"Il problema dell'italiano è che bisogna trovare un modo più breve per dire doppiovù". Io pensavo al conflitto di interessi, ma siccome a forza di studiare la comunicazione fra neuroni Antonio ha conseguito lo status di cervello in fuga, do' per scontato che lui si ponga domande più serie delle mie. E che grazie a queste poi giunga a conclusioni più fondate. Tipo "il vero miracolo tedesco sono le stanghe con le tette grosse appese". E io che pensavo alla ripresa postbellica.
Con tredici anni di ritardo sul programma originario, dopo qualche giorno a zonzo per Kreuzberg abbiamo sconfinato in Pomerania. Siamo partiti a bordo di una Panda blu elettrico che avrebbe fatto la felicità di Filippo (è la sua Fiat preferita, dice con quel retro squadrato è adatta al carico e al trasporto di cassette di frutta. A dire il vero Filippo lavora in banca, ma se faccio troppe obiezioni passo per rompicoglioni). Ci siamo accomodati in tenda equipaggiati alla bene e meglio con due colibrì e un materassino e dormito fino alla sigla di testa del Tg1, fatto 20km in kayak (30, considerando gli zigzag) sui laghi Masuri e scovato il quartier generale di Hitler, visitato le città storiche di Gdansk e Torun, la chiesetta di Swieta Lipka e il monumento alla patata di Biesiekierz. Poi ci siamo messi in una fila per lavori sulla via del ritorno, senza neanche ritrovare uno di quei panini stantii grossi come teste di vitello. In una settimana abbiamo guidato per 1798,3 chilometri (prima della partenza ne avevo valutati 1800, ma ho evitato di vantarmene perché lui aveva smesso di sopportarmi molto prima del nono giorno insieme) e abbiamo rimesso piede nel Brandeburgo giusto in tempo per la festina dei tedeschi e la festona dei turchi.
A Berlino siamo andati nella pizzeria 'A magica e in un pub con un altarino eretto in onore di Rudi Voeller, abbiamo mangiato come a Damasco (un couscous, due felafel, quattro fra doner, shawarma e kebab), fatto una puntatina la fete de la musique e soprattutto frequentato le sue ex. Perché dove c'è Antonio ci sono le sue donne. Attualmente la capitale tedesca ne ospita quattro. A volte capita che sei circondato - come durante Spagna-Italia - a volte le vedi singolarmente. E da solo. Come quel pomeriggio in riva alla Sprea, quando Daniela mi ha trascinato in una discussione di tre ore su montatori di maiali (Schweinsteiger ndr) e farfalline nello stomaco. Finché una signorina trafelata ci ha interrotti, eruttando frasi su frasi senza che sul suo sguardo comparisse mai l'ombra del dubbio che io non afferrassi una ceppa.
E' perché col tempo ho affinato la tecnica di tre espressioni facciali: l' "ah-ma-davvero-non-mi-dire", utile per non rovesciare disprezzo su chi mi racconta il suo viaggione a Sharm-El-Sheik; il "già-sono-incazzato-di-mio-se-ti-avvicini-ti-spiezzo-in-due" escogitato quell'indimenticabile primo dì a Johannesburg, e il "hmmm.. davvero-interessante" spendibile con chiunque e ad ogni latitudine. Visto il mio interesse, insomma, quella ha continuato.
Solo quando la giovine ha finito, Daniela ha replicato qualcosa. Alché lei è sparita.
"Cosa ha detto?" ho domandato allora alla ex numero tre. "Mah, niente... c'è un gioco televisivo su una rete stupida... voleva sapere se eri disponibile per un blind date con una ragazza che ti ha visto e ti ha indicato alla produzione... Se avessi accettato sareste andati in giro, poi a cena insieme in un hotel a quattro o cinque stelle e tu avresti vinto un viaggio. Poi potevi decidere se farlo con lei o da solo. Ma io le ho detto che non parli tedesco... così resti qui con me".
Tanto col culo che mi ritrovo vincevo al massimo un viaggio a Borgo Ticino.
Con tredici anni di ritardo sul programma originario, dopo qualche giorno a zonzo per Kreuzberg abbiamo sconfinato in Pomerania. Siamo partiti a bordo di una Panda blu elettrico che avrebbe fatto la felicità di Filippo (è la sua Fiat preferita, dice con quel retro squadrato è adatta al carico e al trasporto di cassette di frutta. A dire il vero Filippo lavora in banca, ma se faccio troppe obiezioni passo per rompicoglioni). Ci siamo accomodati in tenda equipaggiati alla bene e meglio con due colibrì e un materassino e dormito fino alla sigla di testa del Tg1, fatto 20km in kayak (30, considerando gli zigzag) sui laghi Masuri e scovato il quartier generale di Hitler, visitato le città storiche di Gdansk e Torun, la chiesetta di Swieta Lipka e il monumento alla patata di Biesiekierz. Poi ci siamo messi in una fila per lavori sulla via del ritorno, senza neanche ritrovare uno di quei panini stantii grossi come teste di vitello. In una settimana abbiamo guidato per 1798,3 chilometri (prima della partenza ne avevo valutati 1800, ma ho evitato di vantarmene perché lui aveva smesso di sopportarmi molto prima del nono giorno insieme) e abbiamo rimesso piede nel Brandeburgo giusto in tempo per la festina dei tedeschi e la festona dei turchi.
A Berlino siamo andati nella pizzeria 'A magica e in un pub con un altarino eretto in onore di Rudi Voeller, abbiamo mangiato come a Damasco (un couscous, due felafel, quattro fra doner, shawarma e kebab), fatto una puntatina la fete de la musique e soprattutto frequentato le sue ex. Perché dove c'è Antonio ci sono le sue donne. Attualmente la capitale tedesca ne ospita quattro. A volte capita che sei circondato - come durante Spagna-Italia - a volte le vedi singolarmente. E da solo. Come quel pomeriggio in riva alla Sprea, quando Daniela mi ha trascinato in una discussione di tre ore su montatori di maiali (Schweinsteiger ndr) e farfalline nello stomaco. Finché una signorina trafelata ci ha interrotti, eruttando frasi su frasi senza che sul suo sguardo comparisse mai l'ombra del dubbio che io non afferrassi una ceppa.
E' perché col tempo ho affinato la tecnica di tre espressioni facciali: l' "ah-ma-davvero-non-mi-dire", utile per non rovesciare disprezzo su chi mi racconta il suo viaggione a Sharm-El-Sheik; il "già-sono-incazzato-di-mio-se-ti-avvicini-ti-spiezzo-in-due" escogitato quell'indimenticabile primo dì a Johannesburg, e il "hmmm.. davvero-interessante" spendibile con chiunque e ad ogni latitudine. Visto il mio interesse, insomma, quella ha continuato.
Solo quando la giovine ha finito, Daniela ha replicato qualcosa. Alché lei è sparita.
"Cosa ha detto?" ho domandato allora alla ex numero tre. "Mah, niente... c'è un gioco televisivo su una rete stupida... voleva sapere se eri disponibile per un blind date con una ragazza che ti ha visto e ti ha indicato alla produzione... Se avessi accettato sareste andati in giro, poi a cena insieme in un hotel a quattro o cinque stelle e tu avresti vinto un viaggio. Poi potevi decidere se farlo con lei o da solo. Ma io le ho detto che non parli tedesco... così resti qui con me".
Tanto col culo che mi ritrovo vincevo al massimo un viaggio a Borgo Ticino.