giovedì 12 gennaio 2012

Open

PREQUEL

Negli ultimi 2 mesi la sveglia ha suonato un fottio di volte a un quarto alle cinque. Perché è vero che da casa a Fed square sono dieci minuti scarsi - e sarebbero la metà se la bici non pesasse come un capitello corinzio - ma quando devi confezionare trasmissioni al secondo (e se sfori di due, come ho fatto la mattina del primo gennaio, ti becchi un richiamo ufficiale), è meglio arrivare in radio assieme all'amico nepalese che pulisce l'androne. Prima dell'alba.
Negli ultimi 2 mesi mi sono occupato di Libia e di Algeria, di Siria e di Iran, di Nigeria e di Stati Uniti, dell'alluvione del messinese e dell'arresto di Zagaria, di evasione fiscale e di cure palliative, di insonnia e di mozzarella di bufala, di compagnie aeree low cost e del Natale a Medellin, di incendi a Margaret river e di gambizzazioni a Roma, di spread e di documentari sul malocchio, di a-league e di vela, di fuga degli studenti indiani dalle università australiane e di tivvù, di potere d'acquisto del dollaro e di donnine che albergano a Scoglitti (lo so che è un'altra storia, ma non riesco a togliermela dalla testa). Perché la chiave del giornalismo è la specializzazione.
Infatti un tempo ce l'avevo pure. E non era stata scelta a caso.
Per cui svegliarmi alle cinque, arrancare nove minuti in bici, litigare con Netia, iNews, il Cartstack e il cronometro, parlare in successione di Ban Ki Moon, musica aborigena, cricket e sagra del culatello, da domenica sarà un po' più leggero. Perché poi alle 10 in punto timbro il cartellino e vado a Melbourne Park fino a mezzanotte.
Il fatto che mi restino 4 ore di sonno è un dettaglio compensato dal marsupio porta tablet incluso nel kit per i giornalisti.

DAY 1
Dopo una cenetta con Pistolesi a base di carbonara, tiramisù (grazie, canguro'!) e Venditti, ho cercato invano fino a mezzanotte le presentazioni della metà dei servizi che dovevo annunciare stamane. Non le ho trovate per un motivo semplicissimo: non c'erano. Le conseguenze sulla mia alba in radio sono state tossiche.
Quelle sul tennis sono state quasi peggiori. Per raccontare nello stesso servizio cosa sono l'MCG e il ponte di Barak (quello di Mimì) mi sono perso sulla Yakimova, la Bratchikova, Kudryatsev e Kutznetsov. In pratica m'è scappato l'occhio sul foglio degli appunti. Una vera pippa.
La ciliegina sulla giornata è stata tornare in radio al tramonto per finire di editare una storia e un'intervista. E scoprire che nonostante nove telefonate, decine di mail e sms, un inseguimento tragicomico (io pensavo che fosse lei "al tennis" a Melbourne, lei era convinta chissa' perche' che io fossi "al tennis" a Sydney - hai voglia a cerca' lo stand della Corona), la manager di Maradona poteva darmi solo due minuti e 30 di monosillabi per la trasmissione di domani.
Interviste: 5 (Lorenzi, Barazzutti, Viola, Altschuler, Derudi)
Servizi: 3 (Isola del Giglio, Clinton sull'Algeria, stand-up)
Ore di sonno: 4


DAY 2

Basterebbe dire che la sveglia ha trillato alle 4.25am per dire che la giornata poteva solo migliorare.
Guardare la partita nel box di un coach di tennis può essere un'esperienza un po' rischiosa - se il tuo datore di lavoro ha perso col suddetto in tribunale e non gradirebbe la tua presenza lì - ma anche molto proficua, se il suddetto coach promette pizza, dolce e birra in caso di doppio fallo dell'avversaria e quella commette 3 doppi falli esattamente quando il coach li chiama.
Interviste: 9 (D'Aprile, Serrao, Scanni e Pistolesi in radio, Cipolla, Oprandi, Schiavone, Fognini, Brianti in tv)
Servizi: 2 stand up (senza mai sbirciare gli appunti)

