraio 2008 mi imbatto in una monumentale drag queen al check-in del pink flight, il volo che annualmente l'Air New Zealand dedica a kiwi che partecipano in varie vesti al gay pride di Sydney. Nel mio secondo 29 febbraio 2008 incontro invece Ernesto, uruguayano con nonni veneti e un nome non casuale, visto che il padre si chiamava Marx Lider. Ernesto lavora nel call center per la clientela italiana della British Airways e che per qualche motivo e' ubicato a Brema. In passato ha fatto il cuoco, ma per due sere di fila al posto dell'olio versa nella casseruola del detersivo liquido. A 39 anni canta in una band di metallo pesante, consapevole che da un giorno all'altro si scoprira' ridicolo. E siccome su un bici ha sempre fatto di tutto "fuorche' scopare e cacare", sulle strade di Moorea arranco con la lingua felpata.
Da meno di tre settimane la Polinesia francese sta tirando la corda della pazienza di Sarkozy. Gli autonomisti del Tahoera'a huiraatira e gli indipendentisti dell'UPLD sono stati sconfitti nelle elezioni politiche, ma si sono coalizzati contro il To Tata Aia, le parti Pour notre Pays, la formazione che e' uscita dalle urne con la maggioranza relativa ma senza i voti necessari per sostenere da sola un governo unitario. Nelle isole dell'arcipelago le bandiere dei nazionalisti che ritengono i tempi maturi per la secessione da Parigi sono cosi' spuntate come funghi carbonari. A breve le elezioni municipali potrebbero sancire la spaccatura di un Paese di appena 250mila cittadini ma che da ovest ad est si estende quanto l'Europa. E di fronte ad un'acclarata ingovernabilita', il signor Bruni potrebbe decidere di invalidare le elezioni per il Parlamento locale. Per questo, il 2 marzo Papeete ospita la piu' grande manifestazione di stampo politico che si sia mai vista in mezzo al Pacifico. Stretti fra il fuoco della richiesta unilaterale di un'indipendenza prematura e quello altrettanto deleterio di un'ingerenza dell'Eliseo (il palazzo gia' marchiato di infamia per i 193 esperimenti nucleari effettuati a Mururoa fra il '66 e il '96), i moderati scendono in piazza. Per mostrare che la maggior parte dei polinesiani non vuole far degenerare la situazione.
Non essendo stato avvisato, pero', rimango a Tahiti il tempo di stiracchiare il collo, chiedere perdono all'ileo, appostarmi sulla strada, salire su un bus per Papeete e aspettare il primo traghetto per Moorea. Un'ora dopo, nella vana ricerca di una mappa che mi spieghi come e' fatta l'isola, perdo l'unico bus che la circumnaviga e mi incammino con lo zaino verso sud. Dopo qualche sudatissimo chilometro il mio pollice sollevato richiama l'attenzione di una Dacia. "Conviene che ti riporti indietro al porto" consiglia il ragazzo al volante. , che salutandomi mi affida un'enorme papaya come premio per l'audacia. E' la mattina del 29 febbraio. Ma se non me l'avessero detto avrei pensato che fosse il primo marzo. Con questa storia del viaggio verso oriente Phileas Fogg vinse 20mila sterline. Io mi accontento di guadagnare 24 ore. E di immaginare come sarebbe una vita che funzionasse allo stesso modo. Se ogni giorno si potesse godere almeno un paio di volte.
(continua...)

sabato 1 marzo 2008

Il GIRO del mondo in 300 giorni

Cliccando sulla foto è possibile scaricare la pagina, in formato pdf, relativa ad un articolo comparso il 7 febbraio 2008 sul IL GLOBO, Quotidiano Italiano d'Australia a grandissima diffusione. Un breve riassunto del DariodiViaggio, scritto a pochi giorni dal congedo dall'Australia.