venerdì 13 dicembre 2013

Van Diemen's Land



Dopo aver circumnavigato i mari del Sud, toccando le coste della Nuova Guinea, delle Salomone, delle Figi, di Tonga e della Nuova Zelanda, 370 anni fa un navigatore olandese di nome Abel Tasman avvistò una costa che credeva appartenere al continente australiano e per questo ribattezzò quel lembo di terra Van Diemen's Land. Era un omaggio al governatore della Compagnia Olandese delle Indie Orientali ma anche e soprattutto una topica clamorosa, che data la lontananza e la difficoltà di ritrovare la strada a quelle latitudini rimase tale per la bellezza 135 anni. Tanto ci volle, prima che un certo Matthew Flinders si accorgesse che quelle coste appartenevano in realtà a un'isola. Che a questo mondo non ci sià giustizia è testimoniato dal fatto che Tasman si vide intitolata tutta l'isola e da lì a cascata mezza fauna autoctona e pure Taz, il cartone della Warner Bros, mentre a Flinders toccarono un'autostrada nel Queensland, la stazione dei treni di Melbourne e una catena montuosa del Sud Australia. Non il massimo, per uno che di mestiere faceva il navigatore.



Hold me now, oh hold me now 
'Til this hour has gone around
And I'm gone on the rising tide
For to face Van Diemen's land 

It's a bitter pill I swallow here 

To be rent from one so dear 
We fought for justice and not for gain 
But the magistrate sent me away 

Now kings will rule and the poor will toil 
And tear their hands as they tear the soil 
But a day will come in this dawning age 
When an honest man sees an honest wage 

Hold me now, oh hold me now 
'til this hour has gone around 
And I'm gone on the rising tide 
For to face Van Diemen's land 



giovedì 14 novembre 2013

Working boy

Qualche tempo fa, ficcando il naso tra le carte dell'istituto nazionale di previdenza sociale, ho scoperto di avere un fondo pensione anoressico. Non che mi illudessi, ma fra una decina di datori di lavoro, una quindicina di anni di attività e tante di quelle tasse pagate da ricevere sempre rimborsi pari a una tredicesima, speravo in qualcosa di più di 9 mesi di contributi.
Pare che all'INPS risultino solo i versamenti fatti quando ero ancora vergine, nel '96.Oltre a bazzicare i corridoi della Lumsa e a raccontare in radio e sul Corriere le partite di Almas, Montespaccato e spesso pure Rebibbia, all'epoca arrotondavo facendo lo steward alla Fiera di Roma.
Il lavoro era semplice: bastava calzare le scarpe della cresima e indossare un vestito fatto su misura (detratto dai compensi, ça va sans dire) e rassegnarsi a trascorrere lunghissime giornate in piedi e a digiuno, in attesa che Steve Jobs o chi per lui risolvessero l'impasse con qualcosa di più interattivo di un walkie talkie..
L'unico modo per combattere la noia era dedicarsi ad uno sport nel quale da allora, modestamente, me la cavo alla grande: attaccare bottone con gli sconosciuti.
Se mi assegnavano al cancello su via Cristoforo Colombo potevo conoscere ricchissime nobili col barboncino che poi mi tempestavano di chiamate e mi invitavano alle loro cene eleganti ai Parioli per presentarmi il figlio chirurgo e l'amico dell'ex Scià di Persia. Coi quali - a sentire la contessa - avevo un sacco di cose in comune.
Se finivo sul retro, a via dell'Arcadia, capitava che mi ritrovassi a piegarmi dalle risate con un muratore rumeno. Salvo poi scoprire che per rispondere al mio istinto feticista avevo appena fregato la targhetta metallica della sua Dacia. E mentre ridevamo insieme ce l'avevo nel taschino.
Se invece dovevo tenere a bada il famigerato ingresso secondario di via dei Georgofili, potevo ripassare l'esame di Teorie e Tecniche delle Comunicazioni di Massa o leggere il Paradiso degli Orchi in due giorni.
Il tempo non mancava, soprattutto se in assenza di qualche collega toccava coprire due turni, lavorando dalle 7 alle 23. A me in realtà successe solo una volta: tornai a casa a mezzanotte con due occhiaie e un sorriso così, perché con una botta sola avevo fatto 96mila lire. Abbastanza per una settimana in Guatemala.
La Gesman - la benemerita cui devo gli unici versamenti INPS della mia vita lavorativa - pagava 6 mila lire all'ora. Poco prima che arrivasse l'euro, non ai tempi del Quartetto Cetra.
C'ho ripensato stamane, quando ho avuto la conferma che domani lavorerò dalle 6 alle 14.30 per il programma italiano di radio SBS  e poi - come inviato allo stadio - dalle 17 alle 23 per quello inglese di SBS 3. Non siamo alle 16 ore di fila ma poco ci manca. 

