Gia', talmente easy going che nel 1993 la famiglia cui ero stato assegnato per quella vacanza-studio non si presento' in stazione a ritirarmi. Meglio dell'anno precedente, quando m'era toccato l'ubriacone inglese disoccupato che mi faceva morire di fame. Ma a ripensarci bene c'era quasi tutto, in quell'estate di mezza vita fa in Francia. Lo sciopero dei treni, la sistemazione di fortuna in casa dell'ultima coppia rimasta sulla banchina, due notti molto easy going sul tappeto della camera occupata gia' da un austriaco e da un milanese. E quella frequentazione con la tipa di Torino che non andava oltre la confidenza perche' - come mi ripeteva l'amica del cuore - lei era fidanzatissima. Salvo poi riscoprirsi meno fidanzatissima quando si era fatto sotto il moro di Rossano calabro.
E poi il torneuccio di tennis vinto non si sa come, la maglietta-ricordo assegnata in qualita' di "piu' simpatico del gruppo", e soprattutto quella svizzera. Nella parabola di uno disperso in un labirinto di idee non c'e' nulla di piu' automatico di un'infatuazione. Arriva quando la solitudine ha esaurito la sua spinta inerziale, il cuore ha completato l'orbita attorno a se stesso e l'animo ha bisogno di nuove e piu' irraggiungibili ragioni per convivere con la purezza delle sue aspirazioni. E quindi alimenta sogni a costo di produrseli da solo. Riemipimento coatto dei vuoti interiori. Espulsione dell'emotivita' in esubero. Autodifesa attiva e contrattacco puramente teorico.
In piu', da Biarritz, all'inarrivabilita' del desiderio s'era aggiunta quella costante estetica attorno alla sostanza immaginata. La cornice nera illuminata da due laghi celesti. Quando l'istinto chiama tanto spesso lo stesso numero non c'e' casualita': sara' che un tempo ero attratto dal confronto con la terra, ora sento il bisogno del complemento del cielo. E sara' pure il caso che mi schiodi da pagina 61, altrimenti un libro che ne ha 930 mi invecchia fra le mani.
"Siamo arrivati". Appena riaffondo le pupille su Shantaram, la ragazza che siede davanti a me, quella che per tutto il tragitto fra Denpasar e Ubud ha cercato di addomesticare la gonna imbizzarrita dal vento, mi trascina giu' dal bus con una nota transalpina.
"Da dove vieni?" le chiedo.
" Du sud-ouest, des Pays Basques... Tu connais Biarritz?".
I cercatori di onde hanno scoperto le spiagge di Bali trent'anni fa. L'isola a forma di pesce, di sottomarino o di impronta di scarpa da donna, abitata per il 94% da induisti, e' diventata in fretta la Mecca dei surfisti anglosassoni. E da paradiso della tavola, nel giro di un paio di lustri e' assurta al ruolo di frontiera esotica del turismo di massa. La gente del posto e' brillante ma cordiale, con quel foulard in testa pittoresca quanto serve, la storia ha lasciato tracce monumentalmente tangibili, il clima umido e' mitigato dai rilievi dell'interno, la varieta' dei paesaggi in rapporto alla superficie dell'isola e' impressionante. I suoi templi sembrano spuntare dalla vegetazione in uno sfondo di vulcani, risaie e canyon. Nel verde piu' scuro ma a pochi minuti da barriere coralline e coste bianche, lunghe e in qualche caso ancora sufficientemente immacolate. E poi - o meglio, per questo - c'e' un aeroporto internazionale che scarica stranieri da quattro continenti senza neanche pretendere da loro la fatica di uno scalo. "Fino ad oggi conoscevo solo un australiano che non c'era mai venuto - mi dice James di Perth mentre il ferry preso a Giava sta per attraccare nel buio di Gilimanuk - ed ero io". L'atmosfera di Bali e' meno sfacciata dei posti di mare thailandesi, ma l'evoluzione e' similare. Per le strade di Kuta, il centro della vita notturna degli stranieri a torso nudo, ad ogni passo ti senti proporre una cerbottana di Kalimantan grossa come un kalashnikov, un taxi, un cambio in nero, un massaggio, una donna o un allucinogeno, in un climax trasgressivo da liceo classico. E siccome il target di un posto si desume facilmente dalla mercanzia in vendita, non e' un caso che negli stand campeggino adesivi da attaccare su auto e moto australiane con messaggi di gran classe tipo "don't laugh - my other ride is your mother", "suck my cock - vomit", "lick my bucklet crueth", "tongue my ass" (quest'ultima un plagio della precedente) o "unless ur goin 2 lick it - get off my ass".
