Il boato scuote l’aria, il bastione di Santa Barbara e la volta calcarea del Victoria Gate, la più antica porta d’accesso alla Valletta, color miele come ogni costruzione nata nelle cave di Birzebbuga ed eretta a Malta sin dall’età del bronzo, quando gli abitanti dell'isola veneravano la Dea della fertilità. Cerco un volto scosso almeno un terzo del mio, ma nessun inquilino del Grand Harbour mi asseconda. Mi guardo il polso, è mezzogiorno. In un Paese che ha imparato a convivere col vuoto azzurro che lo circonda e col pericolo delle incursioni nemiche ma non con le proprie superstizioni (il diavolo s'inganna costruendo sugli edifici due orologi dalle lancette in perfetto disaccordo, la malasorte s'allontana disegnando un occhio sui luzzi, le tipiche barche di legno), lo scorrere senza intoppi della vita si annuncia con fragore, non con un cucù. Almeno è una fortuna che il compito non tocchi al cannone che punta il mare da Fort Rinsella, penso: con la sua canna di 10 metri sparava colpi a 3 miglia di distanza, con 100 tonnellate di peso è – nel suo genere - il pezzo di artiglieria più grande del mondo. Un suo segnale orario sbriciolerebbe il tempio megalitico di Ggantija e obbligherebbe la pro-loco a trovare un nuovo appellativo per Mdina, l’ex capitale barocca, la “città del silenzio”.
Spuntata arida e rocciosa dalle viscere del Mediterraneo, ultima traccia dell’istmo che un tempo collegava la Sicilia all’Africa, Malta sorge esattamente a metà del cammino fra Gibilterra e Libano, al centro dell’ombelico salato del pianeta. Su questi scogli benedetti da Eolo si è sistemata ogni sorta di stirpe, si sono incrociati ordini monastici e associazioni esoteriche, commercianti e massoni, l’evangelista Luca e l’apostolo Paolo hanno seminato una religiosità fiera e arcigna, esibita in 365 chiese spettacolari, Caravaggio ha trovato la libertà, l’ispirazione e la prigione, i Cavalieri dell'Ordine di San Giovanni hanno resistito all’assedio dei turchi, Napoleone ha dato prova della sua astuzia e gli Inglesi del loro potere d’attrazione imperiale, spezzato solo 40 anni fa dal referendum che ha preceduto l’ingresso nell’Europa politica e monetaria. E sempre qui, secondo Omero, la ninfa Calipso ha amato Ulisse, offrendogli invano l’immortalità. Arcipelago sempre conteso fra fedeli e infedeli, esposto alle intemperie della storia e del clima, bagnato dal sole anche a Natale, spazzato dal vento anche a Ferragosto, l’eclettica e multiculturale Repubblica di Malta oggi punta forte tanto sulla storia quanto sulle potenzialità glamour: i wine bar trendy lungo la passeggiata del porto, le discoteche di Paceville, i ristoranti chic e i casinò frequentati per ragioni araldiche anche dai nobili del continente, attirano ogni anno centomila italiani, duecentomila tedeschi e mezzo milioni di britannici. E ancora, l’affascinante contrasto fra i campi da golf di Marsa e il mercato del pesce di Marsaxlokk, fra la rotunda di Mosta, una delle cupole più grandi della cristianità, e le immersioni nei fondali turchesi, fra le guide multimediali ai musei archeologici e il teatro di strada, fra il soggiorno nelle farm-house di Gozo e i set cinematografici di Troy, Braccio di Ferro e Il Gladiatore, tutto produce l’effetto del dado nel brodo di un’industria, quella turistica, che costituisce il 24% del PIL nazionale e che dà lavoro a 27 maltesi su 100. Così, al calar del sole, le anime dell’arcipelago si svelano in tutta la loro inafferrabilità: mentre gli ultimi Ford Plaxton, i caratteristici autobus gialli, scorrazzano per le cittadine, i veicoli del ministero delle infrastrutture puliscono le vie della capitale, i punti di ristoro per gatti si riempiono di felini e Gigi D’Alessio si esibisce in una piazza, Paul Oakenfold, Erick Morillo e i dj di fama internazionale richiamano 3000 ragazzi sulla pista dell’Axis Megaclub. Da una parte la musica trance e hip hop pompa sotto le luci laser fino all’alba, dall’altra le scintille purpuree dei fuochi di artificio delle feste patronali solleticano il cielo. E a mezzanotte si spengono con discrezione.
(tratto da Ulisse n.291 - Novembre 2008)
p.s. Poi ci sarebbe la storia di George, sopravvissuto ad orfanatrofi, salvation army e guerra delle Falkland, e vivente in cicatrici, tatuaggi, crocifissi e una serie di disgrazie familiari che neanche dolce Remì.
n.b. non si fece ricorso ad alcun filtro.
...e c'è un nuovo DarioTube