mercoledì 4 settembre 2013

Viaggi di nozze

Avevo chiesto le ferie una decina di mesi fa, a costo di passare per quello che è attaccato al lavoro nella misura in cui la redazione è a 600 metri dai campi di Melbourne Park e il contratto gli consente di accumulare 2 settimane di vacanze a febbraio, 5 fra maggio e giugno e 3 a settembre. Le avevo chieste perché in qualità di causa primigenia mi toccava fare un salto in Italia per celebrare il matrimonio di due stranamorizzati appena prima dell'esilio. Millo e Sunnja si sarebbero giurati ammmore eterno nello stesso giardino nel quale lui aveva festeggiato i 18 anni, i cento giorni e la maturità. Sempre con me fra i piedi, essendo noi due nati a circa 24 ore di distanza ed essendo sopravvissuti alle lezioni di greco a circa 2 metri l'uno dall'altro.Visto che c'ero, avrei pure assistito al giorno in cui un sedicente architetto - dopo aver educato la futura consorte al mare e al viaggio ma non alla Roma - avrebbe messo fine a quattro decenni di celibato granitico a piedi nudi sulla spiaggia, copiando spudoratamente Ridge Forrester.
Invece niente.
Dato che la carne è debole, non ci sono più i sani valori di una volta e le americane non sanno resistere a chi indossa con nonchalance gli occhiali da sole fucsia, nel terzo millennio succede pure che si rimanga incinta con ampio anticipo sulla prima notte di luna di miele. Così, col Millino in arrivo, arrivederci sposalizio da celebrare. E arrivederci Casperia, Fregene e Islanda passando per Guangzhou, Pechino, Parigi, Londra e Stoccolma. Siccome però la faccia di tolla di richiedere le ferie l'avevo ormai sfoderata, si va lo stesso in aeroporto. Destinazione al di là del mar dei Coralli, isole Salomone. Così si risparmiano ore su ore e euri su euri di aerei, si pianta la terza bandiera melanesiana del 2013 e si evita di andare a trovare due cugini acquisiti (e i loro animaletti domestici) nella stagione delle piogge.
p.s. sì, le isole Salomone sono uno Stato indipendente, più o meno da quando sono nato io. Per l'esattezza sono un gruppo di mille isole di origine vulcanica situate tra le latitudini di 5°S e 13°S e le longitudini di 155°E e 169°E. Si chiamano così perché nel XVI secolo gli spagnoli che ci misero casualmente piede sulla strada tra il Messico e le Filippine trovarono parecchio oro. Lo stemma nazionale raffigura un coccodrillo e uno squalo perché ad oggi i metalli preziosi scarseggiano, ma di animali pericolosi ce ne sono quanti ne volete. Teatro di battaglie navali e aeree fra gli Alleati e i giapponesi durante la seconda guerra mondiale e di violenti scontri etnici fino a pochi anni fa, assieme a Timor Est e Papua Nuova Guinea compongono il cosiddetto arco di instabilità a nord dell'Australia. Il 6 febbraio scorso, mentre ero alle Figi, uno tsunami si è abbattuto sulle coste, provocando milioni di dollari di danni e una mezza dozzina di vittime. Fossi nei figiani mi gratterei convintamente.

domenica 7 luglio 2013

Roy Story

Sei anni fa di questi tempi mi domandavo dove avrei passato la notte e cosa ne sarebbe stato di me il giorno seguente. Oggi so che mi aspetta una coperta termica e una sveglia alle 5, e tutt'al più mi domando se è meglio guardare il Gran Premio, la finale di Wimbledon o la tappa del Tour.
Cioé, me lo domanderei se il televisore non mi avesse appena nascosto tutti i canali.
Un argomento sul quale in teoria dovrei essere pure ferrato...


giovedì 6 giugno 2013

Tropico del Cancro

Foto scattate nell'arco di 8 ore dalla partenza. Tanto è durata la pacchia, l'illusione che sarebbe stato bello...
Ermanno 'piuttosto che' Viola
Questa è una di quelle più difficili da spiegare. Non per i checcevaiafa' e checcestadavede' compensibili e giustificati come non mai, né per le contumelie mugugnate dai nostalgici dei rapporti all'antica, nei quali lui (io) lascia lei (la cangurotta pallida) fra le 7 e le 10 settimane ogni anno eventualmente per fare soldi, non per spenderli in visti e shisha. No, questa è ardua da argomentare per altri, invisibili, dettagli.
Come la temperatura media del periodo (38 gradi e due figure) o la presenza di un unico must in Oman-Iraq di calcio dopo che si salta a pie' pari il derby di Coppitalia, come la scelta di affittare di una Yaris quando tutt'attorno ci sono dune di sabbia (e comunque per dormirci dentro, se necessario) o soprattutto come l'accompagnarsi ad un attrezzo del genere >>>
quando si desiderano pace e silenzio.
La geniale idea di girare l'Oman in una macchina subcompact è sua.