L'isola che se dormi poco assume addirittura le sembianze di una pistola laser, e' separata da Giava da uno stretto pari a quello di Messina, ma una cultura fortemente diversa e fortemente difesa, una frequentazione piu' eclettica e una fama planetaria ne hanno fatto un piccolo mondo a parte. Dorato ed esplosivo. Quel che Bali rappresenta ha irritato i soliti facili alla furia iconoclasta, che hanno fatto deflagrare due ordigni nel giro di tre anni e hanno mandato al rogo quasi trecento infedeli. Le bombe esplose a Kuta nel 2002 e nel 2005 (senza contare i 14 morti nelle Chiese di Celebes nella notte di Natale del 2000 e gli attentati nella capitale, al Marriott nel 2003 e all'ambasciata Usa nel 2004) hanno raffreddato i rapporti tra Jakarta e Canberra e spinto all'introduzione di misure come il controllo dei documenti e dei bagagli nelle porte di accesso. E anche nei luoghi del divertimento sfrenato hanno lasciato un'aria leggermente appestata dalla normalita' che non intende ritornare, della recessione turistica che sembra irreversibile, e ha lasciato una specie di stele che ricorda gli attentati.
I cercatori di onde hanno scoperto le spiagge di Bali trent'anni fa. L'isola a forma di pesce, di sottomarino o di impronta di scarpa da donna, abitata per il 94% da induisti, e' diventata in fretta la Mecca dei surfisti anglosassoni. E da paradiso della tavola, nel giro di un paio di lustri e' assurta al ruolo di frontiera esotica del turismo di massa. La gente del posto e' brillante ma cordiale, con quel foulard in testa pittoresca quanto serve, la storia ha lasciato tracce monumentalmente tangibili, il clima umido e' mitigato dai rilievi dell'interno, la varieta' dei paesaggi in rapporto alla superficie dell'isola e' impressionante. I suoi templi sembrano spuntare dalla vegetazione in uno sfondo di vulcani, risaie e canyon. Nel verde piu' scuro ma a pochi minuti da barriere coralline e coste bianche, lunghe e in qualche caso ancora sufficientemente immacolate. E poi - o meglio, per questo - c'e' un aeroporto internazionale che scarica stranieri da quattro continenti senza neanche pretendere da loro la fatica di uno scalo. "Fino ad oggi conoscevo solo un australiano che non c'era mai venuto - mi dice James di Perth mentre il ferry preso a Giava sta per attraccare nel buio di Gilimanuk - ed ero io". L'atmosfera di Bali e' meno sfacciata dei posti di mare thailandesi, ma l'evoluzione e' similare. Per le strade di Kuta, il centro della vita notturna degli stranieri a torso nudo, ad ogni passo ti senti proporre una cerbottana di Kalimantan grossa come un kalashnikov, un taxi, un cambio in nero, un massaggio, una donna o un allucinogeno, in un climax trasgressivo da liceo classico. E siccome il target di un posto si desume facilmente dalla mercanzia in vendita, non e' un caso che negli stand campeggino adesivi da attaccare su auto e moto australiane con messaggi di gran classe tipo "don't laugh - my other ride is your mother", "suck my cock - vomit", "lick my bucklet crueth", "tongue my ass" (quest'ultima un plagio della precedente) o "unless ur goin 2 lick it - get off my ass".
