mercoledì 21 dicembre 2011

Pensavo fosse amore invece era un calesse

Tutto è cominciato uno dei 309 giorni dell'ultimo anno in cui non ho lavorato. Sul punto di schiattare di pizzichi, ho cliccato sul pulsante HiStats - quello là in basso a destra - e il Grande Fratello del qui presente blog mi ha informato che quel giorno di luglio c'erano state visite da una trentina di Paesi del mondo, e che qualche fancazzista come me si era collegato da Abbottabad, in Pakistan.
Ora, che da queste parti non venissero solo parenti, amici, amici di amici, chi un tempo ascoltava questa o quella radio, leggeva questa o quella testata o sbadigliava di fronte a questa o quella telecronaca, m'era sembrato di capirlo.
Che ci finissero per caso saccapelisti interessati in extremis all'indirizzo del Bebo o a sapere cosa c'è da vedere a Encarnacion - cosa pressoché ignota pure ai paraguayani - idem.
Ma il punto è che un paio di mesi prima, le teste di cuoio americane avevano stanato Bin Laden, lì ad Abbottabad. E che a quanto mi risultava, in quei giorni il Khyber Pakhtunkhwa non rientrava ancora nei circuiti turistici, gli internet café non dovevano essere né tanti né affollati e la CIA stava ancora spulciando il computer di Osama alla ricerca di informazioni sugli amici suoi. Per cui la domanda è nata spontanea, e non era 'sì ma quando te lo trovi un lavoro, Da'?'.

Voglio dire che da lì a pensare che Bin Laden si fosse fatto una forchettata di fatti miei sarebbe stato quasi un attimo, se non mi fossi pure preso la briga di andare a vedere cosa avevano digitato sui motori di ricerca gli internauti finiti accidentalmente su 'sto blog. Una volta lì, m'è rimasto poco da speculare. Con tutti i difetti che c'aveva e con tutta l'astinenza forzata alla quale s'era condannato, il vecchio Osama non mi sembrava tipo da cercare su google: "Allargare l'ano con un serpente in thailandia", "video pompini con vomito ungheresi gratis" o "sessuologia: attrazione per il pelo ascellare femminile".

Se la domanda che vi state ponendo è 'che razza di pervertiti gira su internet?', sappiate che ve l'appoggio. Ma a differenza vostra io mi chiedo pure 'cosa cacchio c'entrano i pompini col vomito con questo blog casto e puro'?
Dice... vabbé, sarà un baco, uno scherzetto di Assange o sarà che quei poracci della CIA fanno una vitaccia, vedrai che domani troverai solo contatti di gente interessata al Taklamakan e al Karakalpakstan.
Macché. In quattro mesi di osservazione complementare ai miei impegni lavorativi, il cervellone m'ha riportato centinaia di googlate del tipo 'che fine ha fatto dario castaldo', 'lago Balkash' (luogo natio di Daulet, il camionista col quale avevo diviso una stanza ad Almaty), 'formaggi del Bangladesh' (i celebri), 'Uchquduk' (stazione uzbeka nella quale ho stazionato in tutto 3 minuti) e 'Quartieri malfamati da evitare a Birmingham' (che già c'azzecca meno), ma di curiosità sadomaso e di roba senza capo né coda ce n'era dieci volte di più.
E il giorno in cui ho scoperto che qualcuno è finito sul mio diario di viaggio dopo aver digitato: "quella volta che mi inculai la panettiera volume 3" ho pensato che le vie di Google fossero infinite. E poi che fosse ora di condividere le ragioni del mio turbamento.
Eccone una summa, errori compresi:

Sesso facile a Cipro
Batumi sesso
Sesso Patong
Sesso a Patong
Patong sesso
Recensioni su scopate con ladyboy a phuket
Kyrgyzstan abitudini sessuali
Sesso sui bus in Asia
Sesso sui bus asiatici
Johor bahru sesso
Dove trovare figa a johor bahru (puzza tanto di quel contatto da Piazzola sul Brenta)
Shah Alam prostitute
Quanto costa il sesso a batam indonesia
Puerto Princesa prostituzione
Viaggi di sesso a Manila
Puttane a Kuwait City
Prostitutes Marrakech
Le prostitute a dubai vengono pagate dollari
Donne assetate di cazzo a scoglitti (per chi c'è stato, a Scoglitti, questa è esilarante)
Foto porno kruscov (???)
Allargare l'ano con un serpente thailandia
Dove abbordare ragazze a chisinau
Kunming rimorchiare
Maschi e femmine che fanno l'amore
Ragazzi e ragazze che fanno sesso
Ragazzi che fanno sesso con i piedi di ragazze
Sessuologia: attrazione per il pelo ascellare femminile
A tashkent ci sono donne nei locali notturni?
Goteborg club prive'
Phuket donne
Phuket ragazze
Ragazze thailandese nord
Ragazze iraniane
ragazze russe cccp
Ragazze pisciano
Donne che pisciano
Per strada a cuba vendono viagra dalla barbabietola da zucchero
Ragazze dello swing italie
Voglio vederti chiavare
Compagnia femminile in laos
Voglio na botta di culo grande così
Scatti toilette nascosto
Un video di masturbazione per strofinare all'angolo (questo googlato dal giappone, con chiaro disservizio di google translate)
Video ragazzi e ragazze che sverginano con perdite di sansue gratis
Video pompini con vomito ungheresi gratis
Violento mia suocera video contatti da Erba
Quella volta che mi inculai la panettiera vol.3 torrent
Isabella ferrari iniezione di silicone alle labbra
Tutto sulla figa

Molte di queste ricerche in copia multipla. Ma siccome esiste quel quarto d'ora al giorno in cui l'uomo pensa ad altro - e io c'ho le prove - condivido pure quelle:

Aste pulizia fogna
Catarro dalla bocca del cavallo
Piazze di spaccio hashish a torremolinos
Nel gioco il padrino 2 come fai a far saltare la testa ad un uomo d'onore della famiglia degli almenia?
Giochi gratis: amazare le persone usando il cervello
Immagini coste europee (questo c'è stato più di un'ora, dev'essersi abbioccato)
Presepe fai da te con meccanismo statuine con filo da esca
Trappole per polipi
Trappole per uccelli
Occhiali da sole polaroid gondolieri
Pipe ad acqua Macerata
Vetrate artistiche val varenna
Trovare oro ticino con metal detector
Brasile per esportare un diamante grezzo serve
Formaggi del Bangladesh
Figurine di Dragon Ball
Discoteca di new york (dovrebbero essere 1500, ma qui neanche una)
Sedili wc aperti
Fucile a pompa replica
Pistola caracal: meccanismi e sicurezze
Energia potenziale ascensori
Cintura da combattimento esercito italiano
Piedi truzzi dall'alto
27 agosto 1883 uomo che si salvo sul dorso di un coccodrillo
Pescatore scemo
Barca a remi che rimorchia
Globo gonfiabile in pvc disegnato cinque continenti
Faccina che scuote la testa come per dire "non c'è speranza"
imenudi benedeta paroti la 7.it
Come si balla oba oba
Dove trovare calzini rossi uomo
Onomatopea verso cerbiatto
Orari bus nel deserto
Il magico mondo di lenzuoli
Lasagne che corrono

La doppia domanda rimane. Nel caso di questi altri, poi, ce ne sarebbe pure una terza e una quarta.