DAY 3

Se l'unico giorno in cui non sei di turno in radio pur venendo da 18 ore filate di lavoro ti svegli alle 6, significa che è giunta l'ora di un salto in farmacia. Piccola testimonianza trasversale - ce ne fosse ancora bisogno - della antipodica considerazione del lavoro:
La radio australiana per la quale collabori e che già ti paga (e pure benino), fa una mezza gaffe sul tennis e corre ai ripari chiedendoti di intervenire ogni giorno 5 minuti sull'argomento. Prima ancora che tu chieda a che ora ti chiameranno, anticipa che ti verrà corrisposto un gettone extra.
Una radio italiana che non hai mai ascoltato e che non ti ha mai filato, chiede al tuo temporaneo datore di lavoro di chiederti di intervenire tutti i giorni. Gratis, perché è vero che sul contratto non c'è scritto, ma non è che al direttore puoi dire di no, e poi non si sa mai, è capace che in futuro eccetera eccetera.
Interviste: 5+2 (Seppi, Viola, Lorenzi, Vinci, Errani, Volandri&Starace non in video)
Servizi: stand up 1&2

DAY 4

Pure a Melbourne rubano le biciclette. Evento tutto sommato probabile, quando tua moglie non lega la catena.
Per la prima volta dal 22 gennaio 2004 il match di Federer non era programmato sulla Rod Laver Arena. Purtroppo la schiena di Beck (ex allievo del Pistola) ha ceduto, il tedesco si è ritirato e non c'è stato concesso di vedere il Maestro su un campo normale.
Francesca Schiavone è talmente squilibrata che quando vince mozzica e quando sbraca contro la numero 80 del mondo ride e scherza.
La vittoria della Hantuchova potrebbe valere un tablet. Ma finché non vedo la pizza del primo turno non ci credo.
Interviste: 4 (Bolelli&Fognini, Cipolla, Schiavone, Oprandi)

DAY 5

Cercasi idee disperatamente. Vabbé che quello che ho detto ieri, già oggi non se lo ricorda nessuno (a meno che non sia uno strafalcione, nel qual caso me lo porto nella tomba), ma rifare i servizi di colore dell'anno scorso non mi pare la via più breve verso il successo.
E dopo l'uscita di tutti gli italiani tranne una e mezza, se l'unica idea che mi è balenata è quella di stanare il cimitero delle racchette fracassate da Baghdatis mi sa che sono condannato a svegliarmi alle 4.
Interviste: 6 (Tiley, Starace&Bracciali, Errani, Vinci, Barazzutti, Pennetta&Dulko alias signora Gago, alla quale non ho potuto fare a meno di chiedere se nel frattempo è diventata tifosa daaa magggica)

DAY 6

Altra sveglia Totally Unnecessary (dedicata all'amico Panofsky) alle 6. I match sono così scontati che sembra di essere tornati indietro di 20 anni e sono così brevi che sembra di essere andati avanti di 30 anni. Le uniche eccezioni sono i serali, dove succede sempre qualcosa di giornalisticamente rilevante, Kukushkin schianta Monfils, Serena litiga con le falene e Dolgopolov perde tirando 80 vincenti. In altri termini: di giorno bisogna sempre estrarre conigli dai cilindri e di sera si va a dormire tardi tardi. Comincio ad accusare.
Interviste: 3 (Pablo Lozano, Romina Oprandi, John Newcombe).
Servizi: 3 (stand up 1&2, Ferrer e gli autografi)