L'isola che se dormi poco assume addirittura le sembianze di una pistola laser, e' separata da Giava da uno stretto pari a quello di Messina, ma una cultura fortemente diversa e fortemente difesa, una frequentazione piu' eclettica e una fama planetaria ne hanno fatto un piccolo mondo a parte. Dorato ed esplosivo. Quel che Bali rappresenta ha irritato i soliti facili alla furia iconoclasta, che hanno fatto deflagrare due ordigni nel giro di tre anni e hanno mandato al rogo quasi trecento infedeli. Le bombe esplose a Kuta nel 2002 e nel 2005 (senza contare i 14 morti nelle Chiese di Celebes nella notte di Natale del 2000 e gli attentati nella capitale, al Marriott nel 2003 e all'ambasciata Usa nel 2004) hanno raffreddato i rapporti tra Jakarta e Canberra e spinto all'introduzione di misure come il controllo dei documenti e dei bagagli nelle porte di accesso. E anche nei luoghi del divertimento sfrenato hanno lasciato un'aria leggermente appestata dalla normalita' che non intende ritornare, della recessione turistica che sembra irreversibile, e ha lasciato una specie di stele che ricorda gli attentati.
Invece delle loro vittime.
A Kuta arrivo dopo mezzanotte, spinto da Okil - che di mestiere fa il poliziotto e per hobby insidia le straniere - che mi promettere un documento "segretissimo" sulla conferenza sul clima che il giorno dopo trovo sulle prime pagine di tutti i giornali. Non avendo altri interessi nella zona di Nusa Dua, dove si discute e si protesta, dopo una breve notte proseguo per Ubud, la cittadina dell'interno famosa per essere la culla della cultura balinese. Quando le coste sono state assalite dagli stranieri, e' li' che si sono rintanati gli artisti, attratti dal fresco e da dintorni soavi che istigano alla pittura. Anche se la concentrazione di ateliers, boutiques, gallerie e cafe' e' sproporzionata rispetto al numero degi visitatori, Ubud mantiene uno stile dignitoso, prospero e curato. Forte del buon gusto che ammanta anche le copie delle statue rivestite di muschi, il santuario delle scimmie e l'ultimo cortile della piu' piccola guest house, e' diventata la seconda casa di tanti occidentali. Arrivando nella cittadina conosco Marine di Biarritz, che a Ubud lavora da poco ma ne sa abbastanza da proporsi come Cicerone fra i meandri di un museo annesso ad un resort cosi' di lusso che tre persone sono addette quotidianamente solo alla preparazione delle decine di composizioni floreali quadricrome disposte secondo i punti cardinali su una base fatta di foglie di gelso da offire agli dei assieme ad incensi e biscottini. Marine mi invita anche ad assistere ad una ipnotica rappresentazione teatrale nella quale solo l'unico ospite. Nella danza tradizionale balinese la musica e il corpo procedono a scatti, in un crescendo di pathos vagamente sconvolgente. Gli occhi, i piedi e le mani, tutte le estremita' corporee, si tendono come per percepire ogni piu' sottile vibrazione del mondo, ogni atto e' enfatizzato, i movimenti risultano allucinati, trasmettono l'angoscia dell'esistenza, succhiano positivita' ma rilasciano energie. Ma chiedere al coreografo e al direttore dello spettacolo dettagli sulla filosofia e la concezione della vita e della morte che ne stanno alla base o ragguagli sul rapporto fra lo spazio interiore ed esteriore, non fa che aggiungere un altro ramo all'albero delle domande appese. Senza che nessuno mi abbia ancora spiegato perche' mai davanti al Registan di Samarcanda sulle mattonelle della pavimentazione stradale sono incisi dei palloni da calcio. "Mi sa che ti devi comprare un libro" mi dice Marine, proponendomi di unirmi alla cena che segue lo spettacolo. "Mi piace il modo in cui partecipi attivamente a tutto" mi sento confessare durante l'aperitivo da Futu, il ragazzo che si oscura in biglietteria. Il fatto e' che sono talmente duro di comprendonio che non posso permettermi di essere anche disattento, gli rispondo. Perche' Futu non e' tipo da sorbirsi un trattato sul rapporto fra attenzione, considerazione, rispetto e memoria come Deth a Luang Prabang. E poi perche' gia' la pasta cucinata da Marine e' una colla scotta. Ci manca solo che ce la mangiamo pure fredda.