Quanto guadagna un camionista svizzero ?
Di quant'è il fuso orario tra l'italia e l'america?
Sono stata invitata a una cena all'ambasciata algerina cosa devo indossare?
Il 20 ottobre giorno del nubifragio il permesso a lavoro e' giustificato?
Crema cenovis, è pesante?
Che strada conviene fare da roma per viterbo?
Come si chiama l'arma da combattimento usata dai pellerossa?
Che deferenza fra pampers e panolini per bambini?
Se prendo il lariam e metto in cinta la donna?
Cosa si offre da bere agli ospiti d'estate?
E' costoso disegnare e stampare un foulard?
Ci si puo convertire all'islam con tatuaggio?
Dall'ereoporto di spagna al deserto quanti chilometri ci vogliono?
Dove mangiare kebab ad istambul?
Cerco che lo fa lavoro per la prende visto per kuwait?
Che fine ha fatto quella puttanazza della moglie dell'arbitro di italia corea?

Perché ovviamente decine di persone sono finite da queste parti digitando i nomi di Byron Moreno e Maria Sharapova (nelle varianti da 'cornuto' a 'che si mangia le unghie'), volendo sapere qualcosa sulla vegemite e sul salmone avariato, sull'allevamento di canarini di Carlos Moya o sul colletto di Tony Manero, sui cinesi nati in america, sugli euzoni o su Sara Favarato (che ignoro chi sia), cercando foto di nonni sdentati, di bambini tristi e di 'bambine contadine anni 50 con trecce' (questo c'è stato 20 minuti - più di tutti i miei ex compagni di classe messi insieme).

In mezzo all'ambaradan e a qualche commovente 'ha lavorato per retesport e poi è partito per un lungo viaggio', però, ho trovavo anche questo:
كم سعر جورجي ارمني دومندز

E anche se il mio vicino di banco a SBS sostiene che contenga le parole Georgia e Armenia (o forse Giorgio Armani, non e' sicuro), secondo me è la prova provata che Bin Laden 'sto blog l'ha visitato. E visto che c'era, ha pure sparso la voce per Abbottabad.



p.s. Nel frattempo c'è chi è finito qui cercando una cartina dettagliata della Calabria, le vetrate artistiche di Ernesto Tross, i Monasteri Maroniti e Cesara Buonamici, ma anche:

Quanto costa scopare a Manila
Quanto costa la prostuzione a Dubai
Thailandia figa palline ping pong
Video porno di vecchie nonne che fanno sesso con bottiglie
Video nascosto in stazione per donne che defecano
Video porno donne che pisciano da pertutto gratis
Video chiavate in autostrada nella piazzola
Video porno arabi da scaricare gratis senza dare indirizzo email
Video porno donna che si mette il cucchio nella vagina
Videi di calciatori che pisciano
Racconti scritti di masturbazione pubblica al femminile
Storie di ragazze che pisciano per strada
Documentario di animali che fanno sesso con le donne
C'e una zanzara sul tuo sesso
Foto di troie a Scoglitti
Prostitute Scoglitti (questi mi sa che non li levo piu' di torno)
Donne nomadi thailandesi e giapponesi in abiti tradizionali
Nomi birre torbide
Dipinto dei grattacieli
Squadra di calcio di Paceville
Cinesi rosci
Costume giallo pallido
Scoglilingua maori
Berloni bagno serie arko 07 prezzi
Maglietta di Bob Marley a Palermo
Pizzetto più bello Arabia saudita
Piantare bamboo nel deserto
Come piantare papaya
Photoshop: come togliere la pappagorgia

sabato 12 novembre 2011

La caduta

Se spunta la possibilità di votare e lui non si presenta vengo in pellegrinaggio. A 35 anni suonati sarebbe la prima volta.

giovedì 27 ottobre 2011

Che la festa cominci


Goroka Show is the most famous tribal gathering and cultural event in Papua New Guinea. It is held every year close to the Indipendence Day (16th September) in the town of Goroka. About 100 tribes arrive to show their music, dance and culture.
(conto di fare meglio dello stitico riassuntino di Wikipedia, almeno quantitativamente - intanto ecco un medley aperto dalla MUR di quei buontemponi di Polga) p.s. un saluto agli intemperanti amici di Kainantu (cui ho lasciato una maglietta e la borraccia) http://www.bbc.co.uk/news/world-asia-pacific-15147220 e ai loro esuberanti vicini.

giovedì 20 ottobre 2011

The Italian Job

Hi Dario, results are finally back and you have passed the language test. Congratulations!
SBS Radio Italian Language Program

FAQ - Frequently Asked Questions

Ma che roba è SBS?

È uno dei due canali radio-televisivi di Stato, con sede principale nell'edificio principale della piazza principale (che poi è l'unica) di Melbourne. A differenza dell'ABC - l'altra emittente pubblica - è nata a metà anni Settanta per difendere e valorizzare il multiculturalismo attraverso la diffusione di programmi nelle lingue delle varie comunità. Come se il palinsesto RAI fosse impostato in funzione degli immigrati e prevedesse un'ora per i marocchini, una per i mandarini, una per i filippini, una per gli ucraini eccetera. Con la differenza che in inglese il termine lottizzazione non esiste, che in Australia il canone non si paga e che SBS non s'è fatta soffiare i diritti per il campionato, la Champions League, l'Europa League e i Mondiali di calcio.

La trasmissione è in italiano o in Inglese?

SBS radio trasmette in 74 lingue, compreso l'amarico, l'yiddish, l'urdu, l'assiro e il dari (l'idioma degli zoroastriani, ammesso che ne sia rimasto qualcuno), con una frequenza che varia a seconda dell'importanza culturale e dell'entità numerica della comunità linguistica di riferimento. Gli italiani hanno a disposizione due ore di palinsesto al giorno e una bella fetta di redazione, il somalo ha un'ora di trasmissione a settimana e divide la sedia col giornalista delle isole Cook.
Si sente in Italia?
Se proprio uno muore dalla voglia di sentir parlare di carbon tax e migration act sì, in streaming www.sbs.com.au/italian e ad orari che variano a seconda della stagione. Nel senso che qui il programma comincia alle 8 antimeridiane, ma fino ad un mese fa la differenza oraria era di otto ore, adesso è di nove, e quando in Italia scatta l'ora legale diventa di 10. I miei si sono persi per molto meno.

Come sei entrato?
In Australia pretendono che non basti giocare bene a calcetto o essere un gran figlio di, sennò ero fregato. Qui si deve superare una selezione per svolgere qualsiasi lavoro, pure per fare il giornalista. Alla pubblicazione del bando, segue una scrematura dei candidati - in questo caso un centinaio - in base ai curricula, quindi il colloquio, i test pratici e in fondo il training. Che è retribuito una trentina di dollari l'ora, dal momento che è interesse del datore di lavoro che il neo-arrivato sia pronto e magari pure contento e orgoglione. La procedura è talmente standardizzata che neanche le promozioni sono automatiche, per cui se si liberasse un posto a tempo indeterminato dovrei passare attraverso la stessa trafila: curriculum corredato da lettera di presentazione con esibizione delle proprie motivazioni e 
millantamento delle proprie inclinazioni, documento che attesti la rispondenza ai vari criteri di selezione (fra i quali la laurea, non lo stacco di coscia), eventuale colloquio in inglese (e la prossima volta quando mi chiedono 'cosa faresti se un ascoltatore desse dell'incompetente al primo ministro?' non risponderei 'dipende dal primo ministro'), prove rigorosamente anonime (non sia mai che abbia qualche aggancio all'Università del Nuovo Galles del Sud e qualcuno pensi di darmi una spintarella per la solita logica clientelare), papello di documenti a partire dalla residenza, e dulcis in fundo la presentazione delle referenze italiane. Nel mio caso meglio se non radiofoniche.

