Il fuggitivo ha la risata arrochita da quaranta
Winfield al giorno e liberata da ogni paura di rischiare. In 43 anni Ludwig detto Luk ha fatto di tutto, dal meccanico all'editore di riviste di cultura, finche' la madre si e' ammalata di alzheimer. Scoraggiato dai costi delle case di cura tedesche, Luk e' partito per Bali con una valigia appesantita da 14 mila euro e dalla necessita' di trovare una sistemazione adatta all'anziana donna. Ma a Bali ha incontrato una ragazza di Timor che l'ha trascinato in fondo ad un mare di guai.
Steve ha sessant'anni tondi tondi. Al mattino strofina un'ampolla piena di cristalli energizzanti attorno ad una bottiglia di acqua di rubinetto. E la beve. Poi incrocia le gambe sul letto, assume la posizione del loto - la
padmasana - sfogliando un sussidiario di yoga taoista, distende il corpo e si dedica all'autoshiatsu e ai massaggi ayurvedici. Quando ha completato tutte le operazioni, comincia ad interagire. "Conosco gente con la meta' dei miei anni che non riesce a fare questi esercizi". Lo ripete una dozzina di volta al giorno. Almeno nei cinque che trascorriamo nella guest house accanto al campo profughi di Dili, la capitale di Timor Est.
Il tenente Batista Travolta non e' abituato ad incrociare stranieri. Sfodera l'aria da duro, intuendo che sto spolverando l'obiettivo Leica per prepararmi ad usarlo, e si mette in posa, con il suo fucile, accanto alla struttura di legno sotto la quale due suoi colleghi controllano le borse degli avventori senza l'ausilio di un
metal detector. Quando gli chiedo se e' possibile fotografare la frontiera fra Indonesia e Timor Est, scruta il panorama alla ricerca di una risposta. Attorno a noi il mare e' pacifico, la terra bruciata, le palme abbattute. La radura tace, sembra stordita, sotto l'effetto di una tempesta di napalm. Nessuno obietta, posso scattare.
Nell'autunno del 1999, proprio in questo territorio, le milizie paramilitari di Jakarta massacrarono decine di migliaia di timoresi. Il 30 ottobre, in un referendum dall'esisto plebiscitario, gli abitanti della ventisettesima provincia indonesiana occupata da Suharto nell'agosto del '75 a costo di 130mila vittime, si erano espressi contro la concessione di uno statuto speciale e per l'indipendenza dell'oriente dell'isola. La volevano il 79% dei nove timoresi su dieci accorsi alle urne. La forza multinazionale che con ritardo colpevole e strategico si inseri' nella contesa fu costretta in un primo momento a ripiegare a Darwin, in Australia. Per pacificare la situazione ci vollero mesi di sangue, per la proclamazione della repubblica democratica e il riconoscimento internazionale del nuovo Stato si dovettero aspettare quasi tre anni, il 20 maggio 2002. Oggi normalita' significa convivere con 1100 militari australiani e neozelandesi e 1600 poliziotti spediti in questo mignolo di mondo da Filippine, Senegal, Bangladesh, Malaysia e altri 35 nazioni e coordinati da militari portoghesi. Significa partecipare ai Giochi del sudest asiatico, dove la Thailandia conquista 400 medaglie, le Filippine oltre 200, e persino il minuscolo Brunei vince un oro e tornare a Dili senza l'ombra di un riconoscimento. La popolarita' degli australiani, che pure avevano scavalcato l'immobilismo statunitense per sostenere la causa nazionale timorese, ora e' in calo. A meno di cento chilometri a sud dalla costa le piattaforme di Canberra estraggono e sfruttano petrolio e gas naturale, al governo di Xanana Gusmao - l'ex capo della guerriglia arrestato dagli indonesiani nel '92 - arrivano briciole da 300 miliardi di dollari. E agli abitanti di Timor est neanche quelle. Ma la tensione e' anzitutto e soprattutto un manufatto interno: il Parlamento e' frammentato - il partito di maggioranza relativa ha appena il 18% dei consensi - il governo e' debole e gli scontri fra fazioni, etnie e citta' ha portato piu' volte Timor Est sulla soglia della guerra civile, l'ultima nella primavera del 2006. Per il palazzo di vetro questo resta un Paese a rischio cosiddetto arancione. Appena sotto l'Iraq. E proprio gli uomini deputati a mantenere l'ordine pubblico, ad addestrare un esercito e una polizia nazionali e quella ragnatela di organizzazioni non governative accorse a portare assistenza sanitaria e logistica, sono i destinatari del nuovo livore collettivo. Si esprime con sassaiole ai cortei di Land Cruiser dai vetri oscurati che quotidianamente sfilano lungo le strade dissestate di Dili, e si acuisce il venerdi' sera, quando l'alcool fa sembrare il mondo al di la' del mare ancora piu' colpevole di voler sfruttare la situazione, invece di voler contribuire a migliorarla.