mercoledì 1 maggio 2013

Un altro giro di giostra

La passionaccia è nata nell'85, ascoltando la favola del minorenne che vince Wimbledon a forza di Bum Bum. Quel colpo di fulmine m'è costato pacchi di pomeriggi estivi davanti al televisore con il volume al minimo e la luminosità al massimo. Tanto la vista me l'ero giocata molto prima di allora, e interpretare le immagini in negativo di Tele+ era l'unico modo per sbirciarlo mentre caracollava nel giardino di casa sua in attesa di farsela puntualmente sotto in finale. Col tempo ho maturato l'amara convinzione che fosse un idiota di prim'ordine (il poker, più della figlia nata da un rapporto orale sulle scale, ha cancellato ogni dubbio residuo), ma dopo quasi trent'anni provo ancora per Boris Becker una specie di devozione. Il mito è lì, nel pantheon degli intoccabili, assieme a Rinat Dasaev e Willy Fogg. Ad essere sinceri col tempo ha staccato la concorrenza, se è vero che a novembre scorso ho sganciato 72 dollari su ebay per togliermi lo sfizio di possedere finalmente quella sua Puma modello Super, e che a febbraio ne ho cacciati altri 193 quando è sbucata una racchetta identica alla prima, ma in condizioni migliori. Partecipando ad un'asta in piena notte e rilanciando sul prezzo dodici volte, mica una.
Però vado fiero del fatto che da parecchio ho smesso di indossare le sue maglietta FILA fantasia pioggia acida e di servire come faceva lui, colpi di tosse compresi. Il che non ha migliorato significativamente la mia percentuale di prime palle, ma mi ha reso molto meno ridicolo.
Insomma, quando nell' '88 misi piede al Foro e il programma sul centrale veniva aperto da Becker-Tulasne, non stavo nella pelle. Doveva essere una partita ampiamente alla nostra portata (non un Venezia-Roma, no, ma qualcosa tipo Roma-Samp sì) e infatti finì 7-6 6-4 per il francese. Per colpa della scuola dell'obbligo, fra l'altro, di quel match vidi solo la stretta di mano e l'uscita dal campo. Tra i fischi. Fu la prima e l'ultima volta in cui mi imbattei in Boris Becker dal vivo. L'anno scorso ho incrociato Tulasne e ho provato a rinfacciargli l'onta e a condividere il mio dramma giovanile. Lui non si ricordava neanche di averla vinta, quella partita.

Lasciando il Foro mi consolai con un poster Diadora di BB, che si affiancò a Rocky IV e resistette sulla parete anche quando si aggiunsero Senna, Voeller, Michael Jordan e il dream team di Velasco. Uno che s'è bevuto la storia del tiqui taca mazzoniano ante-litteram con Scarchilli, Cappioli e Statuto, quanto ci metteva a convincersi che Lendl, Edberg e Wilander gli allacciavano le scarpe, al suo preferito? Poi il vero vantaggio di crescere con Grobbelaar e Pascutti è che alle disgrazie sportive ci fai il callo da piccolo. Così quando Sampras gli lascia 5 giochi in 3 set nella finale del Foro basta ripetersi che quell'altro è giovane e che la terra è superficie per pallettari, e il gioco è fatto, entro certi limiti la cosa ti scivola addosso. Poi però, quando BB tolse il disturbo, riguadagnai sì i pomeriggi estivi, ma mi trovai a doverci metterci una toppa, sul buco. E mi vendetti al miglior offerente: Rafter per quella storia della doccia insieme, Kuerten perché brasiliano come Aldair quindi per forza lupacchiotto, Hewitt perché ogni volta che scrivevo di lui la Gazzetta dello Sport pubblicava il mio pezzo, Federer perché nonostante tutto non era brutto da vedere. Saltando di palliativo in palliativo, gli anni sono passati, Bum Bum si è riempito di botulino e per spirito di emulazione anch'io ci sto facendo un pensierino.* Però dai e dai uno tira le somme, come ho fatto stamane, realizzando che questa sarà la 25° volta al Foro. In vita mia ci sono più Internazionali di tennis che Natali in Italia, Capodanni in piazza o Ferragosti al mare. E ogni volta è diversa dalla precedente, se non altro per gli aeroporti nei quali mi tocca dormire. Stavolta Abu Dhabi, poteva andare peggio. Il mezzo giro del mondo 2013 prevede le seguenti tappe:

