L'humorbook scritto da John O'Grady racconta in 200 paginette l'avventura di Nino Culotta, un giornalista italiano che trasferitosi in Australia negli anni Cinquanta finisce per accasarsi e fare il muratore. I personaggi sono di fantasia e la storia è inventata, ma oltre a ricordarmi tanto quella vera di qualcuno, ad essere un utile glossario dell'edilizia e un vademecum del gergo cantieristico ("Owyagoin', ya cheeky bloke?"), prima di scadere in un'apologia del fenotipo australiano scende giù che è una bellezza. Troppo pieno di slang ozzie per essere tradotto, però, in Italia ne arrivò solo la trasposizione cinematografica con Walter Chiari protagonista e il titolo Sono strana gente. Un fatto incontestabile trattandosi di un popolo che dal 1936 festeggia il compleanno della regina il secondo lunedì di giugno anche se Elisabetta I è nata a settembre, Elisabetta II ad aprile e la gente fondamentalmente se ne fotte dell'una e dell'altra. E di un popolo che spaccia la provola affumicata per mozzarella, mette la suddetta pseudo mozzarella, il bacon, l'ananas, le acciughe, i peperoni e i gamberetti sulla stessa pizza e prepara il caffè con una macchinetta chiamata perculator - nome omen - ma è talmente sensibile alla qualità della birra da far sparire il più famoso marchio nazionale, quello della Foster's, solo perché l'azienda s'è permessa per un periodo di ridurre impercettibilmente il formato delle bottiglie e la qualità del malto. Risultato: la Foster's esporta in tutto il mondo ed è il secondo marchio più venduto in Inghilterra (mica in Qatar), ma in Australia, dove fermenta cereali dai tempi di Ned Kelly e dove il mercato è talmente ampio che di birre locali in circolazione ce ne sono una cinquantina, è letteralmente introvabile.
Ne ho rimediato un raro esemplare in uno spaccio alle porte di Upwey, ritiro di settemila pensionati alla periferia di Melbourne reso celebre da un dipinto di Fred Williams venduto all'asta da Christie's per 2 milioni di dollari, cioè cinquanta volte meno del ragazzo con pipa di Picasso ma pur sempre dieci volte più della giacchetta di pelle rossa di Michael Jackson. Comunque la seconda cifra più alta mai sborsata per un quadro australiano. In realtà chi cappero fosse Fred Williams l'ho scoperto giusto una settimana fa, quando sono stato invitato a cena dalla figlia Isobel e prima di mettere piede in casa sua ho smanettato su internet e spulciato vari libri. Lei, piacevolmente sorpresa dalla mia conoscenza della materia paterna, mi ha preparato una cenetta coi fiocchi annaffiata con tanto Chianti, m'ha mostrato con giusto orgoglio le tele e gli schizzi del fu babbo, m'ha fatto vedere la piscina e le litografie del castello che s'è appena comprata. E alla fine mi ha augurato tanta ma tanta fortuna per la mia carriera da muratore.
Perché da oggi a giovedì carico mattoni e spalo fango a Traralgon - umido avamposto a due ore da Melbourne, il cui unico vanto è quello di aver partorito cinque giocatori di football australiano e il cui unico distintivo sono i giganteschi impianti che trasformano i giacimenti di carbone in energia elettrica, facendola somigliare tanto a Springfield - dove sgobbo dalle 7 alle 19 fra gli elapidi (volgarmente chiamati serpenti neri), dormo per terra e quando mi va male cucino per tutti: Bram, Ken, Dean, Tim, Gary, Greg uno e Greg due, che messa così pare la formazione degli Inxs. Se quello strano di primo acchitto sembrerei io, come andrebbero chiamati quelli che per quattro giornate di lavoro mi sganciano circa mille dollari?