Luk non sapeva neanche dove fosse, Timor, prima conoscere quella cantante a Bali. E anche dopo averlo saputo non rientrava nei suoi piani andare fino a li'. Ma la notte in cui invito' la ragazza in stanza per fumare un sacchetto di erba, comprese che aveva sbagliato a fidarsi di lei. E del manager dell'albergo di Kuta cui aveva parlato dei 14 mila euro. Alla sua porta si presentarono sei poliziotti in borghese, ai quali Luk oppose resistenza perche' quelli non avevano un mandato di perquisizione. Nella migliore delle ipotesi erano degli ufficiali corrotti, nella peggiore dei millantatori. Ad ogni modo sapevano che quel tedesco stava facendo uso di sostanze stupefacenti, e gli intimarono di pagare proprio quattordici mila euro. Altrimenti lo avrebbero obbligato ad una confessione. Oppure ad un'analisi del sangue che lo avrebbe spedito in carcere prima ancora di un regolare processo. L'editore di
pax et gaudium e di
pax geschichte cedette, venne a patti con i sei uomini, gli promise 1.500 euro e tutti e sette si incamminarono nel buio di Kuta. Non c'erano uffici cambi aperti, e quando dopo l'ennesima discussione Luk realizzo' che nessuno degli indonesiani che si erano spacciati per poliziotti indossava un distintivo, decise di opporsi al sopruso e di affrontare la faccenda in modo piu' risoluto. E piu' pericoloso. Scappo' di corsa, dietro l'angolo sali' su un taxi e semino' gli inseguitori, trovando riparo a casa di un suo vecchio amico europeo. Prima dell'alba torno' in albergo, ricompose la valigia, recupero' i contanti dalla cassetta di sicurezza e se ne ando', incrociando due voltanti della polizia che andavano - probabilmente - a prendere proprio lui. La situazione si era fatta delicata. Prima detenzione e uso di droga (scovata dai sei uomini in un cassetto della sua stanza), quindi resistenza a pubblico ufficiale. Ora anche la fuga davanti ad un arresto. Luk doveva scappare sul serio, fino in fondo. E senza lasciar tracce. Cosi' si imbarco' su un traghetto per Lombok, da Mataram prese l'autobus che attraverso uno stretto, un giorno e una notte, lo porto' a Sape, il porto piu' orientale della brulla isola di Sumbawa. Quindi un altro
ferry, per otto lunghissime ore, fino a Flores. E ancora da li' in nave fino a Kupang, infine via terra a Timor Est. Il piu' lontano possibile dalla polizia indonesiana. Ludwig non pensava, arrivato a Dili, che ci si sarebbe stabilito per piu' di un mese.