Quanto TE danno?

Non ce lo so. Ho iniziato con un contratto di collaborazione (o casual, che suona più fico), poi sono passato part-time a tempo determinato, infine da agosto 2013 sono part-time a tempo indeterminato (qui mia madre s'è persa big time). Un indeterminato che prima era a 16 ore, poi è salito a 28. In pratica ho un fisso garantito, il resto viene in base alla prestazione: la singola ora di lavoro viene valutata quattro volte di più che nella radiofonia romana, la domenica la cifra raddoppia, a Natale e Capodanno triplica, attaccando prima delle 6 c'è un bonus alba del 15%, c'è un gettone per ogni informazione di servizio che si registra (in genere messaggi di utilità sociale, niente pellicce o strozzini) e quando faccio il bordcampista per SBS Radio Sport la cifra lievita un altro po'. Detto questo, il bonifico in banca arriva automatico ogni 14 giorni e c'è pure un fondo pensione. Considerando poi che ogni dipendente ha 6 settimane di ferie, nella rotazione c'è quasi sempre qualcuno che lascia ore su ore a disposizione per le ultime ruote come me. In pratica si arriva come niente a 3 mila euro al mese. Ma la differenza vera è che qui ti danno quello che ti devono.

Ti occuperai solo di sport?

Magari. Il programma è generalista e lo sport è confinato al lunedì e a qualche notizia* qua e là. Gli argomenti variano dalla politica (italiana, australiana e internazionale) all'economia (idem), dalla cronaca (idem) all'attualità (o current affairs, che suona meno frivolo), dagli spettacoli ai cotillons. Passano frammenti della Rai o di SBS World News - il telegiornale, insomma - i referenti sono spesso giornalisti di testate italiane o professoroni universitari, ma non mancano personalità locali tipo Marzia da Wollongong e incursioni di artisti oriundi il cui italiano maccheronico richiede una capacità di autocontrollo che a me manca. Si parte come tappabuchi (buon per me che la rubrica di cucina sia già stata assegnata) con la fichissima qualifica di producer, ma di fatto si porta la croce, si canta e si fa pure da operatori. Però non mi si richiederà di fare pubblicità ai condizionatori e le linee telefoniche si aprono giusto un paio di volte alla settimana per i dibattiti, ma pare che nessuno ti insulti. E che Michele Caruso non chiami mai.

Quindi me lo trovi un lavoro in radio? A proposito.. come va in Australia?

Vai a cagher.
*un match di qualificazione agli europei viene considerata una notizia, la doppia seduta di allenamento del Palermo no.

lunedì 5 settembre 2011

Oops, I did it again!

La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato andarlo a vedere allo stadio, il football australiano. Non si può sedere in piccionaia, in mezzo a sessantamila paganti, tutti con il un paio di pinte e un secchiello di patatine fritte già in corpo alle 7 di sera, e trovarsi a dividere il settore sia con i tifosi del Saint Kilda (inno sociale When the Saints go marchin' in) sia con quelli del Carlton (slogan I am Carlton), senza che nessuno sappia almeno il nome di quel cornuto dell'arbitro o minacci un'invasione armata della curva avversaria. Du' palle.
Che poi il settore ospiti neanche c'è. Ste mammolette accedono all'impianto dallo stesso ingresso degli avversari, sventolando delle bandierine che sembrano ideate dalla mente di un quartino agli esami di riparazione (Fortius quo Fidelius per St Kilda, Anima Sana in Corpore Sano per Carlton), poi si mescolano sugli spalti e ad ogni gol scattano in piedi senza che voli né un dito medio né un maglio perforante. Fra un tempo e l'altro vanno pure al pisciatoio tutti insieme rispettando la fila, 'ste nespole.
Le regole del gioco le ho capite in fretta, chi giocava in casa invece solo a cinque minuti dalla fine, quando sugli schermi è comparsa la scritta I am Carlton (da un Paese che si chiama Australia - un po' come se la Scandinavia si chiamasse Borealia - non è che ti puoi aspettare perle di originalità) seguita da quella "l'invasione di campo comporta una multa di 7000 dollari". Il 17 giugno 2001 ci avremmo finanziato la variante di valico.
Non mi è chiaro se l'86 a 66 finale per St Kilda abbia cambiato le sorti del mondo, anche perché quei finti tifosi dei miei vicini (padre figiano, madre cilena, figliuoli australiani belli in carne) non ascoltano neanche la radio. Quindi non sapevo se gridare al complotto, ringraziare il buon Dio o dare del mercenario a quella pippa di Setanta O' hAilpin (eppure avrei potuto, l'infame è nato a Sydney, mica è uno di noi che lotta per la maglia, e poi che nome c'ha?) quando - tornando a casa in mezzo ai tifosi di Carlton e St Kilda tutti insieme appassionatamente - su un giornale avanzato ho letto che secondo le fantasiose rilevazioni dell'Economist Global Liveability survey, Melbourne avrebbe scavalcato Vancouver come città più vivibile del pianeta. E' troppo.
Vuoi mettere con Port Moresby, con il suo lungomare, con il suo tasso di omicidi 23 volte superiore a quello di Londra, con quelle sue rapine con gli M16 che le fanno contendere a Dhaka e Harare il titolo di città più invivibile della Terra? Quale posto migliore per un bel viaggio nel mondo reale?

mercoledì 20 luglio 2011

Notizie da un'isoletta


Per chi viene dal Paese di Scilipoti e ha vissuto giornate come quelle di Genova, il tg australiano risulterà sempre carico di un umorismo involontario. Passi per la notizia dell'autostrada chiusa per il passaggio di una famiglia di papere, dell'ex golfista disperato perché ha smarrito fido e passi pure che The Age dedica ogni riga della terza pagina alle rivendicazioni delle cheerleaders, ma quando il telegiornale riferisce con tutta la serietà del mondo che cinque persone sono state arrestate per aver lanciato in campo un "fumogeno potenzialmente pericolosissimo" durante l'amichevole Australia-Serbia, chi ha memoria dei machete a ponte Duca d'Aosta e dell'avambraccio di Ivan Bogdanov non può fare a meno di esplodere in una risata di pancia. Naturale che il resto della platea lo etichetti come un facinoroso a corto di senso civico.

In tutto il 1998 il New York Times pubblicò 6 articoletti sull'Australia per il semplice motivo che a parte l'alluvione quando mi sposo io, qui non succede nulla. E il trend è in diminuzione. Se poi alla faccia della crisi è previsto che l'economia cresca del 4,5% - tre volte e mezzo il tasso dell'Italia - che l'Australia raggiunga nel 2012 la piena occupazione (quindi c'è speranza anche per me) e il pareggio di bilancio, di cosa vuoi che si discuta?