1/5 Melbourne-Kuala Lumpur (Air Asia, notte in aereo)
2/5 Kuala Lumpur-Colombo (Sri Lankan)
2/5 Colombo- Bahrain (Sri Lankan, notte a Manama - sperando che stavolta mi facciano entrare)
3/5 Bahrain-Abu Dhabi (Gulf Air, seguita da pernottamento sui sedili dell'aeroporto)
4/5 Abu Dhabi-Roma (Alitalia)
...
24/5 Roma-Abu Dhabi (Alitalia)
quindi, dopo una dozzina di giorni a zonzo per l'Oman...
5/6 Muscat-Abu Dhabi-Kuala Lumpur (Etihad)
6/6 Kuala Lumpur-Melbourne (AirAsia)

p.s. appuntamento giovedì sera a via Vetulonia.
p.p.s. vengo col bagaglio a mano, non vi aspettate Ugg boots..
scherzo

venerdì 5 aprile 2013

La città ideale

Keep clear’. In due parole si invita l’automobilista australiano a fare una scelta di campo forte: aspettare che la macchina che lo precede abbia superato completamente l’intersezione prima di occupare l’incrocio e alimentare l’ingorgo. L’intento è talmente nobile che non riesco mai a staccare gli occhi da quelle nove lettere pennellate sull’asfalto. E a distanza di anni continuo a commuovermi constatando ogni volta come quella semplice indicazione di buon senso venga rispettata da tutti pedissequamente, senza il beneficio dei mille commi della vita e - soprattutto - senza che dalle retrovie scattino all’unisono dieci clacson e venti bestemmie.
Anche l’australiano nella sua versione più macha, alternativa o ribelle, il tizio con muscoli e tatuataggi in abbondanza che non si separa mai dalla sua cassa di birra, rispetta con fedele devozione questa e le mille altre regole che lo Stato gli impone. Dall’obbligo del caschetto anche sulle piste ciclabili a quello delle cinture di sicurezza sui sedili posteriori, dal divieto di consumare alcol per strada a quello di parcheggiare sulle strisce, dal divieto di utilizzare il cellulare nelle stazioni di servizio (figuriamoci alla guida) a quello di fumare allo stadio. Dove, per la cronaca, sono vietati i fumogeni, nessuno conosce il nome dell’arbitro e ogni intemperanza viene punita con settemila dollari di multa. Al massimo dopo la terza VB caccia un rutto da escavatrice, ma per ora sulla faccenda il governo non ha messo bocca.
Certo, è più facile rispettare le regole imposte dall’alto quando lo fa anche il vicino, quando il sistema scolastico ha puntato sull’interiorizzazione del rispetto e del timore per l'autorità e meno (molto ma molto meno) sullo sviluppo della creatività e dello spirito critico. E in generale quando l’intero ingranaggio funziona, per cui ogni discussione tesa a togliere certezze che nella visione semplicistica della maggioranza contribuiscono ad assicurare un +3,4% del PIL nazionale anche in epoca di crisi globale, suona come un rigurgito rivoluzionario. 
Insomma, l’uovo dell’educazione civica nasce contemporaneamente alla gallina del rispetto dello Stato per i cittadini, in una specie di circolo virtuoso al quale forse mancano anima e analisi (è proprio necessario – dico io - che i motorini si mettano in coda, al semaforo, come tutte le altre auto e non possano zigzagare neanche un po’ per guadagnare qualche posizione sulla griglia di partenza?) ma che anestetizza i nativi e ipnotizza gli immigrati. 
Il risultato è un Paese talmente ligio al dovere da apparire narcotizzato, irregimentato e robotizzato. Ai nostri occhi, almeno. Un posto nel quale puoi star certo che nessuno risponderà ad un tuo sms durante l’orario di lavoro ma anche che un politico finirà sulla gogna se pagherà il taxi coi soldi pubblici, dove nessuno conosce le funzioni del procuratore generale o le pieghe della legge elettorale, ma dove il rispetto è il caposaldo delle relazioni lavorative e l'assenza del conflitto e la serenità – anche quella tutta anglo di facciata – lo sono di quelle sociali. 
Non è per la sua bellezza che Melbourne è stata eletta un paio d’anni fa ‘città più vivibile al mondo’. Ma perché la cosa peggiore che ti possa capitare è che ti rubino la bicicletta sotto casa, che ti ritrovi un ragno velenoso in cucina o che ti chiedano perché mai in Italia non si riesca a formare un governo.