Da quando ha perduto la moglie, Steve ha divorziato dallo stile di vita occidentale che non faticava a condurre da importatore di vini. Quell' esistenza e' arrivata al capolinea quindici anni fa, quando si e' ritrovato solo e deluso, ha venduto la casa e la macchina e senza piu' ancore ha lasciato l'Inghilterra e ha cominciato a navigare per il mondo, mantenendosi grazie ad un fondo pensionistico che gli garantisce 800 euro al mese. Rispetto a Luk, Steve e' a Timor per il motivo opposto: vuole tornare in Indonesia, raggiungere anfratti piu' remoti dell'arcipelago, ed ha bisogno di un nuovo visto. Negli uffici di Dili, pero', le pratiche burocratiche sono particolarmente rallentate, soprattutto fra Natale e Capodanno. Ma Steve sa aspettare. Trascorre le giornate eseguendo gli esercizi di yoga davanti al suo libro con la copertina rosa, e quando ha ristabilito l'armonia fra corpo e testa, dispensa perle di saggezza con fare consapevole, vaticinante, atarassico e logorroico. Se lo interroghi su un accordo musicale, dopo venti minuti ti accorgi che sta rievocando ancora una volta Stefania, il suo vecchio amore italiano con il quale ha vissuto "il rapporto piu' profondo che un uomo e una donna possano vivere", dopo mezz'ora sta ripassando il suo soggiorno a Goa, dopo quaranta minuti sta parlando del suo dentista di Bucarest e dopo un'ora, perso chissa' in quale delta della memoria, e' arrivato a raccontare di come gli aborigeni australiani non nominino le stelle ma lo spazio blu fra i puntini celesti. E che in uno di questi vedono un emu'. Finita la girandola di argomenti, Steve prende la sua chitarra e suona. Riadattando la stessa melodia e le stesso testo al richiedente di turno. Basta cambiare il nome della ragazza cui dedicare una canzone.
La guest house di Dili, di proprieta' di un ex camionista australiano di nome Henry, e' infatti un'oasi nella quale confluiscono i percorsi piu' disparati. C'e' annesso un ristorantino indiano dove si rifocillano molti dipendenti delle Nazioni Unite, e c'e' un bancone sul quale si incrociano i destini di stranieri e locali. Uomini e donne. A Ludwig la dimensione non dispiace. In un mese ha avuto modo di soddisfare i suoi appetiti sessuali con piu' di una ragazza timorese, finche' una non e' diventata la "sua". Dopo ogni visita, la sua ragazza viene ringraziata con un paio di birre e con un paio di biglietti da 20 dollari. E per ringraziarlo a sua volta, ogni tanto lei si presenta con sua sorella. Cosi' Luk e' diventato un affare di famiglia.
Steve no. Lui ama confrontarsi, con me come con le signorine venute a cercar gloria e cotillons nella guest house di Henry. Spiega loro che l'amore e' soprattutto un fatto spirituale, ma che se si abbattessero certe convenzioni culturali le ragazze non si troverebbero a disagio nell'abbracciarlo o nel dargli un bacino. Loro pero' continuano a trincerarsi dietro le loro convenzioni culturali. Steve aggiunge allora che ci sono ragazzi con la meta' dei suoi anni che non riescono a fare gli esercizi yoga e, dopo aver raccontato di Stefania, di Goa, del suo dentista di Bucarest e degli emu', si esibisce in una canzone d'amore - sempre la stessa - scritta appositamente per la ragazza di turno. Infine, nonuncurante delle mie orecchie biforcute, tenta l'ultimo assalto chiosando con un epitaffio, citando i classici della musica pop. A modo suo. "Cara mia, come dice quella canzone...
Everybody gets hurted sometimes ...percio'
Listen to your heart when it's knocking on your door". Si', buonanotte.
E' con Luk e Steve, in un'atmosfera da sopravvissuti ad un naufragio, da reclusi su un'isola deserta, da membri di un microcosmo eterogeneo ma profondamente complice, che trascorro gli ultimi giorni del 2007 parlando di politica ed economia, di costume e societa', di libri, viaggi e amori. Ho sempre pensato che esiste una nazionalita' trasversale a coloro che viaggiano, ma forse c'e' di piu'. Negli uomini, cosi' come negli uccelli, ci deve essere qualche meccanismo che favorisce la cooperazione e la coesistenza fra i migratori. Lo stormo di Dili si arricchisce, poco prima della mezzanotte, quando arrivano un austriaco, Mike, una coppia di svedesi - Johanna e Mattias - un canadese, Dave, e una taiwanese, Ching. Ludwig svergina un litro di whiskey scozzese al 59 per cento e ci obbliga a scolarlo. Quindi sequestriamo il pick up di Henry, e sotto un diluvio impietoso girovaghiamo per le vie cupe di Dili trovando asilo nella festa di Mario, che viene dalla Guinea Bissau, fa il consulente per il ministero dell'agricoltura e della pesca, e impacchettato nella sua tunica porpora con ricami argentati organizza un party per lavoratori africani.
Quando torniamo fra gli scrosci di pioggia, la guest house e' allagata.