Ad aprile quelli del National Geographic andranno a Gili Trawangan. Un muscoloso fumatore londinese di nome Will Goodman provera' infatti a battere il suo primato di resistenza sott'acqua proprio nel braccio di mare che separa il piu' grande dei tre diamanti di sabbia a nord-ovest di Lombok dall'isoletta di Meno. Un chilometro nel quale spesso le correnti sono state piu' forti della stupidita' umana. Laggiu' Will trascorrera' quattro giorni interi. Ometto di chiedergli se il suo e' un nome d'arte - nel qual caso pecca di originalita' - e i dettagli delle eventuali evacuazioni solide. Ma lo riempio di domande sull'alimentazione, sulle conseguenze per l'organismo e sulla preparazione fisica e mentale. Cosa si fa da soli sott'acqua per quattro giorni di seguito? Ci si annulla, ci si concentra esclusivamente sull'obiettivo o si ripassa tutta la propria esistenza? "Si legge", mi dice. Non si finisce mai di imparare.
Sulle tre isolette di Gili mancano completamente i cani, l'acqua dolce e i poliziotti. Ne consegue che anche la sensazione di massimo pulito sia intaccata da una polvere di sale, che ci siano talmente tanti gatti da spingere i locali a periodiche sterilizzazioni e deportazioni e che la specialita' di Air, Meno e Trawangan siano i magic mushrooms. "Davvero non li hai mai provati? - mi chiede Chakdi - il piu' spiritato fra i ragazzi del diving center che mi adotta in virtu' delle mie valleitarie reminiscenze pallavolistiche. A Gili ce ne sono di due tipi: quelli che crescono sullo sterco di vacca e quelli che nascono sulla merda si cavallo. Questi ultimi sono altamente pericolosi per il loro impatto sul sistema nervoso, ma anche i primi non fanno esattamente bene. Entrambi si vendono sottoforma di frullati o di omelettes a meno di 4 euro. Per qualche minuto producono un'intensa sensazione di vomito impellente, superata la quale la scatola cranica sembra dilatarsi (o il cervello rimpicciolirsi, fluttuando al suo interno) ed ospitare immagini distorte, assurde e variopinte, cui segue uno stato di euforia e ipercinesi, di irrefrenabile ilarita'. Chakdi, come Bakri, Nash e la maggior parte dei ragazzi che si obbligano a mettere la testa a posto quando mettono su famiglia, ha fatto i primi soldi proprio grazie al giro di affari delle droghe rifilate ai turisti. Secondo una leggenda metropolitana, a Trawangan le piante delle cannabaceae vengono coltivate sulla chioma delle palme. Gli dico che per andare fuori di testa e poi sganasciarmi dalle risate mi basta leggere il giornale. Nonostante l'atteggiamento da bravo guaglione e un fondo cassa a secco, la storia del mio overland deve comunque conferirmi un'aria da avventuriero sufficientemente sbandato. O in fuga, o disilluso, o aperto. Perche' la sera in cui festeggiamo la fine della vacanzina, Erwin, il dive master, mi propone di trasferirmi li' e di entrare nel business del turismo. Di mettermi in affari con lui. "Qui ci sono prospettive di guadagno - mi dice - e una vita serena. E se poi vuoi scommettere anche di piu', io sto aprendo un centro immersioni in un'isoletta ad est di Lombok dove in passato sono venuti in elicottero fra gli altri Bill Gates e la principessa Diana". Gli rispondo che per gli affari non c'ho ne' fiuto, ne' testa ne' portafogli. Ma che in mancanza di altro potrei pure valutare. Sul molo dal quale l'indomani saluto Trawangan trovo Orry, un giovane professore di matematica che per per tre giorni e' stato mio vicino di stanza e compagno di cene. Una fusione splendidamente imperfetta di discrezione cinese e simpatia indonesiana. Quando la nazionalita' e' solo un fatto di passaporto. "Pure stanotte hai dormito giusto qualche ora - mi apostrofa come se leggesse uno scontrino - Da quando sei arrivato ti ho visto parlare con decine di persone di politica e sport, musica, economia e droghe, fare il periplo dell'isola sotto il sole, e poi fare snorkelling, scrivere, scattare foto, scherzare con una serie di sconosciuti, giocare quasi due ore al giorno a beach volley e poi uscire ogni sera coi tuoi amici fino a tardi. Sono quasi 6 mesi che fai questa vita e adesso vai fino a Flores in bus.... Mi spieghi dove le trovi, queste energie?". Questa e' facile, caro Orry. "Si chiamano attivita' di sostituzione. In pratica e' tutta libido inespressa".
