Ho fotografato i panni stesi, le facciate color pastello (meglio se con una persiana aperta e un'anziata affacciata) e le adunate di uccelli morti, come li chiama Agroppi. Ho sbavato davanti a un norcino e a un piatto di pici, mi sono sentito un po' nel terzo mondo grazie a Trenitalia e ho schivato la frana nelle Cinque Terre. Mi sono accompagnato ad una guida Touring del '72 - secondo la quale Portofino è un villaggio di pescatori e giuochi si scrive con la U - e mi sono affacciato in qualche chiesa (il Duomo, S. Michele e SS. Giovanni e Reparata a Lucca, S. Pietro e S. Lorenzo a Portovenere, S. Lorenzo, S. Matteo e Santa Maria di Castello a Genova, il Duomo, Sant'Ambrogio e Santa Maria delle Grazie a Milano, il Duomo, S. Giovanni Evangelista e la basilica magistrale di Santa Madonna della Steccata a Parma, Santa Croce in Gerusalemme, Santa Maria degli Angeli e S. Maria della Concezione a Roma - e ne dimentico qualcuna).
Soprattutto, mi sono fatto spillare 8 euro e mezzo per due panini al prosciutto in un alimentari emiliano. Da vero turista.
p.s. a Portofino sono passato subito dopo Monica Bellucci e subito prima di Gwyneth Paltrow, in compenso ho incrociato Franco Baresi a via Turati, Goran Ivanisevic a via Montenapoleone e Giampiero Mughini a viale Trastevere. Quest'ultimo - memore di quanti spaghetti alla carbonara dovette calare per tenermi buono - mi ha liquidato con un 'ciao'.