DAY 7

Nel circuito c'è solo una persona più schizzata di Dolgopolov: il coach di Dolgopolov. Si chiama Jack Reader, pare il Peter Fonda di Easy Rider, parla una via di mezzo fra l'australiano, il tedesco e il vicentino, e quando gli dici: "Ah Giacomo, 80 colpi vincenti sono tanta roba, ma sul 6-6 non è il caso di prendere qualche rischio in meno?" si aggiusta la chioma da hippie e con la voce arrochita risponde: "No, no, va bene così. Anzi, ne deve prendere di più, di più!". Poi ride. E più tardi ti manda un sms per sapere dove mangiare la pizza a Melbourne. Lui che è di Adelaide. E poi ti richiama per dire che la pizza era così così, ma l'amaro Averna ha salvato la serata. E poi spegni il cellulare perché se ti devi alzare alle 5 non è che puoi stare appresso a Jack tutta la notte.
Interviste: Errani, Barazzutti, Napolitano (non quello del senso di responsabilità, uno juniores di belle speranze)
Servizi: stand up 1&2, Flinders Station (con tanto di coglionella sulla toponomastica australiana, girato un minuto dopo essere uscito dalla radio - ecco spiegate le occhiaie), e il percorso col tram dal centro all'impianto con l'arrivo degli spettatori. Fra gli altri tal Giancarlo di Roma, il quale mi ha detto che è in Australia perché si interessa di biologia. Ma non ha spiegato a dovere il nesso fra il tennis e il mondo animale.

DAY 8

Per un attimo col buio m'ero illuso che il ladro m'avesse restituito la bicicletta (cosa fra l'altro gia' avvenuta col precedente ferro vecchio), invece mi hanno solo fregato il posto. Poi sono scoppiati 35 gradi e ho fatto allucinazioni di altro tipo.
Nicolas Almagro, cagnaccio simpatico come un pugno di sabbia nelle mutande, tira una pallata addosso a Berdych in uno scambio sotto rete e fa il punto. Poi gli chiede scusa perché così si fa, ma il ceco non gliela perdona e pur vincendo di straforo 4-6 7-6 7-6 7-6, a fine partita non gli stringe la mano. Il pubblico si schiera dalla parte dello spagnolo e bombarda Berdych di fischi. Così Almagro si presenta sorridente nella mini conferenza stampa e a sette giornalisti iberici, uno argentino e uno italiano imbucato (io), dice: El pueblo es savio. (Y jamas sera vencido, aggiungo). Interviste: 8. Jack Reader - visto che c'ero - in radio. Wataru Tsukagoshi (il Rino Tommasi giapponese), Xiaochen Sun (il Riccardo Bisti cinese), Pablo Lozano (due volte, la prima l'operatore s'era dimenticato di accendere il ricevitore del microfono), Francesco Cinà, Tathiana Garbin, Camilla Rosatello, Sam Sumyk - in tv.

DAY 9

Quattro anni fa Gianni buttò lì che avrebbe scritto l'introduzione del mio libro sul giro del mondo perché la via della seta era sempre stato un suo sogno. La proposta poi cadde, forse perché se l'era dimenticata (lascia stare che il libro non l'ho mai scritto).
Ieri mi ha buttato lì di fargli da agente letterario in Australia per il suo libro sugli aborigeni. Oggi vedo se se lo ricorda ancora.
Interviste: Stepanek, un gruppetto di ultras catanesi, Errani, Barazzutti.
Servizi: stand up1&2, i tatuatori.

DAY 10

Il libro non me l'ha ancora passato, ma a mezzanotte e nove minuti Gianni mi ha chiamato per sapere se era vero che Berdych aveva sprecato un set point nel secondo contro Nadal. Gliel'ho confermato, ma quando stavo specificando che aveva messo in corridoio una volèe di rovescio non impossibile, Gianni mi ha stoppato. Perché i dettagli non gli interessano - nel suo articolo scriverà solo che Berdych gioca meglio a tennis ma non ha né testa né cuore. I lettori di Repubblica mi diranno quale giro di parole ha arrotato per esprimere 'sto concetto.
Mi rifiuto di pensare che uno che ieri stava in macchina con me, mamma e papà e non staccava il muso da un manga in bianco e nero possa dare fastidio ad uno che viene scudisciato quotidianamente da Ivan Lendl e che oggi si è andato ad allenare sui campi di Kooyong a mezzogiorno con 33 gradi. Versate lo stipendio mensile su Murray in 3 set.
Interviste: Chris Brown (CEO Kooyong), Crivelli, Lozano, Errani, Vinci
Servizi: Kooyong, stand up 1&2

DAY 11

In radio era il giorno del dibattito, con le linee aperte agli ascoltatori: oltre alla solita telefonata fasulla rompighiaccio e all'immarcescibile signora Anna, hanno chiamato due persone di anni 91.
Interviste: Navarra, Di Palermo, Errani, Vinci.

