giovedì 6 giugno 2019

Walking in my shoes

Pakistan 2019 - Il muratore pensava di dovermele pagare. Di primo acchitto mi ha mostrato le tasche vuote.
Il fetore dei treni rumeni mi restò appiccicato per mesi nelle narici e nella memoria. Per mesi lo sentii addosso e per mesi pensai ad una specie di allucinazione. Le nottatacce in quelle carrozze frequentate da blatte e da mutilati avevano segnato il primo inter-rail tanto quanto la militsia di Belgrado e il cagnaccio di Praga, ma l'incubo dei sedili di pelle finta dell'espresso Sighisoara-Bucarest e del loro puzzo vomitevole non voleva proprio andar via. Quando un anno dopo - era la primavera del '96 - un colpo di sole romano fece riemergere dalla felpa dei Philadelphia Eagles quell'afrore lì e un tanfo acre mi esplose nel naso, capii che non era un'allucinazione. Capii che la lavatrice aveva perso la guerra contro i sedili rossi. Capii che la felpa delle notti sui treni rumeni era da buttare.
Malawi 2016 - Lui si era appena sposato. Io mi ero appena imbucato alla sua festa. Le scarpe sono state il suo unico regalo di matrimonio
O da portare nel prossimo viaggio, per evitare di ritrovarmi alla lunga con tutto il guardaroba contaminato. Tanto se non erano i treni rumeni erano i bus guatemaltechi o i tetti delle moschee giordane. Ovunque andassi gli abiti si impregnavano con miasmi duri a morire, insopportabili nei contesti che li avevano partoriti, figuriamoci nel BelPaese, dove sembravano scesi tutti da una passerella di Miuccia Prada. Perciò prima dei 20 anni decisi che a zonzo avrei portato soltanto indumenti ai quali non ero legato. Se fossero stati rubati, poco male. Se si fossero autocomburuti (...), tanto meglio.
Bangladesh 2011 - Il contadino poverissimo che dopo aver mostrato le scarpe alla famiglia mi chiese se per caso avessi anche dei fogli di lamiera per il tetto
In viaggio si tende ad insudiciarsi, alas. Ma almeno la mise mi avrebbe aiutato a prendere il toro e i treni rumeni per le corna. Sporcarsi le mani senza rimetterci il corredo, significava immergersi nei sedili di turno senza timore degli effetti collaterali, significava buttar giù una barriera mentale e spezzare un vincolo pratico. E poi una tenuta da battaglia appiattisce le differenze e aiuta a farsi accettare, a mimetizzarsi, a farsi guardare con curiosità invece che con stizza o invidia. E a lasciarsi andare, a mettersi in gioco a cuor leggero, ad alzare la soglia di sopportazione del disagio, a buttarsi senza restare sulla difensiva e senza la zavorra di legacci materiali. Tutto tornava.
Sierra Leone 2019 - Il contadino di Regent affondava nel terreno a piedi nudi ed era zuppo per l'umidita'
Presente il consiglio di non indossare ammennicoli vistosi? Lo presi alla lettera e lo dilatai verso all'infinito e oltreFu liberatorio. Il paradosso fu che quei vestiti - usurati, fetusi, fuori moda e mai neanche lontanamente stirati - bucavano comunque lo schermo, facevano sempre gola. La gente me li cominciò a chiedere e io cominciai a regalarli. Iniziai dando via le magliette per ricambiare la generosità altrui. Poi li distribuii in base alla simpatia. Infine secondo le necessità di chi incontravo.
                                            Papua Nuova Guinea 2011 - In 20 anni non aveva mai indossato un paio di scarpe