Credo che si spieghi così - col vuoto esistenziale da assenza di Olgettine varie - la diffusione di quell'ipertrofico mix di rugby col passaggio in avanti e calcio senza portiere che è il football australiano, uno sport nel quale si comincia con una palla a due tipo basket e le rimesse laterali vengono effettuate dagli arbitri con le spalle al campo, alla cieca, come al parco. Una disciplina nella quale se segni totalizzi sei punti e se prendi il palo ne fai comunque uno, qui occupa un quinto del tempo dei tg. Più della cronaca politica in quelli di Minzolini. Ma rispetto a tutta la comicità involontaria diffusa dai telegiornali, la freddura di questo giornalista e la faccia del Dalai Lama sono di un'altra categoria:








p.s. immerso fino al collo nell'insostenibile leggerezza australiana ho cercato anch'io di ritagliarmi uno spazietto nella cronaca nera e ho aspirato dall'armadio-frigorifero di famiglia tutti i prodotti andati a male: un salmone affumicato scaduto a gennaio, una busta di prosciutto da consumare preferibilmente entro marzo, un paio di formaggi che da giugno avevano fatto la muffa e un barattolo di pesto Saclà dimenticato da Dio. Niente da fare, il mio stomaco s'è preso tutto quello che passava il convento e ha processato in fretta e senza ribaltoni. La prossima volta vado allo stadio con un fumogeno.



p.p.s. in tema di Australia temo la demenza sia contagiosa se il Corriere parla di 'intesa fra animali' (gli squali si nutrono in genere di rape rosse e pannacotta, infatti) e la Repubblica titola cane-pesce contro pesce-cane.








http://www.repubblica.it/ambiente/2011/10/17/foto/leone_harare_dal_dentista-23357345/1/?ref=HRESS-21

martedì 21 giugno 2011

They're a weird mob

L'humorbook scritto da John O'Grady racconta in 200 paginette l'avventura di Nino Culotta, un giornalista italiano che trasferitosi in Australia negli anni Cinquanta finisce per accasarsi e fare il muratore. I personaggi sono di fantasia e la storia è inventata, ma oltre a ricordarmi tanto quella vera di qualcuno, ad essere un utile glossario dell'edilizia e un vademecum del gergo cantieristico ("Owyagoin', ya cheeky bloke?"), prima di scadere in un'apologia del fenotipo australiano scende giù che è una bellezza. Troppo pieno di slang ozzie per essere tradotto, però, in Italia ne arrivò solo la trasposizione cinematografica con Walter Chiari protagonista e il titolo Sono strana gente. Un fatto incontestabile trattandosi di un popolo che dal 1936 festeggia il compleanno della regina il secondo lunedì di giugno anche se Elisabetta I è nata a settembre, Elisabetta II ad aprile e la gente fondamentalmente se ne fotte dell'una e dell'altra. E di un popolo che spaccia la provola affumicata per mozzarella, mette la suddetta pseudo mozzarella, il bacon, l'ananas, le acciughe, i peperoni e i gamberetti sulla stessa pizza e prepara il caffè con una macchinetta chiamata perculator - nome omen - ma è talmente sensibile alla qualità della birra da far sparire il più famoso marchio nazionale, quello della Foster's, solo perché l'azienda s'è permessa per un periodo di ridurre impercettibilmente il formato delle bottiglie e la qualità del malto. Risultato: la Foster's esporta in tutto il mondo ed è il secondo marchio più venduto in Inghilterra (mica in Qatar), ma in Australia, dove fermenta cereali dai tempi di Ned Kelly e dove il mercato è talmente ampio che di birre locali in circolazione ce ne sono una cinquantina, è letteralmente introvabile.
Ne ho rimediato un raro esemplare in uno spaccio alle porte di Upwey, ritiro di settemila pensionati alla periferia di Melbourne reso celebre da un dipinto di Fred Williams venduto all'asta da Christie's per 2 milioni di dollari, cioè cinquanta volte meno del ragazzo con pipa di Picasso ma pur sempre dieci volte più della giacchetta di pelle rossa di Michael Jackson. Comunque la seconda cifra più alta mai sborsata per un quadro australiano. In realtà chi cappero fosse Fred Williams l'ho scoperto giusto una settimana fa, quando sono stato invitato a cena dalla figlia Isobel e prima di mettere piede in casa sua ho smanettato su internet e spulciato vari libri. Lei, piacevolmente sorpresa dalla mia conoscenza della materia paterna, mi ha preparato una cenetta coi fiocchi annaffiata con tanto Chianti, m'ha mostrato con giusto orgoglio le tele e gli schizzi del fu babbo, m'ha fatto vedere la piscina e le litografie del castello che s'è appena comprata. E alla fine mi ha augurato tanta ma tanta fortuna per la mia carriera da muratore.
Perché da oggi a giovedì carico mattoni e spalo fango a Traralgon - umido avamposto a due ore da Melbourne, il cui unico vanto è quello di aver partorito cinque giocatori di football australiano e il cui unico distintivo sono i giganteschi impianti che trasformano i giacimenti di carbone in energia elettrica, facendola somigliare tanto a Springfield - dove sgobbo dalle 7 alle 19 fra gli elapidi (volgarmente chiamati serpenti neri), dormo per terra e quando mi va male cucino per tutti: Bram, Ken, Dean, Tim, Gary, Greg uno e Greg due, che messa così pare la formazione degli Inxs. Se quello strano di primo acchitto sembrerei io, come andrebbero chiamati quelli che per quattro giornate di lavoro mi sganciano circa mille dollari?

martedì 24 maggio 2011

Full Metal Jacket

Hey babe, qui con me c’e’ un tipo americano che pare un cane abbandonato. Che dici, glielo diamo un strappo in citta’?”. Lo slang da marine e il fisico da Hulk Hogan di L.C. sono meno fuorvianti del mio accento para yankee. Ma per evitare di esser smascherato strada facendo faccio outing spontaneo. “Veramente sono italiano. Il passaggio me lo dai lo stesso?”.
L.C. e’ originario della Florida, e che fosse stato un pezzo da novanta delle forze speciali della Us Navy ai tempi di Desert Storm lo si vedeva lontano un miglio. Il resto del quandro si dipinge quando spunta la sua babe. Si chiama Jihan - che poi significa cosmo - viene da Alessandria d’Egitto, nasconde i capelli sotto un foulard beige stretto appena sotto l’attaccatura, ha la cantilena stridula e la camminata scattosa delle donne mediorientali, gli occhi nerissimi e tanto tanto rimmel. Dal modo in cui mi porge la mano capisco che non e’ ne’ copta ne’ timida. Fra i due e’ lui che ha cambiato sponda. “Certo! Se non mi convertivo all’Islam non ci potevamo mica sposare!” mi fa, lanciandomi uno sguardo per niente complice mentre babe si sistema sul sedile posteriore della sua Mitsubishi. Nato negli States mezzo secolo fa, L.C. e’ stato uno dei 540mila militari arrivati nel golfo persico agli ordini di Schwarzkopf, e fra una missione e l’altra ha servito tutti i Bush possibili e immaginabili fino al 2007, contribuendo non a chiacchiere alla caduta di Saddam. Poi ha optato per il prepensionamento, e senza rimpiangere l’America ha abbracciato le sure del Corano e ha sposato la donna egiziana conosciuta mentre faceva piazza pulita di iracheni. Lei in Kuwait - il quarto Paese al mondo per PIL pro capite, il primo arabo per indice di sviluppo - studia risorse umane, lui per non perdere l'allenamento passa il tempo a combattere con se stesso e con il mondo boia. Cioè sfogando il pericolante mix di conservatorismo repubblicano e anti-americanismo nelle forme classiche del teo-con reazionario e ipercritico, refrattario a qualsiasi analisi stutturata e idiosincratico a relativismi storici, capace della piu’ improbabile capriola identitaria e valoriale – quella religiosa - e allo stesso tempo impotente di fronte al piu’ banale ostacolo culturale. Intransigente, esasperato, incattivito e sempre sul filo della censura. Ma a modo suo involontariamente spassoso.