(pubblicato su Leggo del 5/4/2013)

domenica 3 marzo 2013

Tropico del Capricorno

Avviso agli amici geologi: le specialità culinarie di Tanna sono i pipistrelli e a tavola ti offrono solo acqua piovana, quindi nel caso venite già mangiati. In compenso l'isoletta a sud di Vanuatu vanta l'unica cassetta della posta al mondo sistemata sulla cima di un cratere. Il che passerebbe in secondo piano, se il cratere non fosse quello del monte Yasur, uno dei vulcani più attivi più accessibili al mondo. Attivo nel senso che romba e tuona ogni cinque minuti. Accessibile nel senso che si può salire fino alla caldera e buttare lo sguardo nel cono. Se si riesce ad evitare il lapillo a 700 gradi centigradi che schizza all'altezza delle sopracciglia, si capisce perché James Cook localizzò l'isola nel 1774 e un certo John Frum ci atterrò 150 anni dopo. Venendo scambiato dalla popolazione locale per un profeta a metà strada fra Osho e Quelo. 

p.s. i figiani e i vanuatiani (?) sono fra i popoli più sereni, simpatici e accomodanti del pianeta. Nella mia esperienza sono anche gli unici che non abbiano mai sentito parlare di Silvio Berlusconi. Le due cose potrebbero essere correlate.

domenica 3 febbraio 2013

Cast Away

In linea d'aria, Suva dista da Roma 17.130 chilometri. In pratica da via Affogalasino si fa molto ma molto prima ad andare al Polo Sud. Sulla faccia della Terra, solo Rarotonga e Nuku'alofa sono più lontane dal Cupolone*, e infatti lì non si vedono italiani dai tempi di Antonio Pigafetta.
La premessa serve a spiegare quanto le Figi siano fuori mano: oggi come oggi è il posto migliore per beccarsi un ciclone, ma anche per evitare di incrociare qualcuno che ti chieda conto delle uscite di Goicoechea.
Se in quell'arcipelago hanno girato il film con un pallone da pallavolo come protagonista, è perché in mezzo al Pacifico le isolette spuntano e spariscono senza che nessuno ne prenda nota, figurarsi gli aerei e le navi.
Dice ... bello il vulcano, bello lo squalo, bella la spiaggetta con la palma, ma tutto considerato era proprio il caso di andarci durante la stagione delle piogge?
La risposta è no, ma Port Vila è la capitale straniera più vicina a Melbourne. Il che da un lato rende Figi e Vanuatu destinazioni accessibili con appena 5 ore di volo, dall'altro non depone per niente a favore della posizione dell'Australia sul globo terracqueo.

ITINERARY
3-10/2 - FIJI
10-17/2 - VANUATU (sì, è uno Stato dell'Oceania)

p.s. A proposito del Paese che mi ha appena appena garantito la residenza a titolo permanente... A gennaio, secondo il Bureau of Meteorology, la temperatura media (29,7°) e la media delle massime (36,9°) hanno superato di gran lunga i vecchi primati, che risalivano nientemeno che al 1932. In Australia è stata l'estate più rovente della storia. Gli Stati  più caldi sono risultati il Northern Territory e il Queensland, dove le temperature sono state in media rispettivamente di 31,93° e di 30,75 gradi (fonte SBS). Senza il freddo cane che ha fatto a Melbourne, la media nazionale avrebbe probabilmente superato i 50 gradi. (fonte mia, ma confermabile da chi s'è sorbito i serali nella Rod Laver arena).


* (esclusa la Nuova Zelanda, che è hors catégorie)

giovedì 10 gennaio 2013

La grande abbuffata


JAN 27th - Sun
Per vedere Murray a rete bisogna capitare casualmente ad un suo allenamento.  

JAN 26th - Sat
Dopo essermi scontrato a Roma con l'irritabilità della sua ragazza e a Melbourne con gli afrori della sua ascella, posso affermare con certezza che l'abbigliamento non è l'unico problema di Red Foo (nella foto scattata in sala stampa mentre la sua Vika festeggiava, anche se continuo a non sapere chi sia né per cosa sia famoso).


