I primi abitanti furono una manciata di polinesiani che finirono sulle sue coste tra l'undicesimo e il dodicesimo secolo dopo Cristo e che la battezzarono te pito o te henua, l'ombelico del mondo. Si trattava sicuramente di navigatori esperti, abituati a sfidare l'oceano Pacifico, esplorandolo passo a passo, e che avevano per questo sviluppato l'abitudine di invertire la rotta a U dopo aver consumato la meta' delle scorte di viveri. Una precauzione necessaria per garantirsi il rientro prima di esaurirle ma che nella circostanza fu probabilmente accompagnata da una buona dose di caso e buona sorte. E' infatti improbabile che fossero partiti da qualsiasi punto allora abitato con l'intenzione di arrivare su un'isoletta grande due volte Pantelleria e che si nasconde a 2,000 chilometri da Pitcairn e a 3,500 dalle coste cilene. Arrivarci una prima volta sarebbe stato come trovare un ago in un pagliaio. Trovarla una seconda come vincere al Superenalotto.
Il nome col quale la conosciamo oggi - Isla de Pascua, in tutte le lingue e declinazioni - viene sicuramente dall'esploratore olandese Roggeveen, che la avvisto' il 5 aprile del 1722, nel giorno della ricorrenza cattolica, quando gli abitanti erano diventati un paio di migliaia. Invece e' piu' incerta l'origine del nome Rapa Nui, che dovrebbe essere attribuito ai polinesiani stessi. Secondo alcune teorie l'avrebbero chiamata cosi' dopo la loro deportazione a Tahiti, quando cioe' - a forza di tratta degli schiavi nel Pacifico - gli europei avevano accelerato il processo di spopolamento che avrebbe portato l'isola di Pasqua a contare appena 111 abitanti nel momento in cui - nel 1886 - fu annessa al Cile. Uno scherzo della storia che los pasquenses non hanno mai davvero digerito.
Meno nebulosa invece e' diventata - negli anni - l'origine dei moai e il presunto nesso tra uso indiscriminato delle risorse e collasso della civilta' che sull'isola per qualche secolo aveva prosperato.
(to be continued)