“Questo Paese non ha futuro – mi dice a bruciapelo, dopo la prima curva – I kuwaitiani sono dei fottuti scansafatiche senza rispetto per niente e nessuno. Sono degli stupidi, degli incapaci che hanno lasciato il loro Stato nelle mani degli architetti libanesi, degli ingegneri egiziani e delle multinazionali del petrolio. Sono talmente menefreghisti che hanno trasformato il Kuwait in una fogna, perché hanno delegato tutto, anche la pulizia delle strade, e chiaramente i bengalesi e i pakis che vengono pagati due spicci si adeguano all’andazzo generale, cosi' l'immondizia si accumula dappertutto. Alla gioventu’ locale basta studiare quattro anni al college per intascare ogni mese sussidi statali da migliaia di dollari che poi sperpera in fumo, alcol e prostitute filippine. I veri musulmani sono rimasti in Arabia Saudita; questi qui hanno smarrito le linee guida dell’Islam e non fanno altro che oziare e darsi allo shopping tutto il giorno”. “C’mon babe, gli stai disegnando un’immagine pessima degli arabi!” lo rimbrotta da dietro babe Jihan. L.C. ci pensa un attimo, si alza la manica esibendo una sfilza di cicatrici e tatuaggi su un braccio spesso come un palo della luce, poi passa una palanca sul cranio pelato, si alliscia il lunghissimo pizzetto rossiccio e inquadra il bersaglio. “Non degli arabi, babe, dei kuwaitiani. Sono degli imbecilli. Non ce n’e’ uno che sappia dare un’indicazione stradale corretta… E guarda, guarda come guidano: dovrebbero tornarsene in groppa ai loro cammelli, questi maledetti beduini. Il Kuwait e’ l’unico Paese del mondo in cui la gente muore in ambulanza, perche’ questi idioti non hanno rispetto per niente e nessuno! Poi – conclude scaricandomi davanti alla sede di un istituto bancario pacchianamente illuminato a giorno, con le gigantografie dell'emiro Sabah IV (all'anagrafe Al-Ahmad Al-Jaber Al-Sabah) e del principe Nawaf (al secolo Nawaf Al-Ahmad Al-Jaber Al-Sabah, e il cognome comune non dovrebbe essere casuale) – sono l’unico popolo al mondo che festeggia contemporaneamente il cinquantennale dell’indipendenza e il ventennale della liberazione. Due ricorrenze in una. Qualcuno dovrebbe dirglielo che sono ridicoli. RI-DI-CO-LI”.

Per vederli da vicino, dopo un paio di kebab semifreddi mi accomodo in uno Shisha bar armato del mio mattone sulla storia australiana. I frequentatori sono una trentina, manco a dirlo tutti di sesso maschile. Mentre una dozzina di schermi Panasonic da 42 pollici trasmette la finale di Europa League, i giovani della Kuwait City-bene aspirano distrattamente le loro pipe ad acqua, e dopo aver usurato le dita delle mani sulle tastiere dei Mac, dei Samsung Galaxy e degli i-pod, le usano per ripulire gli interstizi fra le dita dei piedi. Senza degnare uno sguardo alla partita – non e’ che si siano persi molto - ordinano bottigliette di Coca zero e di Perrier, soffiando nuvolette all’aroma di ciliegia fino a mezzanotte.

Eppure sara’ per il mare rigorosamente non balneabile e le tempeste di sabbia che riducono la visibilita’ a zero e ti ricordano sempre che sei incuneato fra deserto e delta del Tigri, fra pozzi petroliferi e gli sfiatatoi di gas naturale, sara’ perche’ a differenza di Dubai o Doha la composizione e’ meno artificiosa (e la concentrazione di obbrobri architettonici e’ inferiore solo a quella di Prishtina), sara’ per l’aria satura di umidita’, spezie e spazzatura macerata cosi’ veracemente mediorientale, sara’ per la vivacita’ del souq e del porto, per i sorrisi aperti di chi non e’ abituato alla vista degli stranieri, sara’ perche’ al ritorno mi imbatto in Nader, un tassista pashtun che ha dovuto lasciare moglie e figlie a Kabul per continuare a farle vivere, o sara’ per il passaggio di L.C., ma questa puntatina a Kuwait City sulla strada verso la calma piatta di Melbourne conferma soprattutto che devono ancora inventarlo, un posto che non valga la pena di essere visto. Purtroppo.




(prefazione - Petrolio)
Il Paese che durante i Mondiali dell'82 fece festa per l'1-1 contro la Cecoslovacchia (per la cronaca gol su rigore di Panenka, l'inventore del cucchiaio) e che durante i Mondiali del '90 fu invaso da Saddam Hussein, oggi risulta il quarto Stato più ricco del mondo. Nonostante abbia sborsato 17 miliardi di dollari come rimborso-spese per desert storm e sia l'unica nazione del pianeta senza una goccia d'acqua dolce, il Kuwait produce infatti due milioni e mezzo di barili di petrolio al giorno e gode di un PIL pro capite superiore a quello di Svezia, Giappone e Gran Bretagna. Trattandosi di dati del Fondo Monetario Internazionale, però, non so se siano deformati come il suo direttore generale.

