La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato andarlo a vedere allo stadio, il football australiano. Non si può sedere in piccionaia, in mezzo a sessantamila paganti, tutti con il un paio di pinte e un secchiello di patatine fritte già in corpo alle 7 di sera, e trovarsi a dividere il settore sia con i tifosi del Saint Kilda (inno sociale When the Saints go marchin' in) sia con quelli del Carlton (slogan I am Carlton), senza che nessuno sappia almeno il nome di quel cornuto dell'arbitro o minacci un'invasione armata della curva avversaria. Du' palle.
Che poi il settore ospiti neanche c'è. Ste mammolette accedono all'impianto dallo stesso ingresso degli avversari, sventolando delle bandierine che sembrano ideate dalla mente di un quartino agli esami di riparazione (Fortius quo Fidelius per St Kilda, Anima Sana in Corpore Sano per Carlton), poi si mescolano sugli spalti e ad ogni gol scattano in piedi senza che voli né un dito medio né un maglio perforante. Fra un tempo e l'altro vanno pure al pisciatoio tutti insieme rispettando la fila, 'ste nespole.
Le regole del gioco le ho capite in fretta, chi giocava in casa invece solo a cinque minuti dalla fine, quando sugli schermi è comparsa la scritta I am Carlton (da un Paese che si chiama Australia - un po' come se la Scandinavia si chiamasse Borealia - non è che ti puoi aspettare perle di originalità) seguita da quella "l'invasione di campo comporta una multa di 7000 dollari". Il 17 giugno 2001 ci avremmo finanziato la variante di valico.
Non mi è chiaro se l'86 a 66 finale per St Kilda abbia cambiato le sorti del mondo, anche perché quei finti tifosi dei miei vicini (padre figiano, madre cilena, figliuoli australiani belli in carne) non ascoltano neanche la radio. Quindi non sapevo se gridare al complotto, ringraziare il buon Dio o dare del mercenario a quella pippa di Setanta O' hAilpin (eppure avrei potuto, l'infame è nato a Sydney, mica è uno di noi che lotta per la maglia, e poi che nome c'ha?) quando - tornando a casa in mezzo ai tifosi di Carlton e St Kilda tutti insieme appassionatamente - su un giornale avanzato ho letto che secondo le fantasiose rilevazioni dell'Economist Global Liveability survey, Melbourne avrebbe scavalcato Vancouver come città più vivibile del pianeta. E' troppo.
Vuoi mettere con Port Moresby, con il suo lungomare, con il suo tasso di omicidi 23 volte superiore a quello di Londra, con quelle sue rapine con gli M16 che le fanno contendere a Dhaka e Harare il titolo di città più invivibile della Terra? Quale posto migliore per un bel viaggio nel mondo reale?