A Kuta arrivo dopo mezzanotte, spinto da Okil - che di mestiere fa il poliziotto e per hobby insidia le straniere - che mi promettere un documento "segretissimo" sulla conferenza sul clima che il giorno dopo trovo sulle prime pagine di tutti i giornali. Non avendo altri interessi nella zona di Nusa Dua, dove si discute e si protesta, dopo una breve notte proseguo per Ubud, la cittadina dell'interno famosa per essere la culla della cultura balinese. Quando le coste sono state assalite dagli stranieri, e' li' che si sono rintanati gli artisti, attratti dal fresco e da dintorni soavi che istigano alla pittura. Anche se la concentrazione di ateliers, boutiques, gallerie e cafe' e' sproporzionata rispetto al numero degi visitatori, Ubud mantiene uno stile dignitoso, prospero e curato. Forte del buon gusto che ammanta anche le copie delle statue rivestite di muschi, il santuario delle scimmie e l'ultimo cortile della piu' piccola guest house, e' diventata la seconda casa di tanti occidentali. Arrivando nella cittadina conosco Marine di Biarritz, che a Ubud lavora da poco ma ne sa abbastanza da proporsi come Cicerone fra i meandri di un museo annesso ad un resort cosi' di lusso che tre persone sono addette quotidianamente solo alla preparazione delle decine di composizioni floreali quadricrome disposte secondo i punti cardinali su una base fatta di foglie di gelso da offire agli dei assieme ad incensi e biscottini. Marine mi invita anche ad assistere ad una ipnotica rappresentazione teatrale nella quale solo l'unico ospite. Nella danza tradizionale balinese la musica e il corpo procedono a scatti, in un crescendo di pathos vagamente sconvolgente. Gli occhi, i piedi e le mani, tutte le estremita' corporee, si tendono come per percepire ogni piu' sottile vibrazione del mondo, ogni atto e' enfatizzato, i movimenti risultano allucinati, trasmettono l'angoscia dell'esistenza, succhiano positivita' ma rilasciano energie. Ma chiedere al coreografo e al direttore dello spettacolo dettagli sulla filosofia e la concezione della vita e della morte che ne stanno alla base o ragguagli sul rapporto fra lo spazio interiore ed esteriore, non fa che aggiungere un altro ramo all'albero delle domande appese. Senza che nessuno mi abbia ancora spiegato perche' mai davanti al Registan di Samarcanda sulle mattonelle della pavimentazione stradale sono incisi dei palloni da calcio. "Mi sa che ti devi comprare un libro" mi dice Marine, proponendomi di unirmi alla cena che segue lo spettacolo. "Mi piace il modo in cui partecipi attivamente a tutto" mi sento confessare durante l'aperitivo da Futu, il ragazzo che si oscura in biglietteria. Il fatto e' che sono talmente duro di comprendonio che non posso permettermi di essere anche disattento, gli rispondo. Perche' Futu non e' tipo da sorbirsi un trattato sul rapporto fra attenzione, considerazione, rispetto e memoria come Deth a Luang Prabang. E poi perche' gia' la pasta cucinata da Marine e' una colla scotta. Ci manca solo che ce la mangiamo pure fredda.
Ad aprile quelli del National Geographic andranno a Gili Trawangan. Un muscoloso fumatore londinese di nome Will Goodman provera' infatti a battere il suo primato di resistenza sott'acqua proprio nel braccio di mare che separa il piu' grande dei tre diamanti di sabbia a nord-ovest di Lombok dall'isoletta di Meno. Un chilometro nel quale spesso le correnti sono state piu' forti della stupidita' umana. Laggiu' Will trascorrera' quattro giorni interi. Ometto di chiedergli se il suo e' un nome d'arte - nel qual caso pecca di originalita' - e i dettagli delle eventuali evacuazioni solide. Ma lo riempio di domande sull'alimentazione, sulle conseguenze per l'organismo e sulla preparazione fisica e mentale. Cosa si fa da soli sott'acqua per quattro giorni di seguito? Ci si annulla, ci si concentra esclusivamente sull'obiettivo o si ripassa tutta la propria esistenza? "Si legge", mi dice. Non si finisce mai di imparare.