martedì 29 marzo 2011

The Terminal

Il primo doganiere s'e' inventato che con la carta d'imbarco gia' emessa per il volo successivo non posso lasciare l'aerostazione "per motivi di sicurezza". Il secondo m'ha sussurrato paternalisticamente che la' fuori c'e' un brutto mondo. Il terzo ha storto la bocca per le dimensioni della macchina fotografica e ha chiamato i rinforzi nelle persone del capo dell'immigrazione e del suo manganello. "In Bahrein e' in vigore la legge marziale e alle 22 scatta il coprifuoco". Cioe' dai-e-dai al centoquattordicesimo tentativo ho trovato un Paese che mi ha negato l'accesso, ancorandomi 6 ore in aeroporto in attesa del volo per Milano. Che e' sempre meglio che passarne 9 ore all'Hazrat Shahjalal di Dhaka in balia delle zanzare e dei bengalesi e che cercare di dormire sul pavimento del Terminal 2 di Dubai. Quello sfigato... (segue)

venerdì 18 marzo 2011

Basket Case

Che non solo e' il primo successo dei Green Day (pro domo Filippo) ma e' soprattutto l'etichetta attaccata 30 anni fa da Kissinger al Bangladesh, quando sul delta del Gange l'alfabetizzazione non raggiungeva il 25% e l'aspettativa di vita giusto giusto i 45 anni. Conosciuto per il premio Nobel Yunus (da un mese sotto processo per aver sottratto parecchi milioni alla sua Grameen Bank e aver messo in circolazione assieme alla Danone uno yogurt scadente - a proposito del quale ha scritto pure un libro fumoso sul business sociale) e per aver fornito all'Italia la meta' dei suoi benzinai, il Bangladesh deve la sua fama globale ad una densita' abitativa tre volte superiore a quella dell'India e nove volte superiore a quella della Cina. Di gran lunga la piu' alta del mondo, pari solo a quella di via Caulonia. Le politiche demografiche inefficaci - le donne partoriscono ancora 3 figli di media a testa - e l'inappetenza delle tigri che si limitano a mangiare solo tre bengalesi a settimana hanno infatti portato uno Stato appena piu' grande della Grecia ad ospitare 160milioni di persone, 60 delle quali annualmente a rischio inondazioni. Ci arrivo nel bel mezzo dei Mondiali di cricket (a proposito... un ex primo Ministro defini' "Il giorno piu' bello nella storia del Paese" quello in cui i bengalesi batterono il Pakistan, figuriamoci gli altri) che orgogliosamente co-ospita, per vedere di persona fino a che punto il Bangladesh rimane un basket case, un caso disperato.

venerdì 25 febbraio 2011

In Asia


Prequel
Al netto degli spostamenti interni ad ogni paese (tipo 30 ore su un cargo filippino per arrivare su un'isola altrimenti irraggiungibile, il barcone bengalese stile zattera di Huckleberry Finn che però pretende di ridiscendere il Gange, eccetera eccetera) ecco il mio piano voli, più arzigogolato delle trame di Lynch:
25/2 Melbourne-Darwin (volo JQ61 della JetStar)
25/2 Darwin-Manila (volo JQ75 sempre della JetStar)
17/3 Pampanga (l'aeroporto Manila Clark è in realtà un'ex base militare Usa riciclata - ergo tasse aeroportuali zero)-Kuala Lumpur (volo AK663 dell'AirAsia, infame low low low cost malese)
18/3 Kuala Lumpur-Dhaka (volo AK 148 dell'AirAsia dopo 23 ore in aeroporto)
28/3 Dhaka-Dubai (volo FZ 584 della FlyDubai, neonata lowcost degli Emirati)
30/3 Dubai-Bahrein (volo GF511 della GulfAir, dopo una notte sulle sedie dell'aeroporto in arrivo e una in partenza)
30/3 Bahrein-Milano (volo GF021 della Private Air)
p.s. il volo della Gulf Air - l'unica compagnia di bandiera del lotto - dura 15 minuti. Se la Private Air esista davvero o se abbia appena preso una sòla su internet non lo so.


DAY 1/2/3 - MANILA 

Appena ho potuto mi sono tagliato i capelli, il coiffeur di turno e' stato un lady boy con mire espansionistiche. Il primo filippino che ho incrociato per strada mi ha proposto cialis e viagra, mentre il primo occidentale in cui mi sono imbattuto e' un vecchio danese che conosce una sola parola in italiano - non e' ne' pizza, ne' pasta ne' mandolino - e o ogni volta che lo incrocio me la ripete. Lo incontro abbastanza spesso, perche' dormiamo nello stesso ostello, anche se io dormo (poco) su un letto probabilmente usato da Torquemada per estorcere confessioni agli eretici.


DAY 4 - PUERTO PRINCESA
 
All'ambasciata del Bangladesh di Manila m'hanno tenuto appeso al responso dell'alto diplomatico di Dhaka e famiglia sul mio caso. Per fortuna la mia risposta al di lui quesito "Perche' mai vuoi andarci?" ha sfiorato anche la coppa del mondo di cricket che sta per cominciare da quelle parti e dev'essere sembrata convincente. Cosi', dopo due ore di attesa, hanno buttato li' per li' un prezzo per il visto (sul formulario la voce: "Straniero in visita per Turismo" non era neanche contemplata) garantendone il rilascio per venerdi'. In un lampo di lungimiranza ho anticipato che nonostante la mia maglietta reciti 'UNREASONABLE MAN' (un successone, la vogliono tutti) non ho intenzione di passare una settimana a Manila sul letto di Torquemada e che se non perdono il passaporto passo a riprenderlo fra una decina di giorni. Quindi mi sono messo in moto senza documenti e dopo un rapido sondaggio al porto, sono salito sul volo ZestAir (mica cacchi) per l'isola di Palawan. Mi ha accolto un acquazzone di fronte al quale un diligente dipendente della compagnia aspettava in cima alla scaletta aprendo un ombrello per ognuno dei passeggeri. C'ho messo piu' ad uscire dall'aereomobile che a fare la trasvolata e poi mi sono comunque fradiciato facendomela a piedi dall'aeroporto al centro di Puerto Princesa, la citta' in cui - come recita il cartello di benvenuti - i cittadini sono rispettosi dell'ambiente, disciplinati e timorati di Dio. 


DAY 5/6/7/8 - EL NIDO 

L'arcipelago delle Bacuit si e' ritagliato un posticino imperituro nella mia memoria, a prescindere dallo splendore delle isole e dei fondali, dalle meduse e dai galli che attaccano in coro alle 5 in punto. El Nido restera' per sempre il posto in cui per la prima volta ho dormito da sposato con un'altra donna. A mia discolpa posso addurre sia il fatto che era la camera piu' economica della cittadina, sia che i letti erano due e ben distanziati sia, soprattutto, il fatto che Patricia somigliava come una goccia d'acqua ad Alvaro Vitali. 
Piu' ancora, El Nido si e' guadagnato un posto speciale nella mia memoria per le cento ore di stipsi cui mi ha costretto. Non credo mi fosse mai capitato. Il fatto che l'unico medicinale nel mio zaino sia l'Imodium e che i filippini chiamino il bagno comfort room anche quando e' una baracchetta ad uso comune col pavimento di pozzolana che ospita rettili e anfibi di varia foggia, nella quale la ritirata e' alta due palmi ed e' scheggiata, lo scarico non esiste l'acqua e' gelata, aumenta il tasso di ilarita' della vicenda. E poi la spiega, la vicenda della stipsi. 
Inspiegabile e' invece il perche' in italiano nessuno sappia dire trenette al pesto ma imprechi con nonchalance dal profondo del cuore. Stamane una distinta signora di Manila che ha studiato a Perugia e vive da trent'anni a Francoforte non ricordava la parola bello, ma quando il bus ha sbagliato un sorpasso in curva le e' uscito spontaneamente un porca M... che neanche a Mazara del Vallo. E appena risistematomi in camerata a Puerto Princesa, un canadese mi si avvicina e mi fa "In italiano so dire solo due cose: la prima e' Berlusconi, la seconda una bestemmia. La vuoi sentire?". No, mi basta la prima. Prossime mosse: riprendere i contatti col genere umano (in quattro giorni ho finito i due volumi di Padiglione Cancro e il quinto mi sono buttato avidamente sui Buddenbrook), trovare qualcuno che sappia dire trenette al pesto, tornare a Manila lunedi' e recuperare il passaporto all'ambasciata bengalese. Poi piegare a sud (Legazpi-Mt Mayon-Donsol) prima di rotolare verso nord (Baguio-Bontoc-Banaue-Vigan).