Dai e dai, nel 2000 finii a dormire casa di un cubano. Un aspirante scrittore talmente povero che mi ritrovai a condividere il letto con suo nonno. Giunti ai saluti, gli diedi alcuni pesos per le spese, ma Nelton mi chiese se potevo lasciargli pure i calzini. Quelli col buco. E magari anche le mutande. Caddi dal pero. La nostra era stata una relazione alla pari, e nessuna regola sociale che avevo interiorizzato fino ad allora prevedeva che un conoscente mi chiedesse di regalargli i calzini bucati.
Tanzania 2014 - Nello stesso viaggio avevo gia' regalato le scarpe e con queste dovevo tornare a casa. Nel quartiere operaio cresciuto attorno all'aeroporto conobbi un gruppo di ragazzi. E atterrai a Roma in infradito.
Invece era tutto tristemente logico: il capo d'abbigliamento che per me aveva esaurito la sua parabola terrena, per qualcun altro aveva ancora parecchia strada da fare. Nel mondo in via di sviluppo, il dollaro che costano i calzini o i due che costano le mutande equivalgono a una fetta seria dei risparmi mensili. Finii per dargli le Nike al posto delle mutande, ma la richiesta di Nelton fece suonare la campanella. Da allora smisi di buttare indumenti, smisi di considerare finito il ciclo vitale di un oggetto, prima di essermi chiesto se sarebbe potuto tornare utile a qualcuno da qualche parte.
Australia 2016 - Il senzatetto di Fed square, che dormiva dove parcheggiavo lo scooter e che oltre alle scarpe ha rimediato anche felpa e caffè
Un po' alla volta, viaggiare con i fondi di magazzino si trasformò da quel che era stato in primis - un modo per evitare di contaminare l'armadio - a un sistema per dare una seconda vita alle cose. All'idea iniziale di dare una mano a chi ne avrebbe potuto avere bisogno, si aggiunse il piccolo - il microscopico - valore aggiunto, del concept. Intrinsecamente eco-friendly. Rivitalizzare un oggetto da cestinare significa ridurre l'impatto del suo smaltimento e quello della produzione ex novo.
Vanuatu 2013 - Camminare a piedi nudi nella giungla ha pro e soprattutto contro
Poi ci sarebbero un terzo, un quarto e un quinto pilastro - quello simbolico, quello attitudinale e quello psicologico. Mettere in discussione i dettami del consumismo, fregarsene delle apparenze, costruire un ponte emotivo, ergersi ad ambasciatori di buoni sentimenti, mettersi nei panni degli altri, guardare il mondo dall'oblò di chi un paio di scarpe non ce le ha. E via dicendo.
Taiwan 2015 - Il senzatetto non indossava scarpa da tempo immemore
Nei fatti, da 20 anni a questa parte con tigna cieca e ossessiva mi sono imposto di partire col minimo sindacale pur di far spazio ad un mucchio di altre cose. Una costante di ogni viaggio è consistita nel partire col bagaglio a mano e imbarcando abiti e oggetti da regalare a chi ne avrebbe potuto fare un uso migliore del mio. Che vivo in un mondo nel quale una camicia o un pantalone a un certo punto non sono più socialmente accettati. Un po' recycling, un po' upcycling, un po' Toy Story. 
Vietnam 2017 - Le New Balance erano la cosa piu' sbrilluccicante del villaggio vicino Dalat 
Una missione che del filatropico ha ben poco. In fondo sono gli pseudo beneficiari a fare un favore a me, consentendomi di ripulire cassettoni e coscienza, di alleggerire il bagaglio esistenziale e quello in spalla. Di regalarmi la possibilità di chiudere i viaggi nel modo più simbolico possibile: si parte appesantiti dalle cose, si torna leggeri e seminudi, col portafoglio rinsecchito e la testa piena di conoscenze ed esperienze. Il tutto con la ciliegina di aver regalato un sorriso a qualcuno.
Madagascar 2018 - Il ragazzino lavorava in un forno. La temperatura del pavimento di terra era insopportabile
O a tanti, perché trovare qualcosa da consegnare è l'ultimo dei problemi. Anche chi non sa cosa sia lo shopping, una dozzina di capi e oggetti da dismettere li trova a occhi chiusi. Non solo magliette, ma felpe e maglioni, cappellini e jeans, asciugamani e coperte, saponette e spazzolini da denti, penne e pennarelli, carte da gioco, giocattoli, caramelle, torce, borse. Persino occhiali da sole, walkman e orologi. Senza contare le robe di altri, conoscenti e datori di lavoro, tennisti e negozianti, amici e pezzi di cuore, le cui polo, i cui pantaloni, i cui calzini, le cui t-shirt, i cui k-way, i cui zainetti e i cui maglioni sono finiti nelle case di chi ne aveva più bisogno di noi.
Senegal 2019 - Fino a due giorni prima le avevo indossate in TV. Poi, dopo un pomeriggio spassoso sull'isola di Goree, Baifal Soul mi ha accompagnato in traghetto a Dakar solo per averle.
Vien da sé che ad ogni partenza lo zaino è composto per un terzo dai libri e da una fotocamera grossa come un pupo e per il resto da carabattole. E che al ritorno è vuoto. Ma di tutto lo stock, il pezzo davvero ambito è uno: le scarpe. Se 2 dollari per le mutande possono fare la differenza nel budget di un figlio del sud del mondo, i 15 per comprare un paio di calzature usate sono un lusso. Nuove non se ne parla proprio. Ecco perché nelle zone rurali di Asia o Africa non le indossa nessuno. Quando va bene si gira in infradito di gomma. E visto che la vita si svolge per lo più all'aperto, son dolori.