Sulle tre isolette di Gili mancano completamente i cani, l'acqua dolce e i poliziotti. Ne consegue che anche la sensazione di massimo pulito sia intaccata da una polvere di sale, che ci siano talmente tanti gatti da spingere i locali a periodiche sterilizzazioni e deportazioni e che la specialita' di Air, Meno e Trawangan siano i magic mushrooms. "Davvero non li hai mai provati? - mi chiede Chakdi - il piu' spiritato fra i ragazzi del diving center che mi adotta in virtu' delle mie valleitarie reminiscenze pallavolistiche. A Gili ce ne sono di due tipi: quelli che crescono sullo sterco di vacca e quelli che nascono sulla merda si cavallo. Questi ultimi sono altamente pericolosi per il loro impatto sul sistema nervoso, ma anche i primi non fanno esattamente bene. Entrambi si vendono sottoforma di frullati o di omelettes a meno di 4 euro. Per qualche minuto producono un'intensa sensazione di vomito impellente, superata la quale la scatola cranica sembra dilatarsi (o il cervello rimpicciolirsi, fluttuando al suo interno) ed ospitare immagini distorte, assurde e variopinte, cui segue uno stato di euforia e ipercinesi, di irrefrenabile ilarita'. Chakdi, come Bakri, Nash e la maggior parte dei ragazzi che si obbligano a mettere la testa a posto quando mettono su famiglia, ha fatto i primi soldi proprio grazie al giro di affari delle droghe rifilate ai turisti. Secondo una leggenda metropolitana, a Trawangan le piante delle cannabaceae vengono coltivate sulla chioma delle palme. Gli dico che per andare fuori di testa e poi sganasciarmi dalle risate mi basta leggere il giornale. Nonostante l'atteggiamento da bravo guaglione e un fondo cassa a secco, la storia del mio overland deve comunque conferirmi un'aria da avventuriero sufficientemente sbandato. O in fuga, o disilluso, o aperto. Perche' la sera in cui festeggiamo la fine della vacanzina, Erwin, il dive master, mi propone di trasferirmi li' e di entrare nel business del turismo. Di mettermi in affari con lui. "Qui ci sono prospettive di guadagno - mi dice - e una vita serena. E se poi vuoi scommettere anche di piu', io sto aprendo un centro immersioni in un'isoletta ad est di Lombok dove in passato sono venuti in elicottero fra gli altri Bill Gates e la principessa Diana". Gli rispondo che per gli affari non c'ho ne' fiuto, ne' testa ne' portafogli. Ma che in mancanza di altro potrei pure valutare. Sul molo dal quale l'indomani saluto Trawangan trovo Orry, un giovane professore di matematica che per per tre giorni e' stato mio vicino di stanza e compagno di cene. Una fusione splendidamente imperfetta di discrezione cinese e simpatia indonesiana. Quando la nazionalita' e' solo un fatto di passaporto. "Pure stanotte hai dormito giusto qualche ora - mi apostrofa come se leggesse uno scontrino - Da quando sei arrivato ti ho visto parlare con decine di persone di politica e sport, musica, economia e droghe, fare il periplo dell'isola sotto il sole, e poi fare snorkelling, scrivere, scattare foto, scherzare con una serie di sconosciuti, giocare quasi due ore al giorno a beach volley e poi uscire ogni sera coi tuoi amici fino a tardi. Sono quasi 6 mesi che fai questa vita e adesso vai fino a Flores in bus.... Mi spieghi dove le trovi, queste energie?". Questa e' facile, caro Orry. "Si chiamano attivita' di sostituzione. In pratica e' tutta libido inespressa".
29 commenti:
in sintesi: sconosciuta la pipa, lì se fumano le palme dalla base...?
Pensavo fosse famosa perchè c'è stata la mia bambina.
quindi ci tranquillizzi tutti sul fatto che hai schivato il terremoto in indonesia nord...
qui si sta smobilitando il cantiere- il tuo aiuto come al solito è determinante per farci perdere l'orientamento nell'ala est della casa- ma tant'è, è comunque bello sapere che non stai facendo cose noiose
Anche i nonni ci si mettono: decidono di fare i grandi lavori e vorrebbero anche una mano di aiuto!!! Guarda caso l'unico masculo della casa si trova all'altro capo dello spiedo che da via caulonia passa per il centro della terra.
Sicuramente per maggio/giugno il castello sarà pronto quindi PUOI TONNARE.