DAY 12

L'Australia è l'unico Paese al mondo che non celebra la festa nazionale nell'anniversario dell'indipendenza, della firma della costituzione o della nascita del Kim Jong Il di turno, ma nel giorno dell'insediamento di una colonia penale. Il fatto che prima dell'arrivo di 700 prigionieri e 330 carcerieri ci fossero 300.000 aborigeni, poi largamente sterminati, porta questi a battezzare il 26 gennaio the Invasion Day. Oggi quattro gatti dei loro hanno protestato contro la primo ministro e il leader dell'opposizione con le lingue di menelik e quegli invasati dei bodyguard hanno scatenato un parapiglia in stile 22 novembre '63.
Più di 3 ore davanti al computer Gianni non ci sa stare. Perciò oggi che gli tocca seguire il serale (presenti Federer e Nadal?) è arrivato alle 18, quando una semifinale femminile era finita e l'altra era al terzo set. Gianni si è presentato avvolto in un striscione azzurro dell'ANZ, la banca sponsor del torneo: prima gli ho chiesto se me lo passa come tenda per la doccia o come anticipo sulle provvigioni, quindi gli ho comunicato che era passato a cercarlo Ken Rosewall. In sua assenza l'ho sequestrato e intervistato.
Interviste: Ken Rosewall, Neil Harman, Cinà&Lozano, Bracciali
Servizi: Australia Day, stand up 1&2

DAY 13

John Toscano, il fotografo che quattro anni fa diffuse la notizia della mia ospedalizzazione quando dall'ospedale mi avevano già cacciato a male parole, mi ha presentato Santo Cilauro. E' un personaggio nato a Melbourne, come intuibile non ha origini norvegesi, e conduce il Mai dire Gol locale su Channel 7. Se non lavorassi per la concorrenza mi avrebbe già assoldato per recitare una parte nella sigla del programma. Ma non ha escluso di chiamarmi per fare altre cose, tipo Bibendus o Frengo e stop.
Interviste: Sam Smith (anche se è laziale e dicaniana), Alexander Zilbert di Sovetskij Sport (ribattezzato Johnny Balbuzio), Sara Errani (per la settima e credo ultima volta), Roberta Vinci.

DAY 14

Scanagatta è stato allontanato da Melbourne Park fino alla fine del torneo per utilizzo non autorizzato della videocamerina. Io invece ho rischiato tre giornate di squalifica per fallo di reazione su una tipa mezza ubriaca che mi ha rovinato lo stand up. La moviola avrebbe mostrato chiaramente che il mio gomito ha deliberatamente raggiunto il suo occipite sinistro. Ma l'ho fatta franca.
Interviste: Fest, Velickovic

DAY 15

Adam Altschuler m'è venuto a cercare mentre sbirciavo Nole e Rafa uscire dagli spogliatoi per entrare in campo. "You're my good karma", mi ha detto. Giusto perché l'ho intervistato il primo giorno del torneo, e oggi la sua Bethanie Mattek-Sands (guardare per credere)
ha vinto il titolo di doppio misto. E non gli avevo neanche detto che è andata allo stesso modo con Radek Stepanek (che ha vinto il suo primo Slam di doppio a 33 anni), e Sam Sumyk (che allena l'Azarenka, quindi oltre a "vincere" il suo primo Slam e diventare il coach della numero uno del mondo, ha pure intascato la percentuale sui 2 milioni di euro vinti da lei). Ah, se solo Rogerino si facesse intervistare.
p.s. Djokovic e Nadal decidono di chiudere la finale più lunga della storia del tennis Open verso le 2 di notte, un paio d'ore prima della sveglia. Ma ne è valsa talmente la pena che rimango per le conferenze stampa e poi vado direttamente in radio.