Palau 2020 - Gerry non aveva i denti. In compenso a forza di indossare solo infradito aveva le unghie dei piedi lunghe 2 cm
Dopo Nelton ci fu un cartonero di Baires, cui diedi le Asics nere smangucchiate dalla marmitta del Sì di un compagno di scuola. Poi fu il turno di un rickshaw man di Varanasi, un attempato uomo-cavallo indiano che aveva sbuffato per portare me e Sophie alla stazione dei treni. Due occidentali e due zaini trasportati per due spicci a forza di calci sui pedali a piedi nudi. Mi vergognai del mondo che produceva certe sperequazioni. Per spolverarmi la coscienza mi privai delle scarpe di camoscio e gliele diedi. Gli occhi che gli si aprirono a quella vista mi diedero un motivo in più per farne una costante dei viaggi. Scattai una foto a lui, non alle scarpe. Da allora presi le due abitudini e le maritai.
India 2004 - Il rickshaw man di Varanasi, destinatario di uno dei primi paio di scarpe on record
Quasi sempre. Durante il giro del mondo per esempio immortalai le scarpe che mi avevano portato dall'Italia all'Indonesia e che a Flores avevano esalato l'ultimo respiro. La suola era andata, ma un contadino le volle comunque come regalo di Natale. Poi ci fu il Myanmar, dove un uomo-cavallo intascò il presente e si rimise in marcia. E la Corea del Nord, dove il prescelto si mise in tiro, ma mi chiese espressamente di non farsi fotografare col cadeau. Anzi, di lasciarlo in un "luogo sicuro" lontano da occhi indiscreti, dopodiché sarebbe stata sua premura prenderle in un secondo momento.
Kenya 2014 - L'uomo fu felice.
Un po' di sensibilità culturale, un po' di timore di possibili ripercussioni, forse anche un po' di sano comprensibile orgoglio. Ma altrove al giochino si sono prestati tutti molto volentieri. Tanto l'entusiasmo era genuino e reciproco. Queste sono solo alcune delle immagini di chi ha finito per camminare nelle mie ex scarpe e per celebrare il passaggio del testimone in questo modo.
Tonga 2014 - L'uomo con l'enorme tumore sul mento ne aveva bisogno per lavoro
Chilas '19 - L'ultima (idem)




Chichicastenango '98 - La prima (documentata)
p.s. è il mondo a fare un favore a me, non viceversa. Ma poi ogni volta in cui qualcuno assiste al passaggio di consegne, la reazione è di stupore perché basta poco - che ce vo - per fare qualcosa per gli altri (e per l'ambiente e blablabla). Insomma, dopo un ventello di onorata carriera ho pensato di condividere sta storiella intanto per fare ordine. Poi perché forse l'operazione via-i-treni-rumeni-dal-mio-armadio un senso ce l'ha. Infine perché anche il bene, probabilmente, ha la sua banalità.

Etiopia - le magliette gliela diedi io nel '17 e - visto che rimasi in contatto con Abebe e Eyayaw - le mie scarpe gliele porto' un amico nel '18
Somalia 2017 - Quest'uomo girava nudo tra le rovine della cittadina di Zeila. Dopo che gli diedi le scarpe, un locale gli diede un pantalone, un altro una t-shirt.



Indonesia 2007 - Il "regalo di Natale" per il contadino di Moni, sull'isola di Flores








4 commenti:

Anonimo ha detto...

Quindi il nonno di Nelton dopo aver dormito con te s'è anche messo le tue mutande?

P.

Dario ha detto...

Il nonno non lo so, Nelton sì.

federico ha detto...

la condivido.
per forza.

Unknown ha detto...

Love it Dario!