JAN 25th - Fri

JAN 24th - Thu
Da quando gli italiani sono tutti fuori in singolare, ci dedichiamo a doppi e juniores, cioè categorie del pensiero tennistico ignote persino alle statistiche. L'anno scorso il pungolavo puntualmente Ed dell'ITF, quest'anno l'agnello sacrificale di turno si chiama Jim. Dal mio costante mobbing è emerso che:
- Nessuna coppia italiana ha (anzi, aveva) mai vinto gli Australian Open
- Era dal 2004 che la coppia numero 1 del tabellone di doppio femminile vinceva il torneo
- Nessuna coppia maschile è mai arrivata in finale nel torneo
- Era dal 1994 che due australiani non disputavano la finale juniores maschile
- Nessun junior italiano è mai arrivato in finale a Melbourne (né a vincere, ça va sans dire)
- Era dal 2007 che uno non arrivava in semifinale
- Era dal 1987 che due juniores non arrivavano contemporaneamente ai quarti
- I due erano Diego Nargiso e Eduardo Rossi.
Chi fosse quest'ultimo, non lo sa neanche google.

JAN 21st - Tue
Shit happens, GQ...

JAN 20th - Mon
Channel 7 - titolare dei diritti tv del torneo - pende più verso il genere Studio Aperto che verso il tipo BBC. Ma stasera uno dei titoli d'apertura del telegiornale che prende di mira dei 'vandali' che hanno disegnato graffiti batte pure la storia delle papere che attraversano l'autostrada. Poi dice perché la gente si butta sulla Victoria Bitter.


JAN 18th - Fri
Luke Saville practising with Him
Tennis Australia m'ha mandato sotto una signorina parecchio sorridente per scroccare questa foto.
Ho ceduto di schianto, un po' come Tomic al terzo contro il tizio qua sopra.

p.s. l'altro, per la cronaca, è il vincitore di Wimbledon 2011 e degli Australian Open 2012, junior chiaramente. Non diventerà mai come l'Altro, ma è quanto di più simile ad un tennista under 20  ci sia al momento in Australia. E a differenza dell'Altro mi ha dato la sua email, anche lui per battere la suddetta foto.

JAN 17th - Thu
Il ragazzo dei Seppi vince dopo 4 ore e 7 minuti sotto 40 gradi


JAN 16th - Wed
Uno bravino


JAN 14th - MON
Gianni m'ha chiesto due volte il nome di battesimo della Puchkova. Che è Olga, mica difficile. Dopo aver cambiato idea svariate volte, aveva infatti deciso di scrivere il pezzo sul 6-0 6-0 che la russa ha rimediato dalla Sharapova nel match d'apertura sulla Rod Laver arena. Non un granché, come tema. Nel tentativo di dare un senso a questa storia, Gianni s'è buttato sulle statistiche. E dopo aver abbozzato il pezzo, mi ha chiesto un paio di volte se la Puchkova avesse mai perso 6-0 6-0 (sì), tre volte contro chi (Bartoli), quattro volte dove si giocasse la partita (Quebec City) e a che anno risalisse la partita (2006). A rotazione. Restando deboluccio, come spunto, Gianni mi ha chiesto qualche nota biografica della Puchkova. Non che io la conoscessi, ma almeno a differenza sua bazzico wikipedia e il sito WTA. Spulciati il quale, Gianni ed io siamo finiti dove nessuno dei due avrebbe mai pensato di finire, tantomeno insieme: sul sito di Nicki Minaj. Poi Gianni ha ritrovato l'appunto sul quale aveva scritto Cibulkova-Radwanska 6-0 6-0 - il risultato era al contrario - e mi ha chiesto un paio di volte in quale torneo si fosse giocata quella finale. Quindi mi ha domandato perché avesse preso quell'appunto. Ed è ricominciato il giro di Puchkova-Bartoli, finale di Quebec City 2006, Nicki Minaj e Radwanska-Cibulkova (con divagazioni sul tema, tipo le frequentazioni di quest'ultima con mezzo circuito ATP, da Monfils a Melzer).
Quando Gianni mi ha detto di essere bollito, anzi di avere proprio l'alzheimer, non me la sono sentita di contraddirlo. Su sua richiesta gli ho suggerito che l'autore di Alice nel paese delle meraviglie è Lewis Carroll. Poi ho dovuto puntualizzare che Carroll si scrive con due L. Dopo aver riletto il suo articolo per La Repubblica, Gianni ha confessato che se un pezzo del genere lo avesse scritto un giovane, lo avrebbero licenziato per manifesta incapacità. Anche lì non me la sono sentita di contraddirlo.

p.s. Fra un'intervista e l'altra mi ha raccontato di quando perse lottando con Drobny, di quando da giocatore gli fecero assumere stimolina, di quando a casa sua Tony Roche allungò il barolo con la coca cola, che la segretaria di De Gaulle era stata campionessa di Francia, della sua colf rumena, che il figlio di Gianni Brera gli dà dell'omosessuale in un libro, che nel '60 sarebbe dovuto venire in Australia come capitano di Coppa Davis ma dovette saltare la trasferta per via del tifo e last but not least che Nicola Pietrangeli e Lea Pericoli non hanno mai fatto l'amore.

