mercoledì 4 settembre 2013

Viaggi di nozze

Avevo chiesto le ferie una decina di mesi fa, a costo di passare per quello che è attaccato al lavoro nella misura in cui la redazione è a 600 metri dai campi di Melbourne Park e il contratto gli consente di accumulare 2 settimane di vacanze a febbraio, 5 fra maggio e giugno e 3 a settembre. Le avevo chieste perché in qualità di causa primigenia mi toccava fare un salto in Italia per celebrare il matrimonio di due stranamorizzati appena prima dell'esilio. Millo e Sunnja si sarebbero giurati ammmore eterno nello stesso giardino nel quale lui aveva festeggiato i 18 anni, i cento giorni e la maturità. Sempre con me fra i piedi, essendo noi due nati a circa 24 ore di distanza ed essendo sopravvissuti alle lezioni di greco a circa 2 metri l'uno dall'altro.Visto che c'ero, avrei pure assistito al giorno in cui un sedicente architetto - dopo aver educato la futura consorte al mare e al viaggio ma non alla Roma - avrebbe messo fine a quattro decenni di celibato granitico a piedi nudi sulla spiaggia, copiando spudoratamente Ridge Forrester.
Invece niente.
Dato che la carne è debole, non ci sono più i sani valori di una volta e le americane non sanno resistere a chi indossa con nonchalance gli occhiali da sole fucsia, nel terzo millennio succede pure che si rimanga incinta con ampio anticipo sulla prima notte di luna di miele. Così, col Millino in arrivo, arrivederci sposalizio da celebrare. E arrivederci Casperia, Fregene e Islanda passando per Guangzhou, Pechino, Parigi, Londra e Stoccolma. Siccome però la faccia di tolla di richiedere le ferie l'avevo ormai sfoderata, si va lo stesso in aeroporto. Destinazione al di là del mar dei Coralli, isole Salomone. Così si risparmiano ore su ore e euri su euri di aerei, si pianta la terza bandiera melanesiana del 2013 e si evita di andare a trovare due cugini acquisiti (e i loro animaletti domestici) nella stagione delle piogge.
p.s. sì, le isole Salomone sono uno Stato indipendente, più o meno da quando sono nato io. Per l'esattezza sono un gruppo di mille isole di origine vulcanica situate tra le latitudini di 5°S e 13°S e le longitudini di 155°E e 169°E. Si chiamano così perché nel XVI secolo gli spagnoli che ci misero casualmente piede sulla strada tra il Messico e le Filippine trovarono parecchio oro. Lo stemma nazionale raffigura un coccodrillo e uno squalo perché ad oggi i metalli preziosi scarseggiano, ma di animali pericolosi ce ne sono quanti ne volete. Teatro di battaglie navali e aeree fra gli Alleati e i giapponesi durante la seconda guerra mondiale e di violenti scontri etnici fino a pochi anni fa, assieme a Timor Est e Papua Nuova Guinea compongono il cosiddetto arco di instabilità a nord dell'Australia. Il 6 febbraio scorso, mentre ero alle Figi, uno tsunami si è abbattuto sulle coste, provocando milioni di dollari di danni e una mezza dozzina di vittime. Fossi nei figiani mi gratterei convintamente.