Ti vedo bene a spupazzarti i nipoti...Mattia è un armadio a 4 ante,rigido e legnoso,Carolina ti accogliera' con un bel frigno ("E chi è chistuu??),Andrea ti guardera' storto col suo faccino da impunito e fara' lo splendido per un po'...
Gia' rido..
Filippo non fare lo spiritoso, sono 30 anni che mi chiami nonna a sottolineare che sono vecchietta ed il tuo amico viaggiatore non perde occasione per metterci il carico da 11. Quindi deve ringraziare Iddio che i 2 vecchietti (di più lui che lei)hanno smontato e rimontato senza di lui. Del resto se stava a casa non cambiava molto, anzi rompeva pure.................
Bus.c.i.arda ... compatibilmente con i suoi orari/impegni/incarichi e quant'altro, avrebbe sicuramente dato il suo contributo (nel tempo rimanente) portando a spasso l'unico della famiglia che veramente lo capisce: LUPIN.
Sei sempre la mia nonna preferita.
Se non ricordo male non sei in grado di arrampicarti sugli alberi....
Un saluto da chi ti segue sempre
ciao ciao
Fra fra
Dario, mi arrendo e confesso: la prima puntata di Ruote&Reti è stata trasmessa venerdì 7 ottobre 2005 alle 23, e prevedeva la presenza come ospiti di Danilo Di Luca e di Marco Grassi. Giusto?
Di più nin zò...anzi, mi pare che avete cominciato in ritardo quella sera!
Però moh ricordare di più è veramente difficile, quindi non fare altre domande...
Aggiungo solo che quella sera hai fatto almeno 2 ascoltatori: io e la mia ragazza...che nonostante tutto è ancora con me! ;-)
Ingegnere
Ah dimenticavo: LE SOOOO...TUTTE!
Ingegnere
Scusate se riprendo l'argomento Barusso...
Barusso il nuovo Desailly???
A me me pare che c'ha i piedi più fucilati del primo Tommasi.
Se lo mettono a palleggià contro un muro pe 10 anni (come dicevano nel post precedente), FORSE, e dico FORSE, migliora...
...il muro...
Ciao
Bella pe la cena
Riccardo,
non sono d'accordo con te...continuo a ribadire che secondo me, essendo molto irruento e fisicamente imbarazzante per la sua fisicità, Barusso ha ampissimi margini di miglioramento. A Roma siamo abituati a bocciare o a fare degli Eroi senza un briciolo di equilibrio. Ricordate ad esempio: Voeller (fischiato il primo anno), "Ciccio" Desideri e Di Mauro (che alcuni volevano giocatori migliori di Beppe Giannini), Mexes, Perrotta, Tommasi (da te citato), e potrei continuare all'infinito. Continuo a dire che uno con i piedi fucilati quel tiro uscito di un niente non lo fa mai nella vita...
Speriamo, essendo tifosi della Maggica, che a "sbagliare" sei tu...;-))
Ingegnere
Caro Dario il buon AA è diventato papà....
Complimenti alla memoria dell'Ingegnere!! Ancora con Barusso rega'....vedremo come andra` sto ragazzo, magari domani gioca in Coppa Italia e ci facciamo un'idea piu` precisa. Dario, dov'e` che stai? Non ho capito bene...:-) Comunque, se non lo sapessi, domenica altro squallido e inutile pareggio 0a0 a Torino col Toro indemoniato, non si sa i gol che si sono mangiati. Noi ci siamo ripresi l'ultimo quarto d'ora, ma era tardi. Inter a +7, campionato archiviato.
Qui invece c'e` il solito casino prenatalizio, con la corsa all'ultimo regalo...traffico ancora piu` del solito, prezzi alti...solite cose. Ma almeno quest'anno il 21 e` l'ultimo giorno di lavoro, poi rientro il 7 gennaio, mi sembra di stare a scuola:-)
Ci dai altre notizie piu` precise?
baci baci!!!
p.s.complimenti a bobo (sei stato tu?) per la nuova finestra di google...'sto blog sta diventando sempre piu` bello.
Chiara Z.
Dimenticavo..stamattina ho sentito alla radio che Angeloni e` diventato papa`!!!
Chiara Z.
