giovedì 20 dicembre 2012

La versione di Bruno

Appuntamento a Belgrave, ultima fermata della metro di superficie, ad un'ora esatta dal centro. Arrivo con un borsone da tennis sulle spalle e una felpa della Roma addosso, ma Bruno riesce comunque a guardarmi senza riconoscermi. A bordo della sua utilitaria metallizzata copriamo i sette chilometri di curve che ci separano dalla sua villetta. Li conoscevo bene, visto che avevano separato me dal mio lungamente difeso celibato: casa Racina è a 100 metri da dove mi sono sposato, ma è l'unica costruzione della zona che sia rimasta tale e quale a com'era 40 anni fa, quando il Dandenong Ranges park pullulava di wallabies e wombati, e con pochi spicci si potevano comprare acri su acri per poi piantare castagne e vivere dei frutti della terra. Appena parcheggiato m'è venuto spontaneo annusare l'aria.

"Scusa Bru', ma cos'è 'sta puzza?"

"Ho bruciato un po' di roba, you know, stamattina..."

"Cosa?"

"Vestiti, dry food, cibo in scatola"

"E perché?"

"Eh amico caro... Avevo conservato roba in previsione di una guerra nucleare. Ma ormai non c'è più il rischio".

"E tua moglie lo sa?"

"No".

Si', perché Bruno Racina ha una moglie. La quale non crede ad una virgola di quel che dice il marito e non sa neanche che lui abbia appena acceso un falò. Lui in compenso non sa bene quanti anni abbia lei. Bruno sostiene più o meno 65, ma sa che nonostante l'età, lei continua a lavorare come segretaria in uno studio legale. E' italo-australiana di origine siciliana, e uno malizioso penserebbe che la scelta di lei sia dettata da un calcolo matematico: più ore sto in ufficio e meno le passo a sentir parlare di Ashtar Command.

"Quanti anni mi dai?"

Bruno vuole subito rimettere le cose a posto. Lui forse non saprà quanti anni ha la moglie, ma io non so quanti ne abbia lui.

"Boh, 67-68?"

"Eh, no caro mio... io sono del '39"

In un certo senso se li porta bene. Somiglia vagamente a Cavour, con una vistosa cicatrice in testa sulla quale uno con gli attributi e senza il timore di lasciarci le penne - lassù in montagna - una domanda gliel'avrebbe posta. Se non proprio "Quella è lobotomia?", qualcosa del genere. Invece non ho avuto neanche il coraggio di chiedergli cosa fosse quella cosa nerastra appiccata agli spaghettoni scotti preparati la sera prima dalla moglie e che dopo un giretto nel microonde e una spruzzata di parmesan da discount ci siamo mangiati semifreddi. Lui lo chiamava pesto, ma di tutto quello che mi ha detto in due ore è di gran lunga la sparata più grossa.

"Senti, ma se il 21 dicembre non succede niente?"

Questa invece sì, gliel'ho fatta. Ero salito a Monbulk, sulle colline ad est di a Melbourne, per una serie di motivi. 1. Riempire mezza giornata fra una partita a tennis e l'altra 2. Passare dal cognato per pulire la casa messa in vendita senza però concedergli più di un paio d'ore 3. Avere qualcosa da raccontare al mondo 4. Vedere se nel parapiglia usciva qualcosa in eredità 5. Accertarmi - eventualmente - che Racina non avesse intenzioni strane

"Intendo... hai letto gli appelli nel mondo, hai sentito di persone che in Russia minacciano di uccidere se stesse e i propri figli... Ecco, se il 21 dicembre non succede niente?".

"Vorrà dire che ci siamo illusi per 30 anni".

Io non so se quella risposta l'ho sognata, credo di no. Ma l'ha formulata la stessa persona che solo un paio d'ore prima aveva bruciato scorte alimentari messe insieme all'insaputa della moglie in vista di una guerra atomica. La stessa persona che un giorno di 40 anni fa ha scoperto le teorie new-age e ne ha fatto una ragione di vita, volando anche al più classico dei raduni a Denver e poi finendo per consacrare il proprio tempo libero all'invio di "circa un milione di email" per informare tutto il mondo su quello che sta per succedere. Poco male se non è neanche riuscito a convincere la moglie, figuriamoci il primo ministro australiano. La stessa persona ha ormai rimpiazzato Cristo con Khuthumi, crede ciecamente ai libri di Norma Milanovich (titolo più bello: "We, the Arcturians - A True Experience", ma guai a dimenticare 'Sacred Journey to Atlantis' e sopratutto la Bibbia del bravo sanandiano: 'The Light shall set you free'), e che non si capacita del perché i media di tutto il mondo - da SBS alla CNN - parlino delle eclissi solari ma non dell'ingresso della Terra nella banda fotonica. La stessa persona che non ha fondato sette e non è ha rapporti con altre persone che la pensano come lui. Ma che con gli alieni, anzi con i nostri parenti della quinta dimensione, comunica per via telepatica. In genere nel dormiveglia, salvo qualche eccezione quando si fanno vivi in pieno giorno, mentre fuori grandina, gli alberi cadono a mazzetti sulla linea ferroviaria e per concludere un pranzetto coi fiocchi lui sta preparando una tazza di una sottomarca di caffé solubile.

"Prima non te l'ho detto - mi fa, mollandomi in stazione - ma mentre eravamo in casa, mi hanno dato un segnale".

"Come?".

"Dandomi un pizzicotto qui, sulla coscia".

"A significare che...?".

"Era per dire - you know - che sei una persona interessante".