JAN 13th - Sun 
Simone Bolelli e Umberto Rianna
L'anno scorso mi chiedevano tutti a che ora avevo il volo di ritorno, quest'anno da quanto sono arrivato. Alla gente proprio non entra in testa che io viva qui. Solo oggi me l'hanno chiesto Seppi, Fognini, Lorenzi, Bracciali, la Santangelo e il coach della Errani, Lozano. Bolelli e la Schiavone stavano per chiedermelo, poi devono essere stati  folgorati da una visione: il Bole delle 10 mail che ci siamo scambiati il mese scorso, la Leonessa del pranzo di Natale a casa del suo ex preparatore atletico, che vive a 2 minuti da casa mia. Durante le qualificazioni invece, la solfa è stata una tassa fissa. Abito lì, alle spalle dello stadio, e lavoro là, a  500 metri di distanza. Qui ci vengo tutti i giorni, sono pure un socio del circolo, quando non giocare voi ci gioco io. Sì, anche Barsacchi lavora a Melbourne Park e sì, anche lui vive a Richmond. Io faccio il giornalista nella radio nazionale australiana. Sono entrato per concorso. No, il programma è in italiano. Sì, mi trovo abbastanza bene. Sì, qui la qualità della vita è molto buona. Sì, gli stipendi sono alti. Sì, l'Australia è benestante e la gente serena. Sì, mi mancano i miei, gli amici, la mozzarella e i salumi. Sì, lo so che l'Italia sta facendo una brutta fine. Sì lo so che è diventata invivibile. Mah, non lo so. A Roma vengo ogni tanto, ma sempre per gli Internazionali. Sì, ci vediamo al Foro. Bella.

JAN 12th - SAT
(e visto che sul sito della FIT non me lo firmano)
Novak Djokovic e Victoria Azarenka tornano a Melbourne da campioni in carica e da numeri 1 delle rispettive classifiche, una doppia circostanza che qui non si verificava da 15 anni. La differenza tra i due la fanno soprattutto le prospettive: il serbo ha evitato Murray in semifinale, dall'Australia ripartirà comunque vada in cima alla graduatoria e può perciò puntare senza troppe pressioni ad un tris consecutivo che a Melbourne non è mai riuscito a nessuno nell'era Open. La bielorussa, al contrario, è obbligata a replicare la vittoria del 2012, quando in finale surclassò Maria Sharapova, per evitare di farsi scavalcare in classifica dalla siberiana o - più probabilmente - da Serena Williams.

Serena Williams - Torna in testa alla classifica WTA se raggiunge almeno le semifinali (andrebbe a 10370 punti) e Maria Sharapova non vince il torneo. Può diventare n.1 anche raggiungendo gli ottavi (9750) o i quarti (9970), se la Sharapova non va in finale (in quel caso salirebbe a 10045) e la Azarenka non vince il torneo (10325). Può tornare in testa al ranking anche fermandosi al terzo turno (9630), ammesso che la Azarenka (9725) e Sharapova (10045) perdano prima della finale. Persino con un'eliminazione al primo (9475) o al secondo (9570) turno, la Williams potrebbe aritmeticamente puntare al primo posto, ma dovrebbe sperare che la Azarenka non arrivi in finale (9725) e la Sharapova non arrivi in semifinale (9545).

Maria Sharapova - Torna in testa alla classifica WTA se vince il torneo e contemporaneamente Serena Williams non va in finale. La russa può riprendersi lo scettro mondiale anche se si ferma in finale (10045), a patto che a batterla non sia la Azarenka (10325) e che la Williams perda prima delle semifinali (10370). Potrebbe bastarle anche arrivare solo in semifinale (9545), ammesso che la Williams perda nei primi 2 turni e che la Azarenka non vada in finale (9725).

Victoria Azarenka - Può conservare il primo posto del ranking WTA solo in caso di vittoria agli Australian Open e se contemporaneamente Serena Williams non arriva in semifinale. Arrivando in finale (9725), la bielorussa può mantenere la leadership solo se la Sharapova non arriva in finale e Serena Williams perde nei primi 3 turni.

Sono esclusi casi di primo post ex-aequo. In caso di finale Sharapova-Williams, la statunitense tornerebbe al primo posto della classifica a prescindere dal risultato. In caso di vittoria della Azarenka (10325) in finale sulla Sharapova (10045), con la Williams eliminata in semifinale (10370), l'americana sarebbe prima per 45 punti.