 DAY 12 - VIGAN 

Non dormo su un letto - anzi, non dormo in generale - da 3 giorni, ho attravesato Luzon da sud-est a nord-ovest e ho trascorso su vari bus 35 delle ultime 48 ore. Ma le altre 13 sono state memorabili. Ho passeggiato all'alba ai piedi di uno dei vulcani piu' scenografici del pianeta, ho nuotato nell'oceano muso a muso con squali balena di dieci metri e sono giunto nella citta' spagnola meglio preservata d'Asia. E quel che piu' conta, in tutto questo non ho neanche preso una coltellata, a differenza di Eddy. (segue) 


 DAY 15 - BONTOC 

In linea d'aria fra Vigan e Sagada ci passano una novantina di chilometri, come tra Roma e Viterbo. Ma in mancanza di collegamenti diretti, per andare da Vigan a Sagada bisogna cambiare a Baguio, a 140 da entrambe. Un po' come andare da Roma a Viterbo passando per Cassino. Tenendo conto dei tempi di percorrenza dei bus filippini, che di norma si fermano per raccogliere qualsiasi cosa si agiti sul ciglio della strada appena hanno innestato la seconda, e' come andare da Roma a Viterbo cambiando a Catanzaro. Per andare da Vigan a Sagada ci vogliono almeno 13 ore, e conviene mettersi in moto assieme ai galli da combattimento. Per questo ieri m'ero affacciato al terminal di Vigan chiedendo l'orario di partenza del primo bus per Baguio. "Alle 6.30" la risposta. E stamane alle 6 antemeridiane ero li', blandamente docciato e prontissimo a sentirmi dire che il bus era cancellato (il pirla di turno, arrivato in postazione alle 7 e ignaro della soppressione in atto da chissa' quanti mesi, quando l'ho guardato in cagnesco mi ha pure rimbrottato: "Ti avevo detto alle 6.30... il bus e' gia' partito!") e che dovevo aspettare un'oretta. Poi diventate due. Routine, in Asia. Infatti la colpa e' mia, che oltre ad aver cercato informazioni su quel bus ne avevo cercate anche sul successivo, da Baguio a Sagada. "C'e' ogni ora, tutto il giorno" la risposta. E meno male che non c'ho creduto. Perche' scaricato a Baguio nel solito pseudo terminal, ho fatto appena in tempo a scapicollarmi in un altro pseudo terminal e a bloccare un bus in partenza con la dicitura 'Bontoc', dopo che l'autista mi aveva confermato dal finestrino che l'ultimo bus per Sagada era partito da una mezz'oretta. E visto che Bontoc sta a Sagada come Bolsena a Viterbo, mi sono accontentato e sono salito a bordo, a stomaco vuoto e senza aver svuotato la vescica. Tanto ho perfezionato soluzioni ad ambo i problemi. E ho digerito un'altra giornata di curve alternando Thomas Mann a B movies filippini, nella speranza di individuare i nuovo Joseph Estrada, uno che s'era fatto un nome sparando ad un sacco di gente in tv prima di diventare presidente della Repubblica e a una pletora di telenovelas di qualita' (Machete piena di cazzotti, My Wife - My Lover piena di lacrime, Nita Negrita - protagonista tal Barbie Forteza, una ragazzina locale dipinta di nero nel ruolo di una di colore, non so se per mancanza di attrici di colore o perche' la raccomandazione di Barbie Forteza e' di quelle serie, il risultato e' comunque patetico) e a giochi a premi in cui il vincitore viene saldato in contanti. Finche', arrivato col buio a Bontoc, prima di sganciare due euro e mezzo per un letto e un bagno in comune con un secchio d'acqua fredda per farsi la doccia, ho ringraziato le autolinee filippine con un centinaio di pagine volate via dai Buddenbrook e con una bottiglietta piena di liquidi ipertonici processati dai miei instancabili reni. 

DAY 20 - ANGELES CITY 

Quando Clark era la base dell'Air Force Usa in appoggio alla Quinta Flotta, i G.I. americani avevano piazzato il loro parco giochi a tre miglia di distanza, e nel paesino di Angeles circolavano 100.000 prostitute. Adesso che la struttura e' stata convertita in scalo civile per una manciata di compagnie aeree low cost, le operatrici del sesso sono scese a 10.000, ma i frequentatori danno l'impressione di essere sempre gli stessi. Solo con quarant'anni di piu'. Ad Angeles non si vedono ne' straniere ne' macchine fotografiche, perche' c'e' solo una cosa da fare e non e' la scalata del vicino vulcano Pinatubo. 
Ci sono arrivato dopo le solite 13 ore fra vari bus per evitare l'ennesimo ritorno nella conurbazione da 600km quadrati e 12 milioni di anime che gli spagnoli in un esercizio di prolissita' avevano battezzato Insigne y Siempre Leal Ciudad - che poi sarebbe Manila - preferendola per la sua vicinanza a quella utile via di fuga dalla nube radioattiva giapponese che e' l'aeroporto. 
E perche' dopo cinque giorni bucolici di trekking e percorsi a rischio noce del capocollo fra grotte di Sagada e terrazzamenti di Batad, un po' di ventre cittadino riequilibra. E perche' dopo aver conosciuto Tony Tocdaan (uno splendido cinquantenne col fisico da boxeur che ha recuperato l'occhio perduto in un assalto a Manila solo grazie all'intraprendenza di un tassista di San Francisco - Brad Newsham - che gli ha pagato il biglietto per la California e l'operazione con i proventi di un libro di racconti di viaggio) e' giusto che conosca anche Joe, che e' finito in galera per reati di sesso e si e' ridotto ad elemosinare spicci ai suoi connazionali di passaggio. 
E perche' dopo aver sbattuto per 15 ore su un libro pieno di termini come ligustroalmuzia e soggolo, arrivare in una cittadina dove ti propongono strip tease anche alle 8 di mattina ha un effetto di uno chabrol.
Allunga gli avanzi della minestra filippina con il vino rosso. Cosi' il piatto si gusta fino in fondo. 