Ciao Darietto,
mi pare di capire che BaRi sia passata - ma aspetto rapporti un po' piu' dettagliati!
Stamattina e' ripartita... Stella! Week end di gelo e lunghe chiacchierate (in italiano) tra lei e Denise, ormai sempre piu' proiettata verso lo stivale. Chissa', magari a maggio ti viene a prendere alla stazione Tiburtina ; )
Il 20 parto per Roma, ma sara' un altro tuffetto al cuore - magari mi invento un'altra scusa per andare a via Caulonia..
Un abbraccio .a
come al solito sembrano tutti impazziti, come se non avessero mangiato per 365 giorni e, finalmente, fosse giunta l'ora del ristoro- i governanti:uno LUI dice che Calciopoli è stata tutta una montatura e che pure a LUI hanno sottratti 4 o 5 scudetti- quell'altro pare DON ABBONDIO con le manucce sempre conserte e con un sorriso ebete che, a mio avviso non è finto, è proprio così! Evidentemente abbiamo ciò che ci meritiamo, ma cavolo!!!!!! un po' di pietas- senti me non tornare se non come turista, poi scappa da questo posto che non è più nè un paese, nè, tanto meno, una patria, ce l'hanno ridotta a brandelli, ma tra i brandelli luccicano i loro ori alla faccia nostra. Vai figlio, non ti piegare, tieni la testa alta perchè tu non sei come loro ed io sono fiera di avere messo al mondo un tesoro di figlio e, con ciò ho esaurito tutti i complimenti di cui sono capace
Ah, però...
e se sto famoso libro di satira politico-sportiva lo facessi co' tua madre Dariù?
Dimenticavo di dirti che l'Angeloni jr si chiama Filippo e grazie a Dio assomiglia a Laura....
PS: Complimenti alla mamma per la lucidità
oggi è san Dario, buon onomastico, figlio.
A Bobo vorrei dire che, mai, sarei in grado di scrivere qualcosa con mio figlio; sai non ne avrei, a suo dire, le capacità. Però qualche spunto può venire da chiunque: è talmente evidente la situazione vergognosa in cui ci troviamo da più di 10 anni!!!!!!!!
SCUSATE!!! Mi risultano 5 giorni di silenzio.
Qualcuno ha notizie del nostro TARZAN o allertiamo la protezione civile, Rambo e Maga Magoo per iniziare le ricerche?
Se la caverà anche stavolta come sempre: sarà occupato tra una escursione, un partita a golf e un attraversamento di un campo minato.
P.S.: ma in caso di rapimento che si fa? cominciamo a raccogliere fondi per il pagamento del riscatto?
Secondo me al ricordo di Ruote&Reti non ha resistito...ma Maga Magoo me sembra troppo!
Ingegnere
Fulippo sei matto?!!!!!!!!!!!!!! Sarà stata una disgrazia!!!!!!!!!
Pochi giorni or sono diceva "SONO 5 MESI E 4 GIORNI AVETE UNA MIA FOTO RECENTE?" EVENTUALMENTE NE USEREMMO QUALCUNA DEI TEMPI DEI SUOI MASSIMI SPLENDORI IN QUEL DI kamarina
secondo me si è dato al beach volley ad oltranza…del resto è 5 mesi e una manciata di giorni che vive in estate.
Per cosa sta NTB?
Sarà che un tempo ero attratta perentoriamente dal confronto con il cielo, ora sento il bisogno del complemento del calore e della vitalità della terra, perciò direi che, se ho ben capito di cosa si sta parlando, ci sono cieli e cieli: c'è il cielo che si costruisce per riempire i vuoti e di solito risulta più vuoto del vuoto che si sfugge e ha un colore artificioso e insipido (il blu dello schermo di un pc); c'è il cielo che inaspettatamente apre orizzonti possibili e che sorprendentemente ha un colore e un gusto concreto e cangiante come quello della terra (il blu del mare irlandese, a volte pacifico a volte in burrasca). C'è quella canzone di Guccini che parla della ragazza dell'autogrill che in effetti coinvolge con lo struggimento dei desideri proiettivi ma che lascia un po' con la bocca asciutta chi desidera relazioni sostanziose.
Ma una bella canna?
Zichi', un tiretto per non fare il bigotto e far contenti Chakdi e Bakri ti basta come rivelazione? ;)
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