JAN 10th - Thu
Jordan Pankiw, "coach" di Fabbiano

L'agenzia immobiliare ha impiegato solo 4 settimane per mandarci uno che ci liberasse dalla schiavitù del secchio per scaricare il water. Poi l'idraulico c'ha messo di suo un'altra ora di ritardo, così ho fatto appena in tempo a vedere Igor annullare 3 set point consecutivi e vincere il suo match di primo turno contro Ivo Minar. Quindi ho testato la gamba, macinando chilometri fra un campo e l'altro per vedere Naso, Ghedin, Starace, Giannessi, Berankis, Veic, Dustov e Fabbiano. Questi ultimi due non sapevo neanche che faccia avessero, prima delle quali. Tant'è che venerdì scorso, passando per i campi alla vana ricerca dell'accredito, è stato uno di loro ad attaccare bottone. Farrukh Dustov - uzbeko di Bolzano - aveva bisogno di un paio di scarpe nuove e di incordare le racchette. Nell'universo dei tennisti oltre la centesima posizione vige ancora il fai-da-te. E chi meglio di uno che della città conosce ogni segreto, dalle pizzerie alle sarte cinesi? In breve, dopo un giro di telefonate ho dirottato entrambi su Serving Aces, il negozio di tennis gestito da un italiano - Stefano Prete - dove ad ottobre ho preso, anche se sarebbe più corretto dire rimediato, due Head. Messi in guardia Dustov e Fabbiano (pugliese di Foligno) sul rischio che correvano, e autorizzati entrambi ad usare la forza, li ho affidati a Jordan Pankiw, il sedicenne aspirante giocatore che intanto si fa le ossa come incordatore. Lui ha anzitutto aperto il negozio nel giorno di chiusura, poi da lì in poi gli eventi hanno preso una piega prevedibilissima. Jordi è campione mondiale di faccia come il culo, e per due mesi mi ha martellato per essere messo in contatto con Vinci, Errani, Oprandi e compagnia bella. Oggi però la sua perseveranza e cacacazzaggine è stata premiata, e Jordi gira per Melbourne Park con l'accredito da coach. Se Fabbiano fa strada nel tabellone delle quali, entra nel main draw e pesca uno forte, Jordi è capace che finisce in prima fila sulla Rod Laver Arena, quindi in televisione e magari in futuro pure a fare lo sparring della Schiavone. Cosa che comunque non gli auguro assolutamente.

Thomas Fabbiano dopo la vittoria sull'indiano Bhambri

JAN 9th, Wed

Kunitsyn intervistato dal sito ufficiale
La sarta cinese di Bridge road mi ha sistemato due pantaloni quasi gratis, e quando li ho ritirati ho capito anche perché. "Tu sei un tennista, no? - mi ha fatto, allungandomi un plico di volantini "Puoi girarli a quelli del torneo?". I vantaggi del sembrare un tennista ai civili e un giornalista ai tennisti. Infatti appena è arrivato a Melbourne, Jack Reader mi ha mandato un sms. Era mezzanotte, ma fin qui tutto normale. Voleva scusarsi per avermi infranto il cuore sciogliendo il sodalizio con Dolgopolov, e qui la faccenda si fa già più strana. Ma è il fatto che lui, australiano, chiedesse a me, italiano, dove andare a mangiare in città, sfiora il bizzarro forte. Il primo istinto è stato quello di rispondergli: "Ah Jack, ma un amico non ce l'hai?". Per carità, avendo fatto parte della giuria che ha eletto la miglior pizza della città e del Paese un'idea dei ristoranti che non siano cinesi o indiani me la sono fatta. Ma lui che ne sapeva? Giacomino alla fine ha insistito per portarmi a cena fuori con uno dei suoi giocatori. Si chiama Igor Kunitsyn, parla con l'accento di Parma anche se viene da Vladivostok e in classifica è crollato al 170° posto. Ma qualche anno fa strapazzava Safin nella finale di Mosca, nell'ultimo torneo di Terminator. Eppure, in mezzo ad uno che fino a ieri allenava il numero 13 del mondo e uno che ha battuto l'ex numero 1, il cuoco-tennista veneto della Svolta ha riconosciuto me. "Te hai una faccia conosciuta... ma che lavoravi a SuperTennis?".


JAN 8th, Tue
Roche, ex coach di Lendl e Federer
Mentre i giocatori impegnati nelle quali e la cinquantina già in tabellone che già bazzicano Melbourne sgomitavano per avere un campo periferico sul quale allenarsi per un'oretta salvo poi lasciarlo appena finito il turno, sulla Rod Laver arena giocavano, urlando come ossessi ad ogni punto, il figlio di Piatti e il nipote di Roche. Tredici anni in due. Per la cronaca il campo ha detto che se Rocco ha mezza chance di sfondare, Jack Roche deve trovarsi un lavoro.