domenica 20 febbraio 2011

Another brick in the wall

Il nastro registrato dell'ufficio d'immigrazione te lo dice chiaro e tondo: ogni giorno il dipartimento analizza tredicimila richieste di residenza, cittadinanza e asilo politico. Quindi mettiti l'anima in pace e aspetta il tuo turno. Il fatto che io provenga da un Paese a democrazia limitata non rappresenta una scorciatoia (a meno che non mi butti nell'Oceano Indiano e mi faccia ripescare a Christmas Island), ma una complicazione. Nel senso che seguendo la prassi ho dovuto fornire i documenti di due gradi di parentela, una risma di generalità - biglietti aerei, estratti conto, mail e sms, fedina penale e carichi pendenti - ho dovuto ricostruire e trascrivere le date dei 103 ingressi e delle 103 uscite da ogni Nazione del mondo in cui sono stato negli ultimi dieci anni e mi sono dovuto sottoporre ad un check up per smascherare la mia intenzione di esportare sifilide, tubercolosi e sieropositività in un Paese che impedisce l'ingresso pure alle mozzarelle di bufala.
Neanche il fatto che mi sia sposato agevola la pratica: ora da un lato devo portare avanti la registrazione col Consolato italiano, dall'altro devo spiegare in un'intervista-interrogatorio telefonico con la delegata australiana per l'Europa che sta a Berlino come mi sono permesso di convolare dopo aver richiesto un semplice visto turistico. Il che è sospetto quasi quanto la coincidenza di aver messo piede in Egitto, Yemen, Marocco, Algeria e Libia giusto alla vigilia del patatrac.
Neanche il fatto che mia cognata lavori proprio nel dipartimento dell'immigrazione rappresenta una scorciatoia. Anzi, le hanno detto chiaramente se per caso la pizzicano a sbirciare la mia pratica le mandano una lettera di richiamo. E se poi prova a fare pressioni per accelerarla, la cacciano senza appello.
Tutto questo per dire che devo aspettare ancora qualche mese per ottenere permesso di soggiorno e di lavoro (ammesso e non concesso che i miei polmoni stiano a posto, perché qui non intendono caricarsi spese mediche extra solo perché ho l'abitudine di frequentare catapecchie) e devo lasciare l'Australia alla scadenza del visto turistico.
In realtà potrei estenderlo - il visto - ma mi costerebbe quanto volare da Kuala Lumpur a Parigi, e poi tanto dovrei comunque uscire e rientrare all'ottenimento della residenza.
Quindi tanto vale approfittare della scusa socialmente accettabile e prendere il volo di venerdì per Darwin e da lì proseguire per Manila, bazzicare qualche settimana le Filippine, poi salire sul solito trabiccolo Air Asia per la Malaysia e da lì fare una capatina di dieci giorni in Bangladesh (che è un po' come l'amore, quando meno te lo aspetti ritorna) prima di incamminarmi verso la Penisola Arabica con l'obiettivo di arrivare a Piacenza per il compleanno a reti unificate del babbo e della nipotina e magari - visto che ci sono - il 6 aprile a Milano.

p.s. Proprio in extremis mi hanno offerto il mio primo lavoretto extragiornalistico. Devo rimuovere dal muro del cognato di un cognato i 2600 mattoni che lo compongono. Possibilmente senza fracassarli.

lunedì 7 febbraio 2011

7 chili in 7 giorni

Visto che in Italia i pomodori pachino alimentano la mafia ma almeno so' buoni e sani, mentre gli armadi frigoriferi australiani sono il trionfo del grasso saturo, la cangurotta s'è messa in testa di fare il dottor Birkermaier con tutta la contea. Qui si muore più per obesità che per tabagismo, il numero dei sovrappeso è raddoppiato in 20 anni e nel 2010 il governo ha stanziato 13 miliardi di dollari per vari capitoli di spesa, compreso l'acquisto di ambulanze più capienti. Dall'alto della mia inutile laurea in scienza della fuffa, la mia conoscenza della materia è la seguente: meglio i cereali delle uova strapazzate col bacon, meglio i cavolfiori lessi del fish and chips con la maionese, meglio lo yogurt bianco della pastiera, meglio l'olio extravergine d'oliva del burro salato danese e - nonostante i proclami della Ferrero - la Nutella non fa bene come un frullato di sedano. Invece la cangurotta, che non sapeva chi fossero Maradona, Totti e Martina Navratilova (se è per questo neanche Pelé e Senna, ma credo che a tutt'oggi fatichi a ricordarli, 'sti due) ma ha studiato health promotion per salvare il mondo, ha deciso di cominciare l'opera dalle conoscenze di primo grado e ha lanciato fra parenti, amici, colleghi e parrocchiani la seguente sfida. Il testo è laconico come i dispacci dell'Itar-Tass, ma giuro che è stato scritto alla velocità di 63 parole al minuto e con il 100% di precisione. Perché qualche qualità doveva avercela pure lei.

For those of you looking for the motivation to achieve that New Year’s resolution to eat healthier and exercise more, you are invited to join the “Healthy Lifestyle Change Challenge”. This is a 10 week competition that encourages you to improve your habits, motivating you to behave in healthier ways in your everyday life. There are four prizes to be won, two halfway through the competition at the five week mark and two Grand Prizes at the end of week 10. One prize will be given to the person who has done the most minutes of exercise and one to the person who has lost the most weight. The half-way winners will each receive a dinner voucher for two for the restaurant Eau De Vie in Chapel Street Prahran worth $113, and the Grand Prize winners will receive a luxury massage voucher to a Melbourne Spa worth $150. Entry into the competition costs just $3 per week and starts on Monday February 7th, ending in April. The challenge is strictly for fun and should any profit be made it will be donated to victims of the flood.

1. Record your actual start weight. When weighting yourself, always use the same set of scales as even if they are not completely accurate, they will always accurately show how much weight you’ve lost.

2. Weigh yourself at the same time, on the same day, every week

3. Record your goal weight (be realistic – 0.5kg loss each week is healthy).

4. Record your exercise goals (eg. Be able to run continuously for 30 minutes by 10 weeks, or average 30 minutes of exercise, 5 days a week).

5. Try to keep a food diary. A food diary is particularly helpful to show you how much you really do eat every day – you may be surprised!

6. You must record your daily exercise in minutes. All exercise minutes are equal, whether they come from running, walking, swimming, skipping etc. Housework is NOT considered exercise!

7. On Sunday night each week please email me your week’s weight loss and exercise diary.

8. To motivate everyone, at the end of every week I will provide a table showing how much each person has exercised and how much weight they’ve lost. I WON’T record actual weight!

p.s. I have attached the database that I will send to everyone every week, and a copy of a food and exercise diary that you may like to print out and use. It is not necessary to forward me your food diaries, it is good to keep track for your own sake. However, if you want me to look at your food diaries and analyze it and give you some advice, I am willing to do so.

E a me, ovviamente, me tocca.
p.s. quella della foto non è la cangurotta, ma una graziosa bagnante sulla spiaggia di Sudak, Ucraina.

mercoledì 2 febbraio 2011

Van Diemen's Land

Stavolta mi ci hanno mandato. Volo nella terra di Van Diemen e hotel (il Grand Chancellor di Hobart, una specie di Bebo con la piscina e la palestra, nel quale ogni mattina ti rifanno la stanza lasciandoti a conferma dell'avvenuta pulizia una composizione triangolare all'estremità dei due rotoli di carta igienica - come la prima mossa per realizzare una barchetta o un aeroplanino - in modo da rendere più confortevole l'individuazione del quadratino da sfilare. Considerando il livello delle retribuzioni australiane, solo 'sta cosa costerà 50 dollari al giorno) compresi.


p.s. Sabato e domenica in Tasmania c'è Australia-Italia di Fed Cup.

mercoledì 26 gennaio 2011

Video killed the radio star



















p.s. dal 2005 ad oggi solo in 2 finali del Grande Slam non sono arrivati né Federer né Nadal. Gli unici due tornei in cui c'ero io...