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Che non solo e' il primo successo dei Green Day (
pro domo Filippo) ma e' soprattutto l'etichetta attaccata 30 anni fa da Kissinger al Bangladesh, quando sul delta del Gange l'alfabetizzazione non raggiungeva il 25% e l'aspettativa di vita giusto giusto i 45 anni. Conosciuto per il premio Nobel Yunus (da un mese sotto processo per aver sottratto parecchi milioni alla sua Grameen Bank e aver messo in circolazione assieme alla Danone uno yogurt scadente - a proposito del quale ha scritto pure un libro fumoso sul
business sociale) e per aver fornito all'Italia la meta' dei suoi benzinai, il Bangladesh deve la sua fama globale ad una densita' abitativa tre volte superiore a quella dell'India e nove volte superiore a quella della Cina. Di gran lunga la piu' alta del mondo, pari solo a quella di via Caulonia. Le politiche demografiche inefficaci - le donne partoriscono ancora 3 figli di media a testa - e l'inappetenza delle tigri che si limitano a mangiare solo tre bengalesi a settimana hanno infatti portato uno Stato appena piu' grande della Grecia ad ospitare 160milioni di persone, 60 delle quali annualmente a rischio inondazioni. Ci arrivo nel bel mezzo dei Mondiali di cricket (a proposito... un ex primo Ministro defini' "Il giorno piu' bello nella storia del Paese" quello in cui i bengalesi batterono il Pakistan, figuriamoci gli altri) che orgogliosamente co-ospita, per vedere di persona fino a che punto il Bangladesh rimane un
basket case, un caso disperato.